San Marino. Matteo Ciacci spara sul Natale delle Meraviglie. Ma sbaglia la comunicazione … di Alberto Forcellini

Nella sua frenesia quotidiana di uscire pubblicamente con un comunicato, il segretario di Libera Matteo Ciacci, arriva al punto di non farsi scrupoli a sparare sul Natale, una delle festività più sentite in tutto il mondo (cs Le perplessità di Libera sul Natale, 9 dicembre). E allora critica il governo per aver speso, per il Natale delle meraviglie, soldi che avrebbe fatto meglio a dare in aiuto agli operatori economici, che si mette in urto con i Comuni vicini e ci lascerà chiusi per le festività. Quindi, nel momento di massimo spostamento dei turisti, non ci sarà nessuno, perché i rapporti con l’Italia sono calati a zero.

Ci permettiamo di dire che Matteo Ciacci ha fatto una gran confusione e forse non ha letto per niente i giornali. Quest’anno l’epidemia ci ha rubato i riti: dal Natale allo sci, le feste, il calcetto, il pranzo dai nonni. Tutti gli appuntamenti sospesi, o modificati dal Covid, perfino Gesù Bambino dovrà nascere un po’ prima. E proprio la mancanza dei luoghi da attraversare, dei viaggi per tornare a casa o per andare in vacanza, ci permette di capire che non possiamo fare a meno di tutte quelle cose che prima erano “naturali” tanto da divenire quasi “banali”.

“Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. In piena emergenza Covid, quello che per una vita è stato l’assioma legato alle feste natalizie assume oggi, alla loro vigilia, un contorno incerto. Anche gli spot pubblicitari natalizi ritraggono una “new humanity”, fatta di meno abbracci, niente baci e pochissime tavolate imbandite. Tutto questo, secondo Ciacci è colpa del governo di San Marino della sua scarsa lungimiranza, dei suoi manchevoli rapporti con l’Italia. Non si è accorto che siamo tutti nella stessa barca: sammarinesi, italiani, europei. Gli svizzeri addirittura chiudono le vie ferroviarie a chi viene dall’Italia.

È stato detto più volte e a più voci, che non è giusto che il costo della pandemia sia scaricato sulle spalle dei più esposti. E tuttavia, questa vicenda suggerisce molto di più circa la natura più profonda della nostra società. In questi mesi si è ripetutamente detto che la pandemia è un rivelatore che ci permette di capire meglio quello che siamo. E in effetti, proprio il dibattito sul Natale conferma un tale effetto. Forse prima era più difficile accorgercene.
In questi mesi abbiamo anche visto che il nostro modello di vita non ammette nessun “altrove”: né spaziale (il mondo interconnesso è stato investito in pochi mesi dal virus, senza possibilità di scampo) né temporale (non c’è più un momento esterno al circuito economico).

Ma il Natale esplora soprattutto la dimensione del sogno e dei desideri, della pace e della speranza. Non della critica politica a tutti i costi. Dal punto di vista della comunicazione, Ciacci questa volta ha proprio sbagliato. E poi, figuriamoci cosa avrebbe detto se il governo non avesse fatto nulla, se non avesse acceso le luci e creato piccole occasioni di divertimento per grandi e piccini, se non avesse creato l’interesse per un giro Città, facendo lavorare almeno un po’ ristoranti e negozi. Non osiamo pensarlo…

a/f