“Gli edifici non sono intelligenti, sono progettati intelligentemente”.
Gae Aulenti.
Chi ha un ruolo istituzionale deve impegnarsi per una idea collettiva, solo così si trovano nuove strade e non si perde l’appuntamento con il futuro. E l’architettura rappresenta una spedizione in cerca di quel futuro. Essa è prima di tutto un’avventura, è una questione di spazi e di linee, di panorami e prospettive. Di confini da spostare e mappe da riscrivere. Con l’architettura del resto si restituisce l’anima ad un luogo che in questo modo diventa immortale. Se ciò è possibile è anche e soprattutto grazie alla committenza che investe risorse nella realizzazione di un progetto destinato alla collettività. Si dice che il denaro rappresenti un ponte tra il presente e il futuro perché consente di scambiare il lavoro di oggi con generico potere d’acquisto di domani. Per una committenza illuminata la costruzione di un edificio prestigioso e potenzialmente in grado di aumentare il volume d’affari delle tante attività del luogo nel quale sorge è come un enorme gruzzolo investito sull’avvenire.
Per questo si è deciso ad esempio di portare avanti il progetto di Gualdicciolo che inaugureremo a settembre.
Esso non nasce come imposizione dall’alto ma la sua architettura riconosce i propri semi nel territorio. Abbiamo ascoltato la gente non per persuaderla ma per realizzare un progetto migliore, più ricco. E’ vero che non sono mancate le polemiche: c’è stato anche chi si è dichiarato contrario, c’è stata scarsa lungimiranza nel comprendere che lo stabile di Gualdicciolo è un bene progettato come forma di aiuto per permettere al Paese di uscire dal torpore economico.
Lucio Dalla aveva ragione quando diceva che non bisogna essere dei monoliti nei confronti del futuro perché altrimenti anche con le caratteristiche vincenti che oggi ci contraddistinguono abbiamo perso: “dobbiamo essere uomini, anime, elementi in mutazione anche noi, con i tempi in cui viviamo”. Inutile dunque dar peso alle polemiche e lasciare come troppe volte è accaduto che elogi e biasimi facessero precipitare a fondo o tornare a galla un progetto: serve visione e serve il coraggio di portare avanti le idee e tramutarle in realtà. Mi piace, a pochi giorni dalla sua scomparsa, citare Ettore Bernabei che in un lunga intervista di qualche anno fa parlò della trappola del giustizialismo che fece desistere la democrazia cristiana dal portare avanti un progetto che per il Belpaese aveva significato rinascita e lavoro per tutti, decretando la fine del sistema Italia. Come Bernabei poi, pur consapevole del molto lavoro da fare, sono ottimista riguardo al futuro, occorrerà solo che ciascuno faccia bene il proprio lavoro e che piuttosto che cercare di affossare i progetti altrui ne metta in piedi altri per completare il rilancio del Paese. A Gualdicciolo ad esempio male non farebbe che dopo l’inaugurazione di uno stabile all’avanguardia come quello fatto costruire da Asset Banca ci fosse qualcuno pronto a scommettere sulla costruzione di un hotel. Il nuovo stabile di Gualdicciolo garantirà l’afflusso di persone che consumeranno sul territorio che è esattamente ciò di cui ha bisogno San Marino: far arrivare gente per aumentare il Pil. Il privato ha la forza delle piccole grandi cose e senza aspettare la mano pubblica è ora che, nel frattempo, si arrangi a mettere un mattoncino sull’altro per aiutare questa Repubblica.
Stefano Ercolani, Presidente di Asset Banca
La Tribuna.sm