San Marino. Maxi processo Conto Mazzini. Le escussioni testimoniali degli ex vertici di Banca Centrale

Banca centrale, Valentini, Clarizia e GianniniGiornata di testimoni eccellenti quella di oggi al Processo Mazzini Nella mattinata sono stati sentiti gli ex vertici di Banca Centrale 

Il primo a rispondere alle domande delle parti è stato Andrea Vivoli, ex capo della Vigilanza di Banca Centrale il quale ha riferito, in particolare, sul ruolo di intermediazione avuto da Claudio Podeschi e Fiorenzo Stolfi su possibili investimenti da parte di imprenditori russi interessati a subentrare nelle licenze di Eurocommercialbank e Di Banca Commerciale Sammarinese.

All’epoca delle trattative con i russi Podeschi fece da intermediario e manifestò ai vertici di Banca Centrale l’interessamento che era visto con particolare interesse da Banca Centrale anche per via della sistematica carenza di liquidità in cui versava il sistema bancario sammarinese perchè da poco si era concluso lo scudo italiano.  

Rispetto alla liceità dell’operazione Vivoli ha confermato come fosse assolutamente lecito e legittimo in base alla normativa bancaria consentire il subentro di un nuovo soggetto nelle due licenze attive ma non più operative. L’operazione ovviamente finì per abortire nel momento in cui Claudio Podeschi venne sottoposto ad arresto nel giugno del 2014.

La stessa versione dei fatti è stata ribadita anche dall’ex Direttore di BCSM Mario Giannini che ha confermato la liceità dell’operazione prospettata ed il ruolo di intermediario ricoperto da Podeschi per l’acquisizione delle quote ECB da parte dei soggetti russi, i quali avevano già incaricato per la gestione della trattativa lo studio legale di Matteo Mularoni. La parte venditrice era la famiglia Gerani.

A questi testimoni è stato anche chiesto conto della “vicenda Matrai” e del ruolo ricoperto dall’allora Segretario alle Finanze Claudio Felici. Vicenda per la quale, peraltro, i due sono già stati sottoposti a Giudizio di primo Grado dal Tribunale di San Marino.

Il Presidente di Banca Centrale dell’epoca, Renato Clarizia, ha affermato di non aver avuto un ruolo nelle trattative intercorse che non lo avevano personalmente interessato ma comunque di essere a conoscere dell’esistenza dell’interesse di investitori esteri per l’acquisizione delle due banche sammarinesi.