San Marino. Maxi-Processo Conto Mazzini. Le testimonianze vanno sempre di più a favore di Podeschi. Pagliai: esiti delle indagini a noi favorevoli non presenti nei fascicoli.

PagliaiNESSUN RICICLAGGIO SULLE SOMME PROVENIENTI DALLA BLACK SEA PEARL. Il teste Berger ribadisce l’intervenuta archiviazione svizzera ed esclude qualsiasi provenienza criminosa delle somme movimentate.

Ieri mattina è stato sentito il dott. Werner Berger, consulente della banca svizzera presso la quale aveva aperto il conto la società Black Sea Pearl che ha bonificato la somma pari a 2.500.000 euro alla società Clabi, riferibile a Claudio Podeschi e Biljana Baruca. La testimonianza si è concentrata sulla provenienza criminosa di quei soldi. Werner Berger ha affermato di essere stato il consulente di una serie di società riferibili ad investitori asiatici facenti capo a Paul Phua, tra i quali la Black Sea Pearl. Ha confermato che sulla provenienza di quei soldi aveva specifici obblighi antiriciclaggio sia lui stesso, sia la Banca presso la quale pendeva il conto in base alla legislazione svizzera che lo stesso ha definito una fra le più severe a livello internazionale. Non solo: a causa di una movimentazione proveniente da un money transfer vietnamita – che tuttavia non aveva riguardato la società Black Sea Pearl ma un’altra società con un conto aperto presso un’altra banca – era anche stato aperto un procedimento penale per sospetto riciclaggio. Nessun sequestro di somme, inoltre, riguardò i conti della Black Sea Pearl. Procedimento che, come ha più volte ribadito la difesa di Podeschi nei mesi addietro, era stato archiviato già l’ 11 di febbraio del 2014, ossia 4 mesi prima che Podeschi e Baruca venissero arrestati. Berger ha escluso qualsiasi provenienza criminosa di quei denari ed ha affermato che anche sul bonifico ricevuto dalla Clabi furono compiuti tutti gli accertamenti richiesti dalla legge svizzera e che il bonifico su San Marino riguardava prospettati investimenti immobiliari. Nessuna correlazione, inoltre, tra la Black Sea Pearl e l’associazione “vanangel Connection” così come prospettato dall’accusa nelle prime fasi dell’indagine.   

E’ stata poi la volta di Andrea Della Balda, patron di San Marino telecom, il quale ha raccontato di aver ricevuto la licenza ad operare nel maggio del 2005. Successivamente, per il tramite di Roberti, conobbe, unitamente a Silva ed all’imprenditore sammarinese De Magalhaes (sentito alcune udienze fa), Simon Murray con il quale entrò in partnership. Murray corrispose a Della Balda, a titolo di pagamento per il lavoro svolto, un libretto al portatore con versati sopra 500.000 euro. All’epoca, ha precisato, i libretti al portatore erano assolutamente leciti e quindi, per quanto anomalo, quel versamento non gli destò particolare allarme. L’accusa sostiene che Murray abbia versato una cifra pari a 4 milioni di euro a titolo di tangente e di successivo riciclaggio. Il testimone ha tuttavia confermato che Murray aveva anche interesse ad investimenti bancari ed immobiliari in San Marino. Versione in linea con quanto sostenuto da De Magalhaes nelle scorse settimane. Si vedrà comunque oggi cosa dirà Murray al riguardo.

E’ stato poi il turno di Maurizio Faraone, comandante della Gendarmeria ed all’epoca dei fatti responsabile dell’Interpol, citato dalla difesa Podeschi per riferire in ordine ai presunti legami tra la Black Sea Pearl e presunte associazioni a delinquere internazionali sulle quali avrebbero indagato i servizi segreti britannici e l’FBI. Il Commissario della Legge Inquirente nel 2012 gli richiese di attivarsi per ottenere maggiori informazioni. Informazioni che vennero richieste sia all’Interpol statunitense che a quello britannico. Mentre l’autorità britannica non ha mai risposto gli Stati Uniti risposero per il tramite dell’FBI chiarendo già nel 2012 e nel 2013 come non vi fosse alcun riscontro di elementi di reità nè nei confronti di Black Sea Pearl nè nei confronti di Podeschi e Baruca. Peccato che, come sottolineato dalla difesa, di questi esiti favorevoli per gli imputati non vi sia traccia a fascicolo. “Riferii a voce al dott. Morsiani” “ma come a voce?” ha chiesto l’avv. Pagliai. “Si gli parlai a voce ma nonostante fosse l’uso quello di redarre una relazione sulle attività espletate da consegnare al magistrato in questo caso non ho redatto alcunchè, me ne assumo la responsabilità”. La difesa ha richiesto di acquisire queste informative dell’FBI che secondo l’avv. Pagliai avrebbero smontato ogni suggestione sui legami tra Podeschi e associazioni criminali internazionali. “Troviamo scandaloso che gli esiti negativi delle indagini svolte nei confronti dei nostri assistiti non fossero presenti nel fascicolo, non si sono voluti vedere e soprattutto non si sono mostrati alla difesa atti di indagine assolutamente determinanti ai fini di dimostrare l’innocenza di Podeschi e Baruca. Rifletteremo sui prossimi passi da fare a riguardo ma siamo francamente allibiti da questo modo di fare indagini”.