San Marino. Maxi-Processo Conto Mazzini. Sentiti Paolo De Biagi, Lucio Amati, Marino Gasperoni e Roberto Ragini

 

Mattina densa di testimoni molti interessanti quella odierna per il Maxi-processo Conto Mazzini.

Sono stati sentiti in ordine l’agente immobiliare Paolo De Biagi, l’imprenditore-banchiere Lucio Amati, l’imprenditore edile Marino Gasperoni e l’ingegnere Roberto Ragini (Antao Studio).

Il primo a deporre in qualità di testimone è stato l’agente immobiliare Paolo De Biagi (Casa Immobiliare) il quale ha ben fotografato quella che era la San Marino nei primi anni 2000 e di come si conducevano gli affari. Ha suscitato clamore ed interesse in aula quando ha parlato di un vero e proprio tariffario tra privati per la vendita delle società e delle finanziarie. Cose, comunque, già dette anche sui giornali ed in special modo nel nostro portale.

Si è presentato in qualità di testimone, dopo la sua archiviazione sempre in questo procedimento, dopo diversi mesi di silenzio mediatico anche l’imprenditore-banchiere Lucio Amati. Il Dott. Amati si è soffermato soprattutto su quanto è accaduto sul settore bancario-finanziario nei primi anni 2000. Ha parlato, rispondendo alle domande sia del giudice Felici che dei vari difensori, soprattutto sulla sua richiesta di una banca all’ispettorato di vigilanza e di come questa domanda fosse stata respinta. A comunicargli tale notizia furono, cosa strana sia per Amati che per i presenti nell’aula, i Segretari di Stato Gatti e Stolfi i quali, anche se potentissimi allora, non avevano incarichi alla Segreteria Finanze. Gli avrebbero detto – stante alla dichiarazione di Amati – che doveva avere pazienza e che purtroppo era arrivato tardi in quanto le licenze per le banche erano già state assegnate.

A lui non rimaneva altro che comprarla sul mercato; cosa che fece! Spese oltre 4 milioni di euro (4.050.000) ricorrendo anche al credito concesso da Banca Agricola: ”ero molto amico di Fabbri, il quale mi aiutò a recuperare tale ingente somma’‘, ci ha detto questa mattina. Comprò il 60% di Nuova Banca Privata che poi divenne CREDITO INDUSTRIALE ed intestò tali quote a suo figlio Mario, anche lui oggi chiamato a testimoniare ma assente in quanto ammalato. L’altro 10% era stato comprato dalla GIMA (Moretti-Ragini e Gasperoni) ed il restante 30% faceva capo alla finanziaria sammarinese 301 che aveva sede a Borgo Maggiore al Centro G.

Dopo pochi mesi il figlio di Lucio Amati, Mario, convince il padre a vendere il 20% (in realtà è il 24% ndr) della Nuova Banca Privata che ora si chiama CREDITO INDUSTRIALE, nella quale era confluita come capitale versato anche la finanziaria di famiglia POLIS, alla maga delle carte per i VIP la sig.ra Ester Barbaglia di Milano, sua decennale amica, per 4 milioni e 100.000 euro.

Di questa cessione se ne è occupato diffusamente anche il programma Report della giornalista Gabanelli di Rai 3. In tale servizio Report avvicinava la maga Ester Barbaglia al noto politico milanese socialista ed ex presidente Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Bettino Craxi. Intenzione della maga Barbaglia era quella di intestare, come fece, questo 20% del Credito Sammarinese ad una fondazione filantropica a suo nome. Con la chiusura della banca e la sua radiazione la maga perse tutto. A molti è rimasta impressa la frase durante la trasmissione, sempre della Barbaglia, nella quale definiva ”puttana” la stessa banca.

Venduto il 20%, alla maga dei Vip tale Ester Barbaglia, Amati rivuole la maggioranza e quindi il controllo della banca. Di li a poco acquisterà il 20% del Credito Sammarinese dalla finanziaria 301 per circa 2,5 milioni di euro ed il 10% per circa 1,5 milioni di euro. In ultimo c’è da sottolineare il fatto che Lucio Amati più volte ha sottolineato come non fu una sua volontà quella di acquistare la licenza della banca e che lo fece esclusivamente per lasciarla a suo unico figlio Mario, esperto di finanza. Avesse potuto- queste le sue parole –  si sarebbe laureato in archeologia ed avrebbe passato questi anni in giro per il mondo per soddisfare questa sua grande passione, peraltro condivisa dalla sua coniuge, per gli studi archeologici.

Dopo Lucio Amati, è stato escusso in qualità di testimone l’imprenditore edile Marino Gasperoni, molto noto negli ambienti legati all’edilizia sammarinese. La sua è stata una testimonianza minore in quanto lo stesso spesse volte non ha ricordato i fatti richiesti e menzionati dai vari professionisti. L’unica cosa degna di nota, in questa testimonianza, è il fatto che lo stesso Gasperoni avrebbe spiccato un effetto per l’importo di 600.000 per l’acquisizione di metà della quota GIMA cioè per l’acquisto del 5% , a conti fatti, del Credito Sammarinese. Ma la memoria del Gasperoni ha vacillato più di una volta e per tutta la testimonianza si è trincerato dietro ad un non ricordo che ha esasperato più che altro gli avvocati di parte civile – Ecc.ma Camera – i fratelli Monteleone, avvocati forlivesi pagati oltre 120.000 euro dai contribuenti. Singolare il fatto che Gasperoni non si ricordasse in maniera chiara nemmeno i cantieri gestiti in partneship con l’ing. Ragini e l’arch. Moretti; suoi soci d’affari in tanti tanti cantieri sammarinesi.

In ultimo è stato ascoltato anche l’ing. Roberto Ragini dello Studio Antao. Anche lui si è ricordato poco sia di fatti che di cifre relative a questo procedimento. Quello che però si è capito è il fatto che a proporre al trio Ragini-Moretti-Gasperoni l’acquisto del 10% della Nuova Banca Privata, poi Credito Sammarinese, da Carbonetti e Ruggeri fu il Prof. Giuseppe Roberti. A detta dell’Ing. Ragini l’acquisto del 10% della banca per 1,2 milioni di euro poi successivamente rivenduto ad Amati per 1,5 milioni (cifre che Ragini e Gasperoni non ricordano) fu fatto esclusivamente per entrare in affari con il Credito Sammarinese. L’intuizione, anche se cara, fu buona! Infatti lo Studio Antao collaborò con il Credito Sammarinese per la realizzazione degli interni della banca e per la vendita della filiale di Domagnano. A detta di Ragini si preferì cedere le quote di Credito Sammarinese in quanto con Amati non si voleva entrare in affari. ”Seppur stimando la persona non abbiamo gradito continuare il rapporto di affari con Amati in quanto nell’altra esperienza (WTC) non avevamo avuto la stessa visione imprenditoriale” queste le parole di Ragini. Buoni come cliente ma meno come partner in affari, ha sentenziato un avvocato presente.

L’udienza si è conclusa poco dopo le 14 e proseguirà domani con altri testimoni.

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