San Marino. Maxi-sequestro di alimenti “mal conservati”: indicare il “peccato” e non il “peccatore” rende tutti i ristoranti sammarinesi “peccatori”… di Enrico Lazzari

Oggi a San Marino i funzionari delle sezioni di Polizia (…) hanno condotto un’attività ispettiva presso un ristorante della Repubblica. Durante l’ispezione, sono stati rinvenuti circa 159 kg di alimenti in cattivo stato di conservazione…”. 

Spiegava ciò, senza ulteriori dettagli relativamente a quale sia il ristorante “incriminato”, direttamente la Polizia Civile, in un comunicato stampa diffuso ieri ai media del Titano.

Tanto è bastato per avviare il tam-tam di ipotesi su quale sia l’ormai tristemente famoso ristorante sammarinese che deteneva -almeno secondo quanto sostenuto dalle autorità preposte al controllo- oltre un quintale di merce irregolare, forse avariata, ovvero in “cattivo stato di conservazione”.

Sabato abbiamo mangiato al *********, Franco ha mangiato cose diverse da tutti noi e ancora oggi sta male di stomaco… Vedrai che il sequestro l’han fatto in quel ristorante e io non ci andrò più!” E’ solo uno dei commenti che rimbalzavano ieri fra sammarinesi, impegnatissimi a diffondere il nome del ristorante -secondo loro- suo malgrado protagonista di questa incresciosa e certamente non gratificante vicenda.

Ma qual è il ristorante in questione? Dove, in che attività di ristorazione gli agenti della sezione di Tutela della Salute Pubblica e del Dipartimento Igiene Alimentare hanno eseguito il sequestro? In almeno cinque ristoranti, secondo la irrefrenabile “vox-populi” che, in questo caso, non è certo assimilabile alla “vox-Dei”.

Ma perchè -e in questo caso la responsabilità non è dei media, ma delle Autorità- si continuano a dare notizie così rilevanti senza citare i responsabili? Sì, ho detto responsabili, non presunti tali, perchè nel momento in cui si diffonde la notizia di un sequestro di cibo “in cattivo stato di conservazione” -quindi, in taluni casi, potenzialmente pericoloso per la salute di chi lo ingerisce- è lecito presumere che le stesse Autorità che hanno diffuso la notizia, vista la stessa diffusione, abbiano la certezza di quanto sostengono. Saremmo al limite -altrimenti, e si fa per dire!- del “procurato allarme”…

Sta di fatto che, al momento, almeno due ristoranti sammarinesi (tre sono i nomi da me “intercettati”) sono sospettati ingiustamente dalla cittadinanza, o da parte di essa, di aver avuto nei loro frigoriferi o magazzini della merce “avariata”, o meglio in “cattivo stato di conservazione”, che poteva finire da un momento all’altro nel piatto dei clienti. Ci si rende conto del danno che ciò procura a queste attività totalmente estranee alla vicenda ma chiamate in causa nelle “voci” che rimbalzano ingenerosamente di bocca in bocca?

Non hanno senso simili comunicati stampa, come non hanno senso le cronache -soprattutto giudiziarie- in cui si omettono le generalità dei protagonisti, una pratica così tanto di uso comune sul Titano. “Un imprenditore è stato condannato a tre anni di prigionia per aver…”; “Un ragazzo è stato preso con 8 grammi di cocaina e sottoposto a fermo...”; “Una signora ha picchiato il vicino…”. Sono piene le cronache sammarinesi di queste “notizie”. Ma sono notizie? Che utilità sociale hanno, se non quella di avviare nel Paese un pericoloso “totocolpevole” che finisce poi, indirettamente, per “sputtanare” chi non c’entra nulla?

Ma torniamo alla vicenda del cibo “mal conservato”. Così come diffusa non rappresenta un danno per tutti i ristoranti sammarinesi? Del resto, se non so dove rischio la mia salute per consumare una cena con amici al ristorante, questa cena finisco per non consumarla o farla a casa o oltre confine…

Ben inteso, non intendo spingere verso l’eccesso opposto, ovvero il “giustizialismo”, dove una indagine si confonde con una sentenza di colpevolezza. Ma la sicurezza della salute pubblica è un tema delicato e la cittadinanza deve sapere se in quel determinato ristorante si rispettano le norme igienico-sanitarie e alimentari. E quando in gioco c’è la salute pubblica chi sbaglia è giusto che si assuma le sue responsabilità e ne paghi le conseguenze.

Al tempo stesso, se non ci fosse certezza della violazione, la notizia non andrebbe diffusa, almeno dalle autorità pubbliche. Perchè, come spiegato, rendere pubblico il “peccato” senza indicare chiaramente il “peccatore” -accertato tale al di là di ogni ragionevole dubbio- rende “peccatore” una intera categoria…

Infine, un ultimo dubbio -sì, polemico!-: dove sta e che farà l’associazione di categoria dei ristoratori di fronte a questa incresciosa vicenda che, così come diffusa, rischia di gettare pesanti ombre su tutti i ristoranti sammarinesi e, in particolare, su qualcuno di essi?

Enrico Lazzari

Enrico Lazzari