Lo sfogo amaro arriva da Sébastien Mazza, 28 anni, rugbista sammarinese nato a Grenoble, che nel mese di maggio vestirà più volte la maglia della Nazionale di rugby a 7, ma non potrà partecipare agli Europei in Kosovo a causa di una regola controversa del World Rugby.
«Giocherò con la Nazionale in diverse occasioni a maggio, ma non potrò partecipare ai Rugby Europe Sevens Conference 2 di giugno, in Kosovo, perché i miei genitori e i miei nonni non sono nati nel territorio sammarinese. È assurdo: sono cittadino sammarinese, tesserato con una squadra di San Marino, eppure non ho diritto a rappresentare il mio Paese in una competizione ufficiale europea», racconta Sébastien, visibilmente deluso.
L’atleta, che gioca in Francia nel Rumilly — squadra di seconda divisione semi-professionale — ha iniziato a praticare il rugby da bambino nel club di Villard-Bonnot, una realtà conosciuta anche dalla Federazione Sammarinese Rugby, che l’ha visitata due volte nella metà degli anni 2010 con squadre giovanili e senior.
Il suo ingresso nella Nazionale è stato reso possibile grazie al lavoro di Gilbert Celli, figura storica del rugby sammarinese, ex segretario della federazione europea fino al 2024 e tra i fondatori della Federazione Sammarinese di Rugby. Fu proprio Celli a segnalare il talento di Mazza alla presidente della Federazione, Sabrina Balsimelli.
«Questo è un esempio concreto di cooperazione tra la Federazione e gli sportivi sammarinesi non residenti. Ma se certi regolamenti non cambiano, a noi resteranno sempre le porte chiuse», aggiunge Mazza.
Nel mese di maggio, Sébastien parteciperà al torneo RSM Sevens che si terrà a San Marino il 3 e 4 maggio, prenderà parte a uno stage di preparazione a Marsiglia dal 9 all’11 maggio, e sarà tra i convocati per i Giochi dei Piccoli Stati d’Europa (GSSE), in programma ad Andorra dal 27 al 31 maggio.
Tuttavia, il sogno di partecipare agli Europei sfuma per una regola rigida e, per molti, poco sensata. «Se questa norma non verrà modificata, molti sammarinesi non residenti non potranno mai indossare la maglia della Nazionale in tornei ufficiali», conclude Mazza.
Una vicenda che riaccende il dibattito sull’inclusione sportiva e sulla necessità di aggiornare regolamenti internazionali che, in nome della burocrazia, rischiano di penalizzare l’identità sportiva e nazionale di tanti atleti.