C’è una belle differenza tra la maggioranza che ha votato l’odg sulla relazione della Commissione d’inchiesta, che affossa la mafia criminale, economica, politica, giudiziaria degli ultimi 20 anni; e la maggioranza (o psuedo tale) che ha affrontato i decreti anti Covid.
Non si può parlare neanche di una schermaglia in punta di fioretto: in questi giorni sono volate le molotov e non si sa come andrà a finire.
Nodo del contendere le misure per contrastare la pandemia, che il governo avrebbe dovuto adottare già a Natale, quando i numeri hanno cominciato a crescere in maniera esponenziale, mettendo in affanno l’ospedale e tutta la struttura sanitaria. In quella sede si era creato un problema grossissimo, per il quale la maggioranza aveva rischiato la crisi. C’erano stati incontri, confronti e mediazioni, i grandi tessitori al lavoro giorno e notte. Dopo una settimana, tutto rientrato. Il governo si era presentato schierato con tutte le sue componenti per riaffermare la pax ritrovata e la ferma intenzione di lavorare a testa bassa per realizzare le riforme e progettare la ripresa economica.
La doccia fredda arriva appena due settimane più tardi, in chiusura del comma comunicazioni dell’attuale sessione consiliare, quando il SDS Righi (Motus Liberi) prima denuncia l’incaglio del suo progetto di sviluppo (ma c’è?) e fa l’elenco delle iniziative che la maggioranza gli avrebbe boicottato e poi il suo gruppo porta emendamenti al decreto Covid, nonostante gli accordi di maggioranza.
E qui arriva la trappola: se l’obiettivo è la tutela della salute della popolazione, tutta intera e non solo di qualche individualista, che senso ha l’ostinazione a dare voce alle minoranze oltranziste che rifiutano tutto? Sono quelle minoranze dichiaratamente contrarie alla prevenzione costituita dal vaccino e alle misure comunque necessarie a contenere contagi e malattie.
È una campagna elettorale quella che sta facendo Motus? Cerca di raccogliere il consenso di quel 15 per cento della popolazione che si attesta su queste posizioni, ma che ha già i suoi leader, addirittura decisi a trasformarsi in forza politica?
Dal punto di vista politico c’è anche un lettura un pochino più profonda: l’allineamento di Motus con Repubblica Futura. I segnali sono venuti via, via crescendo nelle ultime settimane, tanto da diventare evidenti anche ai più sprovveduti, visto che sono stati manifestati in aula. Repubblica Futura, dal canto suo, non fa mistero della sua fortissima avversione a questa maggioranza e, in particolare, a Rete e ai suoi Segretari di Stato.
Tante scintille fanno scoppiare un incendio: il gruppo NPR presenta un emendamento che chiede di introdurre l’obbligo vaccinale e trova l’appoggio di Rete, RF e Libera. È la confusione più totale, che si scioglie ieri mattina solo quando Giancarlo Venturini, Pdcs, chiede a NPR il ritiro dell’emendamento, a fronte dell’impegno a concordare un Odg che porti a valutare l’introduzione dell’obbligo vaccinale. “Sul tema riteniamo necessario un approfondimento scientifico, giuridico normativo – spiega Venturini – confermo il voto contrario del Pdcs all’emendamento NPR, ma diamo disponibilità a ragionare su un impegno, che può tradursi in un ordine del giorno, che preveda, con il tempo opportuno e il supporto scientifico e giuridico necessario, di valutare un’eventuale introduzione, qualora si renda necessaria, dell’obbligo vaccinale, quindi chiedo se c’è disponibilità da parte di NPR di ritirare l’emendamento per fare queste valutazioni”.
Dentro NPR ci sono persone che hanno una lunga militanza politica e che conoscono perfettamente il valore della mediazione. Esattamente come dentro la DC. L’emendamento viene ritirato. Motus, invece, tira dritto sui suoi emendamenti. Confermando in questo modo l’ipotesi di una campagna elettorale giocata sulla pelle di tutti quei cittadini che si sono vaccinati, che hanno rispettato le leggi, che hanno un forte senso di responsabilità nei confronti dei propri concittadini e del sistema sanitario.
Morale della favola: il Consiglio dibatte e si divide su un decreto che avrebbe dovuto andare in vigore prima di Natale evitando lo sfacelo di contagi che sono arrivati subito dopo. La stessa norma che comunque sarà rivista entro fine gennaio, perché in quella data è prevista la riduzione del picco. Sembra il film dell’assurdo, al limite di un ridicolo che non tiene in alcun conto le difficoltà contingenti e una situazione mutevole, proprio come le ormai infinte varianti del Covid.
La storia insegna che l’intransigenza non paga e che quando si tira troppo la corda, alla fine la corda si schianta. Se vogliamo rimanere ancorati alla saggezza dei vecchi proverbi, potrebbe anche essere che qualcuno alla fine preferisca di andare da solo piuttosto che rimanere male accompagnato.