Sanremonews.it, noto portale online ligure, dà conto della nuova udienza del processo “Breakfast”, in scena a Reggio Calabria e che si intreccia con San Marino e la massoneria deviata.
“Sono soddisfatto perché la mia verità è sempre una sola dal primo giorno. È un’inchiesta nata sul nulla e nel dibattimento tutti i testi dell’accusa sono diventati testi della difesa perché in tutte le loro deposizioni hanno confermato quanto io stesso ho sempre affermato. Anche oggi, sulla nuova beffa di questo pentito Virgiglio, i testi, su cui Virgiglio ha indicato di essere presenti, hanno smentito di essere stati presenti e detto di non avermi mai conosciuto. Si sono persi cinque anni dove io ho avuto dei danni inverosimili e nel contempo credo che lo Stato abbia fatto una pessima figura perdendo tanto tempo invece di andare a cercare i delinquenti”. A dirlo è Claudio Scajola al termine ieri dell’udienza, svoltasi a Reggio Calabria, del processo ‘Breakfast’, un processo che lo vede accusato dalla Dda dello Stretto di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, ex deputato di Forza Italia (ancora latitante negli Emirati Arabi) insieme a Chiara Rizzo, ex moglie di Matacena, Martino Politi, Mariagrazia Fiordelisi, questi ultimi due rispettivamente dipendete e segretaria dei coniugi Matacena-Rizzo. Il reato contestato è aggravato sia dall’aver agevolato la ‘ndrangheta calabrese che un’associazione segreta. Ed è proprio in seguito alla contestazione di queste aggravanti che la difesa del sindaco di Imperia, rappresentata dai legali Giorgio Perroni, Elisabetta Busuito e Patrizia Morello, ha chiesto l’esame in aula di Scajola. Rispondendo proprio alle domande dell’avvocato Busuito, l’ex ministro ha dichiarato di “Di non essere mai stato massone, né ho mai partecipato ad alcun rito massonico anche solo per curiosità”.
Scrive Sanremonews: “A delineare questo contesto era stato il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, soggetto legato criminalmente alla piana di Gioia Tauro, ma anche ad ambiente della massoneria deviata. Negli scorsi mesi infatti, Virgiglio riferì di aver visto Scajola partecipare ad una cerimonia massonica. Anche se questa dichiarazione poi, nel corso del suo esame, e del controesame, è cambiata poiché non ricorda se lo ha visto con i suoi occhi o se fu qualcuno a dirglielo. Il ‘pentito’ riferì che questa riunione ebbe luogo a Domagnano, nei pressi di San Marino e fu voluta dall’ex ambasciatore sammarinese Giacomo Maria Ugolini e che Scajola fu accompagnato da Piermarino Menicucci, ex capitano reggente della Repubblica di San Marino”.
“Non ci sono mai stato a Domagnano – ha affermato Scajola ieri durante il suo esame – ed a San Marino sono stato solo tre volte nella mia vita. La prima a undici anni con mio padre, mentre la seconda e la terza volta, ossia nel 2005 e nel 2010 quando ricoprivo l’incarico di Ministro e sono andato per visite istituzionali. Certo che so che esiste la massoneria, ma io di tutto questo schifo – ha dichiarato – non ho mai visto nulla”. Scajola ha poi rincarato la dose. “Sono stato oggetto di varie inchieste giudiziarie, da cui sono uscito o prosciolto o assolto, hanno fatto tante perquisizioni sui miei conti, su quelli dei miei figli, di mia madre e persino di mia sorella e dei miei suoceri, e nessuno ha mai trovato alcun mio collegamento con ambienti massonici. Quello che dice Virgiglio è palesemente falso” ha chiosato il sindaco di Imperia.
Come riferisce sempre Sanremonews: “Di assoluta ‘falsità’ ha riferito anche il teste Piermarino Menicucci, politico influente di San Marino ed capitano reggente: “Io non ho mai fatto parte della massoneria – ha riferito – né ho accompagnato Scajola a Domagnano. L’ho incontrato solo nelle due visite istituzionali avvenute negli scorsi anni. Quindi è falso quanto riferito da Virgiglio”. Sempre su questo paventato incontro massonico a Domagnano ha riferito anche Andrea Di Domenico, storico caposcorta del ministro Scajola: “Io non ho alcun ricordo- ha dichiarato Di Domenico- di essere andato a Domagnano, ma solo a San Marino per due appuntamenti istituzionali dell’ex ministro”. Di Domenico infine, ha smentito che un soggetto estraneo al Viminale, e quindi al dispositivo della scorta, potesse accompagnare con la propria auto Scajola o qualsiasi altro soggetto sottoposto alla protezione. “A me non è mai capitato nulla del genere” ha affermato in aula. La precisazione si è resa necessaria dopo le dichiarazioni in aula di Carmine Cedro, imprenditore attivo nel settore dei biliardi e delle macchinette, che per l’accusa era l’emissario della cosca Molè-Piromalli di Gioia Tauro che per il tramite suo, e per quello dell’ambasciatore Ugolini, voleva infiltrarsi nei lavori di ammodernamento di un tratto della Salerno Reggio Calabria, lavori appaltati dall’Impregilo. Ugolini, per l’accusa, sarebbe riuscito ad arrivare a Scajola, che in quegli anni era ministro, per permettere l’infiltrazione nell’appalti.
Accuse queste respinte anche ieri dallo stesso Scajola: “Io quando ero ministro non ho mai favorito nessuno, né Impregilo né altre imprese”. Cedro poi, riferì di aver accompagnato con la propria auto lo stesso Scajola dall’avvocato Giuseppe Luppino, quest’ultimo cugino dell’ex assessore sanremese Giuseppe Riotto finito al centro di un’inchiesta della Dda reggina che ha disarticolato le cosche della Piana di Gioia Tauro: “Luppino io non ricordo di averlo mai conosciuto. Ho conosciuto tantissime persone nella mia vita – ha sottolineato Scajola – sono andato anche su internet per vedere il suo volto e ad oggi non ricordo di averlo mai conosciuto. Di certo nel suo studio non sono mai stato ed è falso quanto ha riferito Cedro poiché io avevo la scorta ed è impossibile che uno estranei mi abbia potuto accompagnare con la sua auto. Io comunque- ha chiosato il sindaco di Imperia – ‘ndranghetisti non ne ho mai conosciuti né tantomeno Molè o Piromalli”.
