San Marino. Mentre la politica gioca a “fare il dottore”, l’Ospedale sarà in grado di raccogliere l’eredità lasciata dalla Bruschi? … di Alberto Forcellini

Le dimissioni di Alessandra Bruschi dal ruolo di direttore generale, hanno avuto l’effetto del classico sasso in piccionaia: i piccioni se ne sono andati tubando alla rinfusa, lasciando scoperta tutta l’immondizia dentro al nido.

Durissimo l’attacco da parte del Segretario alla Sanità Roberto Ciavatta, all’opposizione, ma non solo all’opposizione, nel suo intervento sul comma unico dedicato a diversi temi sanitari.

“La campagna mediatica intervenuta nelle settimane scorse, fatta di insinuazioni e attacchi insensati verso chi è venuto a San Marino a fornire il proprio contributo professionale, chiarisce le ragioni per cui un professionista titolato, iscritto nell’elenco nazionale italiano degli idonei per ruolo di Direttore Generale in strutture sanitarie, possa decidere di dimettersi per ricollocarsi altrove: un tecnico, infatti, è assunto per svolgere lavori tecnici e aprire canali istituzionali e prospettive nel medio periodo, non per venire sottoposto quotidianamente, per mesi, a campagne mediatiche fatte di “forse”, di “si dice”, di “pare che”, dinamica che ultimamente è l’unica conosciuta da certa politica.”

Insomma, la politica giocava “a fare il dottore” dando in pasto ai giornali le disfunzioni frutto di boicottaggio verso ordini superiori, le ripicche e i dispettucci di coloro che difendevano con le unghie e con i denti il proprio orticello, che non erano capaci di fare squadra come impone la deontologia professionale per ogni livello di attività sanitaria. Ne è venuta fuori la classica immagine di “paesello”, pieno di comari che non hanno altro da fare se non spargere la calunnia e le chiacchiere.

Severo il commento di Ciavatta: “Purtroppo (la Bruschi) si è ritrovata in un paese in cui la politica si sente autorizzata a entrare sulla gestione tecnica di un ospedale, come se il parlamento italiano discutesse dei turni di un reparto o delle sostituzioni e riassegnazioni di un operatore. In tutto questo la politica si fa bella nel mettere in piazza scontri che soddisfano il palato e la pancia di qualche elettore, non comprendendo quanto questo faccia male alla gestione della sanità.”

Queste le ragioni per cui, durante la verifica, più di una volta è emerso il concetto “fuori la politica dalla sanità”.

Nonostante un contesto molto difficile, il lavoro fatto da Alessandra Bruschi in un anno o poco più, costituisce un’eredità importantissima. A cominciare dalle modalità di gestione dell’emergenza sanitaria, una delle più terribili della storia, e di una campagna vaccinale di massa che si è rivelata efficientissima, arrivando a toccare 1000 somministrazioni giornaliere. Questo vuol dire saper organizzare il lavoro con modalità che possono essere riprese anche quando tornerà la normalità, sempre ammesso che torni.

Non meno importanti le relazioni esterne intrattenute dal DG con le realtà sanitarie del circondario, che hanno prodotto risultati indispensabili per garantire un futuro ad alcuni reparti in grande difficoltà, grazie alla realizzazione di reti con gli ospedali limitrofi che prevedano l’interscambio professionale, canali per le second opinion sulle diagnosi interne, nuovi accordi per gli interventi fuori sede.

E poi c’è la gestione della spesa: nonostante l’aumento dei costi per via del Covid, il bilancio 2020 è stato chiuso quasi a pareggio. Da quant’è che non succedeva? Ci sono da aggiungere i risultati dell’audit, che hanno portato alla luce numerose situazioni sulle quali è necessario un approfondimento e che hanno potenzialmente arrecato danni negli anni passati. La relazione finale è stata inviata all’Avvocatura dello Stato, su indicazione della Segreteria, per richiedere ulteriori approfondimenti amministrativi e quindi procedere a perseguire i responsabili!

Ma come dice il proverbio, siamo tutti utili, nessuno è indispensabile e il Segretario chiosa salomonicamente al termine del suo intervento: “Uscito un dirigente se ne fa un altro”. Però pone delle condizioni, perché chiunque arriverà a sostituire la Bruschi, sarà vincolato agli obiettivi annuali e agli obiettivi politici di sostenibilità già indicati dal governo. Un’eredità che ricadrà non solo sul nuovo professionista e sul nuovo (?) Comitato Esecutivo, ma su tutta la struttura ospedaliera, che dovrebbe aver imparato qualcosa da questo frangente. E anche l’opinione pubblica.

Da questo punto di vista, il Segretario di Stato è tutto sommato ottimista: “Per fortuna, al di là di una politica così sguaiata e autolesionista, c’è una popolazione spesso capace di fornire a chi si rende disponibile a portare la sua professionalità nel nostro contesto, quella riconoscenza che ci si augura possa continuare a bastare.”

a/f