San Marino. Mercoledì 18 dalle ore 11,30 mobilitazione generale contro la svendita del paese e del futuro

La situazione di San Marino si fa ogni giorno più delicata e manca poco al momento in cui dal mandato a vendere si passerà alla vera e propria vendita degli Npl di oltre un miliardo, un patrimonio di tutti di cui però ai sammarinesi non resterà nemmeno l’8%. Non basteranno probabilmente gli appelli gridati a gran voce dalle forze di opposizione a bloccare la (s)vendita che metterà in seria difficoltà il sistema e sfocerà nel suo indebitamento con ripercussione diretta sui suoi cittadini in termini di ulteriori imposte e tagli su tutto a partire dalle pensioni. Non basteranno come non erano bastati a far sì che il governo non desse il suo benestare all’allontanamento del magistrato dirigente che alla fine si è riusciti a cacciar via. Così ora oltre a non avere una Banca Centrale credibile, il Fondo monetario internazionale su questo è stato molto chiaro, anche la credibilità del Tribunale è stata fortemente compromessa. Tribunale che, lo ricordiamo, sta ancora indagando sulla cosiddetta questione titoli. 49milioni di titoli senza rating che – stando alle denunce delle forze di opposizione – Banca Centrale avrebbe acquistato da Banca Cis usando i soldi del secondo pilastro di Fondiss grazie a due decreti con i quali dal governo sarebbe stato creato un lasso di tempo di 11 giorni per permettere l’operazione. Morganti, capogruppo SSD, per rispondere alle accuse delle forze di opposizione dichiarò a suo tempo che questo non poteva assolutamente essere avvenuto visto che il valore nominale dei fondi sul conto era rimasto invariato. E ciò quando chiunque senza bisogno di aver lavorato in Banca sa che un istituto bancario reinveste parte dei soldi della raccolta lasciando ovviamente invariati i conti dei suoi clienti. E sempre Morganti provando ad alleggerire le responsabilità sulla svendita di oltre un miliardo di Npl ha dichiarato questa volta sui canali di Rtv che trattandosi di credito al consumo, è praticamente impossibile andarlo a recuperare. “Se una famiglia aveva comperato 9 anni fa un televisore – ha detto – oggi quel televisore non vale più nulla e sarebbero più le spese che quello che si riuscirebbe a recuperare”. La realtà, anche questo tutti lo sanno, è ben diversa. Di solito quelli che la fanno ‘franca’ sono i grandi debitori mentre le famiglie che sono la parte debole, pagano sino all’ultimo centesimo: non devono ovviamente restituire un televisore che magari non hanno più ma pagare con i propri stipendi che possono essere facilmente pignorati. Non è insomma così facile non pagare un debito. Per rendersene ben conto non occorre far altro che dare un’occhiata ai numeri di quanto da Delta è effettivamente rientrato in questi anni. Numeri alla mano appare chiaro che potrebbe rientrare molto più di un 8% e che chi ha fretta di svendere non ha a cuore gli interessi del Paese. Per provare a fermare un’operazione che da sola rischia di pregiudicare il futuro del Paese c’è già chi come Alessandro Rossi sta diffondendo la notizia che mercoledì 18 dalle ore 11,30 nella prossima assemblea dei soci della Cassa di Risparmio “dopo che sette consiglieri di maggioranza della commissione finanze ne hanno dato l’avvallo politico, il Governo ovvero i rappresentanti della Ecc.ma Camera, ovvero i Soci della Cassa di Risparmio che dovrebbero rappresentare tutti i cittadini decideranno di cedere 1 Miliardo e passa di Crediti che la Cassa stessa vanta nei confronti di Delta al 7,5% del loro valore iniziale”. Poi l’appello ai cittadini ad andare in piazza, “io ci andrò anche da solo”.

Repubblica Sm