Più che una ricetta salvifica, piantare mille miliardi di alberi è una sorta di risarcimento al nostro martoriato pianeta, dove nell’ultimo secolo, di alberi ne sono stati abbattuti due mila miliardi. Riattivare il manto verde sarebbe fondamentale per riportare equilibrio in tanti microcosmi degradati, per ripristinare la biodiversità anche faunistica, ricostituire gli ecosistemi, dare stabilità ai terreni in occasione di piogge torrenziali.
Tuttavia, per quanto importante, la misura sarà del tutto insufficiente se non sarà integrata con altri provvedimenti: accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone, affrettare la transizione verso i veicoli elettrici, incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili, salvaguardare le comunità e degli habitat naturali, mobilitare i finanziamenti verso questi obiettivi. In sostanza, azzerare le emissioni entro il 2050.
Sono gli argomenti all’ordine del giorno della prossima Cop26, e tra questi, soprattutto, la riduzione del riscaldamento globale per riportarlo ai livelli dell’epoca pre industriale e fermare i cambiamenti climatici.
Cop26 sta per 26esima Conferenza delle parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite. Per la prima volta la Conferenza sarà ospitata nel Regno Unito presso la città di Glasgow, la cui etimologia si fa spesso risalire a “Piccola Valle Verde”. Nome quanto mai appropriato perché Glasgow è la quarta città nel mondo (prima nel Regno Unito) nel Global Destination Sustainability Index.
I negoziati sul clima costituiranno il più grande vertice internazionale che il Regno Unito abbia mai ospitato; riuniranno oltre 30.000 delegati, tra cui Capi di Stato, esperti climatici e attivisti, per concordare un piano d’azione coordinato per affrontare il cambiamento climatico.
La sfida non è insignificante, ma è doveroso affrontarla per salvare l’ambiente in cui tutti noi viviamo. Il processo dell’ONU sul cambiamento climatico è centrale in questa azione collettiva, dove tutti devono fare la propria parte, i più piccoli come i più grandi. Dai giornali sappiamo però che Putin non sarà presente e Xi Jinping non ha ancora confermato la sua presenza. Sono due paesi tra quelli a maggior tasso di inquinamento.
Ma San Marino ci sarà, e questo ci riempie di orgoglio, perché non si è mai troppo piccoli per fare qualcosa di grande. La delegazione sarà al massimo livello istituzionale, guidata dall’Ecc.ma Reggenza, con la partecipazione dei Segretari agli Esteri Beccari e al Territorio Canti.
Significativo anche il percorso di avvicinamento a questo importante appuntamento. San Marino ha infatti riunito in questi ultimi giorni il Tavolo per lo Sviluppo Sostenibile, a cui partecipano diversi soggetti del settore ambientale, incaricato di dare risposte ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Da queste risposte dovrà scaturire anche il Piano di Azione da presentare a Glasgow. San Marino ha una grande ambizione: diventare una sorta di laboratorio mondiale dove le teorie per la lotta al cambiamento climatico possono essere applicate in un piccolo contesto e verificate nella loro fattibilità ed efficacia.
Ovviamente anche San Marino punta sulle rinnovabili, e non solo per una questione di costi e di rincari. Ma ci sono limiti oggettivi, in quanto ha a disposizione solo la modalità fotovoltaica. Difficile poter disporre di impianti eolici. In queste condizioni si può pensare ad una produzione autoctona non superiore al 20 per cento del fabbisogno. L’escamotage per produzioni più rilevanti potrebbe realizzarsi rivolgendosi alle centrali ad energia rinnovabile, che ormai stanno nascendo in tutta Europa.
Un altro tema delicatissimo e finora mai risolto, ma con forte impatto ambientale, oltre che economico, è quello dei rifiuti urbani. Nella conferenza stampa di ieri del Congresso di Stato, il Segretario Canti ha rivelato due novità importanti. La prima: accordi sia con la Lombardia, sia con le Marche per lo smaltimento dei rifiuti, rompendo il monopolio finora affidato all’Emilia Romagna, perché diversificazione e competitività si traducano in un risparmio dei costi. La seconda: gestire lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani all’interno del territorio. Grazie alla differenziata e all’allestimento dell’impianto di compostaggio a Gaviano, al momento San Marino è in grado di autogestirsi l’organico (che corrisponde a un 30 per cento del totale), oltre a carta e plastica, avviate ad aziende interne. In tutto, un 50 per cento circa. È un bel passo in avanti per la tutela del nostro ambiente e, speriamo in un prossimo futuro, anche per le bollette.
L’impegno dello Stato non ci esime dall’obbligo e dalle attenzioni che ciascuno di noi deve mettere quotidianamente nei gesti virtuosi: non sprecare acqua, luce e gas, non lasciare rifiuti nell’ambiente, preferire prodotti naturali e gli imballaggi non plastificati. Se possibile, andare a piedi piuttosto che in macchina. Altrimenti saremo sempre a quel bla-bla-bla già denunciato da Greta Thunberg.
a/f