Come previsto l’ultimo giorno di Consiglio è stato “caldo”. D’altronde su temi sensibili come sanità e scuola è molto facile arrivare allo scontro. Al centro del dibattito per buona parte della giornata ci sono statiidecreticonitagli sulla scuola: quello che sulle propine d’esame e quello sul riordino degli assetti scolastici.
Il primo è il n. 70,Disposizioni applicative dell’articolo 35, comma 5, della Legge 20 dicembre 2013 n.174 per gli esami di Stato delle Scuole con cui la segreteria alla Cultura punta a risparmiare 75mila euro. Il decreto è stato ratificato dopo breve dibattito su di un emendamento di Civico 10 poi respinto. “Negli altri Stati – ha detto il Segretario di Stato alla Pubblica Istruzione, Giuseppe Maria Morganti – la preparazione degli esami viene fatta dai Ministeri che spendono fior di quattrini. Noi abbiamo pensato di mantenere l’indicazione della Finanziaria, andando a rivedere la problematiche delle propine ma cercando, al contempo, di dare significato a un lavoro in più che viene fatto.
Nei risparmi complessivi da 20 milioni di euro c’è già il milione mezzo della Scuola. Voglio sottolineare come intorno all’applicazione di questo decreto c’è già la disponibilità della maggioranza che precisa come tutto verrà concordato con le associazioni sindacali”. Molto più duro il dibattito sull’altro decreto su cui Su, C10, e Rete presentano numerosi emendamenti.
Pochi quelli accolti come quello di Su all’articolo 4 ‘Centro risorse unitario’,comma 1, che aggiunge ‘legalità ed educazione sanitaria’ fra i progetti educativi elencati. Civico 10 ritira invece l’emendamento modificato del comma 2 dell’articolo 20 in seguito ad accoglimento delle osservazioni contenute nel testo dell’emendamento da parte del Governo. Accolto anche un’emendamento di Rete modificativo dei commi 1 e 2 dell’articolo 22. Il decreto viene poi ratificato a maggioranza non prima di un aspro e prolungato dibattito.
“In questo decreti – ha spiegato Roberto Ciavatta di Rete – ci sono errori anche di forma, derivanti dalla proliferazione di decretazione del sistema. Ma soprattutto, qua si parla di riorganizzazione, viene da chiedersi se è un intervento ragionato o improvvisato. Eclatante poi un ulteriore dimezzamento dei distacchi alla Ludoteca. In Finanziaria si è discusso che il servizio di Ludoteca potesse essere privatizzato, mi pare che l’intervento vada nella direzione di depotenziare il servizio per motivare un domani la necessità di scorporarlo dalla pubblica amministrazione”. Ciavatta ha infine chiesto al governo “di intervenire per dare un segno di sensibilità per il Paese, per la situazione che sta vivendo.
Perché non rivediamo piuttosto le spese abnormi della diplomazia? I viaggi istituzionali? Perché non tagliamo dove ci si aspetterebbe, per dare l’esempio?”
Per Marco Podeschi, Upr,“il segretario Morganti è l’uomo giusto nel posto sbagliato, fa tenerezza. Ribadisco che è inappropriato continuare a fare interventi così importanti con decreti legge. Poi non si possono portare avanti in modo strisciante i tagli sulla scuola. State addirittura risparmiando sul personale ausiliario. I Castelli periferici dalla sera alla mattina si vedono ridurre una serie di funzioni e servizi. Non si fa così. Non vorrei che prima delle elezioni a settembre ci si trovino altre sorprese all’interno delle scuole. Non si può risparmiare sui bambini e sulle scuola”.
Dalla maggioranza Nicola Renzi, Ap, ha sottolineato che “questo decreto non è la riforma della scuola. La Finanziaria impegnava al riassetto scolastico, la pre-occupazione dipanata in attesa di vedere il decreto è poi rientrata. Non può passare il messaggio che ci siano settori inviolabili, perché qualora ci siano aree di spreco, bisogna intervenire. La nota concordata tra maggioranza e sindacati è una garanzia in più, sulla necessità di confronto e di tenere monitorato con sindacati, operatori e utenza. Credo che questo decreto – ha concluso Renzi – non intaccherà minima- mente la qualità del nostro sistema scolastico, ma dovremo monitorare tutti quanti la sua applicazione perché è interesse di tutti”.
A chiudere il dibattuto il segretario di Stato alla Cultura Giuseppe Maria Morganti che durante i lavori si è accalorato anche fortemente rispondendo alle critiche dell’opposizione. “Si tratta di un decreto sofferto – ha detto in Aula- molto discusso e dibattuto con tutti. Abbiamo razionalizzato. Oggi la scuola, dopo i provvedimenti del 2013 e del 2014, vanta il fatto di aver messo in campo tante buone pratiche. E nessuno potrà contestare a insegnanti e educatori di godere di privilegi. Sono stati messi a regime sistemi che hanno migliorato la didattica grazie a tre elementi:
1) obiettivo 0-18 anni
2) tematica dei sostegni e della continuità didattica dei sostegno
3) il personale ausiliario della scuola dovrà avere titolo ed essere formato per entrare all’interno del sistema scolastico”.
Il segretario ha quindi spiegato che i servizi di prima infanzia “verranno ridotti negli orari ma il personale sarà sempre quello mentre da un punto di vista organizzativo inviteremo i ragazzi a frequentare le strutture meno frequentate: questo permetterà di evitare di avere aule con 4/5 bambini. Cerchiamo di raggiungere dei numeri minimi di studenti.
Io sono certo che i bambini otterranno miglioramento da queste misure. Otterremo un milione e 600 mila euro di risparmio a regime, di cui oltre 800 mila nel primo anno”.
La Tribuna