Ci sono infiniti modi in cui si può definire la cultura. Il più bello è forse che ‘cultura è ciò che rimane quando hai dimenticato tutto’. E’ sicuramente cultura ciò che accorcia le distanze con chi la pensa in modo differente da te, in una parola il rispetto. A detta di molti cittadini non ha invece molto a che fare con il rispetto quel che è accaduto sabato e domenica nel centro storico di San Marino. A raccontarlo alcune persone che hanno trascorso la notte tra sabato e domenica bombardati dai decibel di concerti all’insegna della musica tecno e heavy metal. “Il rumore assordante e martellante di questo tipo di musica che molto difficilmente può essere definita cultura – ha raccontato un cittadino – ha costretto gli abitanti del centro storico non solo a rimanere svegli ma a stare tutto il tempo con i tappi nelle orecchie. Poi l’indomani molte persone si sono dovute recare comunque al lavoro non essendo in ferie. Non era mai accaduto che venissero rilasciati permessi per andare avanti con la musica sino alle tre di notte. Per farli smettere è dovuta intervenire la gendarmeria perché il concerto si è protratto anche oltre all’orario stabilito dall’ordinanza. Il Capitano di Castello con il quale ci siamo interfacciati in tanti è direttamente coinvolto nell’organizzazione dello Smiaf e dunque ha liquidato le richieste di noi cittadini come se non comprendessimo il valore di questi concerti e in qualche modo fossimo persone ‘contro’ a prescindere. E’ lo stesso Capitano di Castello che non tenendo minimamente conto del diritto alla serenità dei residenti firma a se stesso le ordinanze per fare andare avanti la musica per tutta la notte.” Le proteste dei cittadini del centro storico non hanno portato risultati concreti. Tantissime sono state le segnalazioni alla gendarmeria anche per far presente che “è normale avere le serate con un certo tipo di musica ma qui vi sono decibel incredibili, c’è un volume che non è più consentito nemmeno nelle arene dove per i concerti rock si paga un biglietto. Purtroppo dalla gendarmeria ci hanno riferito di non avere la strumentazione per fare questo tipo di controllo”. C’è poi il risvolto economico perché non solo i cittadini ma anche e soprattutto i turisti si sarebbero mostrati insofferenti e avrebbero preteso di non pagare i conti alla luce di ciò che è successo. “Abbiamo dovuto chiamare la gendarmeria – hanno raccontato dal Grand Hotel – perché i turisti lamentavano di non poter riposare e hanno minacciato di non pagare i conti. Purtroppo ci hanno detto che essendoci l’ordinanza non si poteva far nulla. A noi è toccato un lungo lavoro di mediazione con i clienti, cosa non facile perché molti erano furiosi”. “E’ vero – ha detto amaro un cittadino – che come dicono gli organizzatori del festival ‘un Paese senza cultura muore’, io dico che un Paese muore senza un certo tipo di cultura. Non ci salverà la cultura che ha portato al taglio degli alberi senza che nessuno qui muovesse un dito. Come del resto non ci salverà una cultura che si autodefinisce tale e che viene imposta dall’alto calpestando i diritti dell’altro”.
A rincarare la dose una residente di Città: “Con questo slogan ‘Senza cultura un Paese muore’ vengono messi su dei rave party folli. La gendarmeria ci ha detto di chiamare il capitano di castello. Ma è stato lui a organizzarlo. La sensazione è che non ci sia più nessuno a cui rivolgerci per la tutela della salute dei cittadini di questo Paese”. Le hanno fatto eco dal b&b Balsimelli. “Molto bella l’iniziativa dello Smiaf che deve sicuramente continuare. Vero è che qui non c’è mai niente. Il problema è che non c’è una via di mezzo, o è troppo o è niente. E’ necessario avere senso della misura e un equilibrio interiore per cui quando si fanno le cose non si può pensare di fregarsene dei diritti degli altri imponendo della musica heavy metal che va avanti fino alle tre di notte”. Dal canto suo il Capitano di Castello prova a gettare acqua sul fuoco: “Spero che oltre le lamentele siano arrivati anche ringraziamenti per avere riempito il Centro Storico e portato il nome e le immagini di San Marino nel mondo. Basti pensare alle migliaia di foto e video fatte agli highliner e poi postate sui social, questa credo sia stata una pubblicità immensa per la Repubblica. Riguardo i concerti posso dire solo che sono parte fondamentale del festival e che senza concerti e djset non ci sarebbe lo SMIAF. È un compromesso che si deve accettare”.
