San Marino. Nasce il partito dei no-vax. E intanto il governo va … di Alberto Forcellini

Le voci si fanno sempre sicure e persistenti: nasce il partito dei no-vax. E farà almeno due Consiglieri. Gli osservatori politici ne sono praticamente certi osservando i numeri, che pare siano oltre 800; considerano che ci sono già dei leader, o dei martiri, che si sono immolati sull’altare delle disposizioni imposte dai decreti e che combattono con veemenza la propaganda vaccinale delle istituzioni, con la “loro” propaganda no-vax.

A fiancheggiarli ci sono le due Consigliere fuoriuscite da Rete, che pare siano vaccinate e sicuramente hanno votato con la maggioranza (almeno fino a un paio di mesi fa) tutti i decreti Covid, ma ora si sentono interpreti dei sentimenti e delle convinzioni negazioniste. Non si odono voci su altri tentavi di accaparramento elettorale di questa nuova area da parte altri Consiglieri, o forze politiche.

Se le cose rimanessero così, è abbastanza facile prevedere che il partito no-vax potrebbe superare agevolmente lo sbarramento del 5 per cento previsto dalla legge elettorale. Il problema potrebbe venire nel momento delle alleanze e della formazione del governo: ci saranno altre liste disposte ad allearsi e creare un programma comune? Nell’eventualità, ragionando per ipotesi, se la coalizione con i no-vax dovesse essere maggioritaria, come potrà allineare le sue posizioni con la ragione di Stato, che impone il rispetto delle norme e dei trattati internazionali in materia sanitaria? Si vedrà. Per il momento siamo solo nel campo della fantapolitica.

Intanto, la festa dell’amicizia segna come sempre l’avvio della stagione politica autunnale, dopo tre settimane intense riunioni di verifica – durante le quali sono state segnalate frizioni importanti, poi ricomposte – e alla vigilia di una sessione consiliare densa di argomenti fondamentali per ridisegnare il Paese rispetto al passato.

È un punto fermo, checché ne dicano quelli che parlano di “verifichina”, di attaccamento alle poltrone, di “spauracchio elettorale”. Niente di tutto questo.

Difficile anche una lettura secondo la chiave di Machiavelli, il quale consigliava ai principi che volevano mantenere il loro potere, di allearsi con i fattori di potere minori, quelli che comunque non potevano costituire una minaccia e sostenerli affinché rimanessero fedeli alleati.  Invece, il potenziale alleato più forte andava indebolito con ogni mezzo.

Seguendo il ragionamento, chi potrebbe subentrare in un eventuale cambio di alleanze? Tra le due formazioni di opposizione, RF appare la più strutturata e la più agguerrita. Ma è anche alle corde. Il fallimento del progetto politico di Adesso.sm, realizzato con l’occupazione del tribunale e dei gangli vitali economico finanziari, li ha messi in grande difficoltà. Tutti i loro uomini di punta, o quasi, sono inquisiti o spariti dalla circolazione: Buriani, Guzzetta, Grandoni, Daniele Guidi, Stefania Lazzari, Grais, Savorelli. Perfino quel Fabio Zanotti presidente Carisp che aveva detto alla tivù: “La Repubblica ha bisogno del mio silenzio”. Lo stesso silenzio dietro cui ora si nasconde anche Confuorti.

L’obiettivo di RF è cercare di ripristinare gli antichi poteri e tornare al governo per portare a termine il suo progetto. Di qui l’accanimento contro le riforme riguardanti la giustizia, il tribunale, la finanza, le banche e contro qualsiasi persona o partito che vada a scavare nel marciume del passato.

Libera, in confronto all’odio di RF, sembra una “mammoletta”. Nonostante rivendichi nei suoi comunicati il “senso di responsabilità” verso lo Stato e verso i cittadini, non riesce ad averne riscontro nei suoi atteggiamenti. Una contraddizione che trascolora in ipocrisia quando, a fronte degli incredibili successi della sanità nel contrasto alla pandemia, nella campagna vaccinale e nelle riforme pronte ad essere varate, attacca ogni giorno la medicina di base, ben sapendo che non è qui il problema politico. Ma non riesce ad andare oltre.

Il problema di Libera è che nelle sue file ci sono ancora molti responsabili del governo Adesso.sm, che sono sempre più in difficoltà ogni giorno che passa, e ci sono ancora gli “innamorati di AP” che lavorano ai fianchi. In questa situazione oggettivamente sterile dal punto di vista politico, è ovvio che il governo vada avanti, anche se ogni tanto deve aggiustare il tiro e rimettersi in carreggiata.

La DC è molto forte nei numeri, un po’ meno nella sua azione politica che si sfrangia spesso nelle mille correnti interne. Le quali, pur essendo sovente in contrasto anche tra loro stesse, trovano comunque nel partito il loro comune denominatore. E così vanno avanti.

Rete, molto meno forte nei numeri, ma molto forte nella sua azione politica, si è rivelata in questo anno e mezzo di governo come il vero elemento di novità e come il partito capace di arrivare all’obiettivo. Anche se qualche volta le ragioni del quieto vivere la portano a mediare con gli alleati e ad ammainare la bandiera dell’intransigenza. Oppure, a litigare pesantemente. Alla fine, si guaderanno i risultati, perché solo quelli contano. Alla faccia dei detrattori, che non hanno niente da dire, ma attaccano ogni giorno.

Sugli NPR l’analisi è un poco più complicata, perché i loro panni sporchi se li lavano quasi sempre in casa. Il che non è sbagliato, perché così non danno materiale alle male lingue. I soliti bene informati raccontano di sempre più fitte riunioni conviviali, quasi sempre fuori confine, dell’area socialista-pidiessina, con la chiamata alle armi anche degli ex leader ormai in pensione, che comunque non hanno perso il loro carisma, né la loro base elettorale. Una rottura coi Berti? Ma perché? Fino alla prossima campagna elettorale, probabilmente non succederà nulla.

Non ci siamo dimenticati di Motus, tutt’altro. È solo che dentro a questa maggioranza sembrano quasi ininfluenti. Vedremo cosa porterà l’autunno, ormai alle porte.

a/f