I VERTICI di Banca Centrale non hanno smentito rapporti e trattative con i «numeri due e tre della politica, ma anche con il numero 1».
I numeri due e tre sono già stati portati nel carcere dei Cappuccini. Relativamente al numero 1, al momento, non si muove nulla, ma i magistrati che stanno portando avanti questa enorme e complessa inchiesta non sembrano intenzionati a fermarsi. Nel corso della prossima settimana, infatti, dovrebbero essere sentiti altri funzionari di Banca Centrale, ma anche dirigenti di istituti di credito sammarinese.
IN QUESTA fase dell’indagine l’intenzione degli inquirenti è fare luce su «abboccamenti, trattative e scambi epistolari tra i politici indagati (e non) e i vertici di Banca Centrale» che, secondo le ipotesi dell’impianto accusatorio che vede in carcere Claudio Podeschi e Fiorenzo Stolfi, avevano al centro società già segnalate per aver violate le normative antiriciclaggio.
Questo perché la parte grossa di questa inchiesta starebbe non solo nel sistema di tangenti che ammantava tutto ciò che ruotava intorno a San Marino, ma per le gigantesche somme di denaro riciclate.
Quello su cui i magistrati stanno cercando di fare chiarezza e perché l’autorità di vigilanza di Banca Centrale non avesse tenuto conto della segnalazione, fatta da un suo funzionario, nei confronti di società dal passato e presente poco chiaro e che erano collegate agli ex segretari di Stato, ora in carcere. Non solo non ne avessero tenuto conto ma avessero in qualche modo mandato avanti le iniziative promosse da Stolfi, da Podeschi e dal «numero 1». (…) Il Resto del Carlino
