San Marino. Nella Giornata internazionale delle foreste ricordiamo che senza alberi non c’è vita (ma li stiamo cancellando dal Pianeta) … di Alberto Forcellini

Il calendario è talmente pieno di ricorrenze e giornate internazionali che si corre il rischio di non fare attenzione neppure ai temi più importanti. Ieri, 21 marzo, ad esempio, c’erano tre appuntamenti di rilievo: il ricordo delle vittime di mafia e la poesia, che hanno avuto maggiore spazio sui media, mentre la Giornata internazionale delle foreste è stata praticamente dimenticata. Cerchiamo di colmare questa lacuna ponendo qualche riflessione sul fatto che distruggendo foreste e boschi rischiamo di cancellare la vita sulla Terra.

Sono loro, le foreste, le nostre grandi alleate per il clima, poiché costituiscono dopo gli oceani, il più ampio serbatoio di carbonio: ne trattengono complessivamente 861 miliardi di tonnellate e ogni anno assorbono circa un terzo delle emissioni antropiche di CO2, evitandone l’accumulo in atmosfera. Ma l’impatto dei nostri consumi le sta distruggendo. Non solo: sono quotidianamente minacciate da incendi, parassiti, siccità e deforestazione con percentuali senza precedenti. Eppure, nessuno di noi sembra essere disposto a cambiare una virgola del proprio comportamento.

I 36 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO?) immessi ogni anno nell’atmosfera dalle attività umane, hanno portato all’aumento di 1,1°C della temperatura media globale, rispetto al periodo preindustriale. Nell’area mediterranea, l’aumento medio ha superato l’1,5°C, per questo viviamo cambiamenti climatici e fenomeni meteo estremi.

Le foreste pluviali sono i polmoni verdi dell’intero pianeta. Sono preziose per regolare il ciclo del clima e dell’acqua, per combattere l’inquinamento, ma invece di salvaguardarle le stiamo distruggendo: nel silenzio generale, solo nel 2021, sono stati rasi al suolo oltre 11 milioni di ettari, di cui circa 5 in Amazzonia. Le stiamo letteralmente mangiando: possiamo poi stupirci di quanto accade?

Non meno importanti sono i nostri boschi e le foreste alpine. Va detto che le popolazioni montane, più legate alle natura di quanto non lo siano gli abitanti metropolitani, conoscono molto bene il valore e la funzione del patrimonio arboreo. Per questo hanno sviluppato una cultura di conservazione che non ne esclude l’utilizzo ragionato a fini umani.

Le foreste alpine sono infatti ecosistemi delicati e di particolare importanza per la salvaguardia degli equilibri idrogeologici dei versanti; per la protezione dei nuclei abitati e le altre infrastrutture dalla caduta dei massi e delle valanghe. Le ceppaie e i tronchi degli alberi possono infatti trattenere i massi di dimensioni contenute; anche i tronchi abbattuti a terra, specie se disposti perpendicolarmente alla linea di pendenza, possono costituire un utile elemento di rallentamento e trattenuta dei massi. Anche la qualità dell’acqua viene mantenuta e persino migliorata dall’azione filtrante delle radici e del suolo forestale. La foresta è il miglior alleato per la conservazione delle riserve di acqua potabile.

Danno lavoro e reddito: i boschi alpini producono ogni anno circa centinaia di migliaia di metri cubi lordi di legname (secondo quantità assegnate per le diverse località), che danno reddito ai proprietari forestali, sia pubblici sia privati, e lavoro agli addetti delle imprese di taglio, delle segherie e delle imprese artigiane di lavorazione del legno, sino al prodotto finito. Molte aziende hanno sviluppato tecniche e procedure green, in grado di produrre energie pulite anche dagli scarti.

Le foreste alpine e appenniniche consentono di apprendere, conoscere, praticare sport, o più semplicemente godere di vacanze rilassanti e salutari grazie all’aria ossigenata prodotta appunto dalle piante. Hanno una fondamentale funzione paesaggistica, che per altro è in continuo mutazione perché dal punto di vista tecnico-scientifico non è possibile descrivere boschi e foreste come un sistema statico. Al contrario, essi costituiscono ecosistemi in continua evoluzione. Le superfici coperte da alberi possono espandersi o regredire in funzione degli usi del territorio. Ad esempio, nelle aree agricole abbandonate e quindi non più utilizzate dall’uomo, nel giro di pochi anni si sviluppa una componente arboreo-arbustiva che va affermandosi fino al ristabilirsi di un bosco. Questo processo di riforestazione è naturale: il bosco è un ecosistema in grado di ricreare sé stesso.

Per tutte queste ragioni si sono sviluppati moltissimi progetti per la sorveglianza contro gli incendi, la tutela e l’intervento in caso di fuoco naturale (sempre molto raro) o causato dall’uomo (il più frequente in assoluto). Eppure ogni anno bruciano 3 milioni di ettari in più.

Ciò nonostante, su territorio nazionale italiano, boschi e foreste sono in continuo e graduale aumento, giungendo a coprire oltre il 30 per centro della superficie totale. Non abbiamo il dato sammarinese ma sappiamo che, nonostante la cementificazione dilagante, sono presenti aree boschive di pregio. In tutta Europa e molte altre parti del mondo, la tutela forestale è al centro di molte sfide, a beneficio delle generazioni attuali e future. E questa è una bella notizia che va a coronare una giornata mondiale dai più dimenticata.

a/f