“Le norme prevedevano la possibilità di realizzare anche uno o più piani interrati ed è stato deciso di non farli” per “la volontà di non fare interventi invasivi”
Non mi sembra che questo intervento possa costituire esempio utile a suffragare l’istanza portata avanti da La Tribuna Sammarinese per una più stringente norma- tiva a tutela del Monte”. Così l’ingegner Maurizio Grassi, il progettista e direttore dei lavori del cantiere lungo Viale Onofri in Città, replica con una nota all’articolo di Tribuna di martedì.
In quell’occasione avevamo ripreso il malumore e le polemiche di residenti e cittadini verso il cantiere che ha interessato anche una parte del monte Titano dichiarato nel 2008 patrimonio mondiale dell’Umanità. I lavori, attivi dall’ottobre 2013, coinvolgono un’antica abitazione oggi di proprietà della so-cietà Fondo Palazzo Srl dell’ex leader di Ap Tito Masi.
Secondo l’ingegner Grassi dietro alla ristrutturazione del palazzo non c’è alcun caso. “Sull’osservanza di permessi e norme – scrive il progettista – non occorre dilungarsi perché concordiamo perfettamente. L’articolo, anche se in un titolo si parla di pareri ”avversi”, riporta chiaramente che vi sono tutte le approvazioni: Commissione per le Politiche Territoriali, Commissione per la Conservazione dei Monumenti e degli Oggetti d’Antichità e d’Arte ( CCM), aggiungo anche l’approvazione dell’Ufficio Urbanistica e quella dell’Ufficio per la Gestione delle Risorse Ambientali ed Agricole”.
Quindi Grassi racconta che il cantiere “ha avuto ben due ispezioni dell’Ufficio Controllo del Territorio: le opere risultano costruite in assoluta aderenza a progetti e permessi”. Progetti che, sottolinea l’ingegnere, sono ‘figli’ per così dire del Piano particolareggiato R135 risalente a prima del 2007, col quale sono state definite le modifiche apportabili rispetto al costruito, “compreso la quantità di sbancamento autorizzata”. Grassi lancia poi una frecciatina alla Commissione monumenti che “ha parere vincolante sui Piani Particolareggiati e quindi anche sulla eventuale previsione di sbancamenti”, rispondendo così indirettamente agli appunti della Ccm sullo scavo nella roccia previsto da Grassi.
“La pratica – continua – è stata oggetto di discussione e approfondimenti ai vari livelli, com’è naturale, ma al ritorno in CPT per l’approvazione definitiva non c’è stato alcun parere contrario”. Per quanto concerne gli “aspetti sostanziali”, Grassi sottolinea come “la quantità di roccia di cui era prevista l’asportazione era, come chiunque ne abbia voglia può controllare, dell’ordine di grandezza di due posti auto. Nella realtà la quantità di roccia è stata molto inferiore perché quel tratto di scarpata, come risulta dalle vecchie carte con curve di livello oltre che ovviamente dalla semplice visione delle foto pubblicate con l’articolo, è in gran parte costituito da detriti provenienti dalle lavorazioni effettuate nella superiore cava. Ed è appunto detrito – spiega ancora Grassi – la maggior parte di materiale asportato.
La quantità di roccia è quindi modesta e notevolmente inferiore a quella asportata recente- mente in altre opere”. “Fermo restando – scrive l’ingegnere – che si può ritenere di non dover toccare neppure un pezzetto di roccia e di dover adottare normative apposite nei siti tutelati dall’Unesco, se ne conclude che non c’è allora neppure un “caso” sotto l’aspetto sostanziale, a meno che qualcuno, vedendo le foto pubblicate non pensi erroneamente che il “buco” in vista sia stato realizzato nel cor- so dei lavori in oggetto, mentre in realtà si tratta di un grottino artificiale presente da decenni”.
Il progettista quindi sottolinea come “le norme prevedevano la possibilità di realizzare anche uno o più piani interrati ed è stato deciso di non farli” per “la volontà di non fare interventi invasivi”. In questa direzione va anche la modifica chiesta e ottenuta al P.P. nel 2012. La scelta è infatti “volta ad allontanare dal confine il volume dell’autorimessa esistente (da mezzo metro circa a tre metri!), proprio per l’attenzione a riequilibrare i volumi ed i distacchi concepiti con l’originario piano di espansione”.
In conclusione per Grassi “non sussiste alcun “ca-so” e non mi sembra che questo intervento possa costituire esempio utile a suffragare l’istanza portata avanti da La Tribuna Sammarinese per una più stringente normativa a tutela del Monte”. Normativa che, ribadiamo, è quanto mai necessaria.
La Tribuna