San Marino. ”Niente ha più valore di un atto di gratuità” … di Angela Venturini

Riceviamo e pubblichiamo

Doniamo il nostro contributo al sistema sanitario sammarinese, ma che sia deducibile dalle tasse. Cioè? Alla fine, deve pagare lo Stato? Diamo il superfluo, poi ce lo facciamo risarcire? 

È la versione moderna di quella carità pelosa contro cui si scagliò Gesù nel tempio. L’episodio dell’obolo della vedova raccontato nel Vangelo di Matteo: “In verità vi dico, questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva per vivere”. 

Ma intendiamo fare solo una considerazione di tipo religioso. La moderna scienza economica da tempo sostiene la validità dell’attività come donazione, teorizzando, come ha fatto Luigino Bruni, la cosiddetta “economia civile”. 

Economista, accademico, saggista, giornalista, storico del pensiero economico, con interessi in filosofia e teologia, ecco un breve tratto degli innumerevoli scritti di Luigino Bruni, che potremmo prendere come lezione. 

Siamo stati capaci di resistere nelle stagioni durissime del dopoguerra, del terrorismo, delle contrapposizioni ideologiche e politiche radicali e violente, perché il Paese reale faceva un’esperienza di unità nelle fabbriche, nella terra, negli uffici, nelle cooperative, e ha intessuto un legame sociale che regge e ci sorregge ancora. Siamo sopravvissuti lavorando insieme, lavoratori, casalinghe, sindacati, contadini, imprenditori, banchieri, politici. Discutendo e lottando nelle fabbriche e nelle piazze; ma soprattutto lavorando e soffrendo insieme – anche per questa ragione è urgente tornare a generare nuovo lavoro. E sopravvivremo se saremo capaci di trovare ancora unità lavorativa, economica, civile. (…)

All’origine delle civiltà, il dono e lo scambio interessato erano indistinguibili. Si donava come via allo scambio, che un giorno divenne il mercato. Questo dato antropologico ci dice molto anche sul nesso inverso: ci svela che nel mercato esiste e resiste molto dono. Se così non fosse, ben poca e triste cosa sarebbe recarsi per decenni ogni mattina al lavoro, per chi ha il “dono” del lavoro, o donare i nostri anni migliori in una fabbrica o in un uffici; ben triste e poca cosa sarebbero i nostri progetti e sogni lavorativi, troppo poveri i nostri rapporti di lavoro, troppo poche le ore di vita vera. Lo sappiamo tutti, lo abbiamo sempre saputo. Ma in questa fase di pensiero economico e sociale debole e superficiale, dobbiamo ricordarlo a noi stessi, e a tutti.”

Ecco, sarebbe bene che tutti ricordassero quello che San Marino è stato capace di fare nei tempi più bui della sua storia e che oggi, di fronte ad un’emergenza senza pari, sta dimostrando di saper fare ancora. Senza alcuna necessità di aggrapparsi a quel populismo di bassa lega che dimostra invece tutta la pochezza di chi lo propugna. 

Angela Venturini