Questo, in sintesi, ciò che è emerso nel corso della Commissione Mista Allargata, convocata venerdì 4 luglio scorso.
Incalzato da qualche sparuta domanda, il Segretario di Stato per gli Affari Esteri è sembrato assai impacciato nelle sue risposte, piuttosto lunghe, ripetitive e un po’ confuse. Analizziamo quanto è stato affermato, perché penso possa chiarire molto di più di quel che non è stato chiarito fino ad ora.
Il Segretario agli Esteri ci ha tenuto a dire che “non stiamo qui perché ci viene imposto, calato dall’alato, perché abbiamo la pistola alla tempia” e soprattutto “perché ne abbiamo bisogno.” E già lo stato un po’ confusionale emerge, perché, se non ne abbiamo bisogno non si capisce bene perché ci siamo impelagati così con questo benedetto accordo.

Ci è stato spiegato che “siamo in continuità con un volere popolare da dieci anni a questa parte, a partire dal referendum del 2013.” Inesatto! Nel 2013 è stato fatto un referendum per l’adesione all’U.E. che è cosa completamente diversa dall’Associazione, forse si sta facendo un po’ di confusione, tanto per confondere le acque già di per sé abbastanza torbide. Tra le altre cose, nel referendum del 2013, il Partito di appartenenza del Segretario agli Esteri, fu contrario all’adesione, anche se non è mai stato contrario all’integrazione. Ci mancherebbe altro. San Marino è già geograficamente in Europa e nessuno può essere contro una maggiore integrazione, l’unico piccolo particolare da tenere in conto, sono le condizioni alle quali si dovrebbe concretizzare una migliore integrazione europea. Comunque sia, se vogliamo dirla proprio tutta, quel referendum spaccò in due gli elettori e se anche una piccola maggioranza di sì prevalse, non fu raggiunto il quorum (i no e gli astenuti erano comunque più dei sì) e il referendum fu respinto dalla popolazione. Fine!
L’Accordo di associazione, quindi, è tutt’altra cosa e per indorare la pillola, non si può falsamente affermare che c’è una volontà popolare alle spalle. Ci sono gli ultimi 4 governi, 4 maggioranze alle spalle, questo è vero, che hanno risposto però a logiche e interessi partitici e di coalizione, imposti da leggi elettorali improbabili. Ma poi mi chiedo, se, come afferma il Segretario di Stato agli Esteri, ci fosse tutta questa spinta popolare, perché si teme così tanto in ricorso allo strumento democratico per eccellenza, ovvero il referendum? E’ presto detto; è sufficiente prendere atto di ciò che è stato affermato dal rappresentante del Governo nella Commissione Mista Allargata, e cioè che: “Pretendere che da una parte il cittadino normale, che non conosce queste cose, possa decidere consapevolmente ciò che vogliamo…”, aggiungo io, forse è troppo. Quindi, secondo questo assunto, l’elettore è intelligentissimo quando è chiamato ad eleggere i Consiglieri, i quali, in virtù della nomina, diventano seduta stante “plus dotati” rispetto ai cittadini “normali”, i quali invece non possono esprimersi consapevolmente attraverso il referendum e devono ciecamente affidarsi ai Consiglieri “Plus dotati”. Questo lo sostiene il capo della diplomazia sammarinese pro-tempore, il quale ammette che i cittadini non sono sufficientemente informati perché la materia è complessa e non è facile spiegarla e quindi il referendum indetto subito sarebbe prematuro, in quanto, nella sostanza, non si sa con esattezza a cosa andiamo incontro. Perfetto! Ma chi avrebbe avuto il compito di informare i cittadini in modo comprensibile, elencando gli eventuali vantaggi e tutto quanto quanto San Marino dovrà mettere in atto per accedere agli eventuali vantaggi, comprese le rinunce? Chi, se non il Capo della Diplomazia del nostro Paese? Allora, meglio prevedere un referendum fra tre, quattro, cinque anni, dopo aver sperimentato l’eventuale Accordo. E’ una soluzione che ha del geniale, chiudere la stalla dopo che i buoi sono usciti! Ecco, questo è l’attuale stato tragicomico della situazione.
Ora, poche considerazioni finali: I governi, che nelle ultime legislature si sono succeduti, sono stati tutti troppo carenti di trasparenza e informazione e non possono prendersela con nessuno, hanno fatto tutto da soli.
Il ricorso al referendum esula da tecnicismi e formule burocratiche, ma è una scelta politica, che indipendentemente da come la si pensi in merito all’Accordo con l’U.E., i politici che hanno a cuore gli interessi collettivi e siano autentici democratici, concretamente rappresentanti del popolo, devono assolutamente perseguire.
I cittadini sono molto più avanti della politica e usano lo strumento del referendum esattamente per quello che è: un modo di esprimersi su di un argomento specifico, senza mettere in discussione ideologie e appartenenze politiche.
La celebrazione di un referendum che coinvolga tutti gli elettori sulla scelta epocale dell’associazione all’U.E., ridefinendone giurisdizione, economia e ordinamento, è imprescindibile per la salvaguardia della democrazia nella nostra Repubblica e per il civile convivere nel segno della volontà espressa dalla reale maggioranza dei cittadini.
I sammarinesi devono respingere visioni autoritarie che vorrebbero, scelte di ampio impatto sulla cittadinanza per molti anni a venire, esercitate da un manipolo di consiglieri, per di più, a quanto pare, male informati e incapaci di spiegare i contenuti dell’Accordo ai cittadini, per loro stessa ammissione.
I sammarinesi hanno il diritto di esprimersi e hanno il dovere di salvaguardare l’identità e la sovranità della nostra Repubblica, senza mediatori più o meno interessati a difendere accordi trasversali tra apparati di partiti e non con il popolo.
E’ giunto il tempo di alzare la voce e di dire che San Marino non può essere ridotto a laboratorio per l’ambizione di pochi.
Infine, tutte le miriadi di chiacchiere vuote, fatte sui vari aspetti dell’Accordo, decadono di fronte ad una semplice domanda, che poi implica una scelta politica: Indipendentemente da tutto il resto e da tutte le considerazioni possibili, il Referendum lo facciamo oppure no? Siamo ancora in una democrazia o il sistema San Marino è divenuto qualcos’latro di molto più oscuro?
E’ ora che ognuno si assuma apertamente la propria responsabilità di fronte ai sammarinesi! Al di là delle diverse e rispettabili posizioni in merito all’Accordo di Associazione U.E., ritenete che gli elettori debbano votare prima che il negoziato divenga Accordo internazionale vigente, o glielo volete impedire? Sì o no, è’ semplicissimo. Tutto il resto sono solo chiacchiere dietro alle quali nascondersi o per malafede o per vigliaccheria!