E’ passata la linea dura e la seduta del Consiglio Grande e Generale di mercoledì è così proseguita ininterrottamente dalle 17 del pomeriggio alle tre di notte. Il perché dopo ore e ore di interventi cantilenanti pronunciati da esponenti di Rf e Libera lo ha spiegato un Giuseppe Morganti senza ritegno: “se volete che smettiamo, lo facciamo subito ma ci dovete assicurare che si raggiungerà un accordo fra gentiluomini domani in ufficio di presidenza rispetto al comma sulla nomina dei Garanti. O facciamo in questo modo o noi andiamo avanti”. Un ricatto bello e buono che fa perder tempo al Paese e soldi ai cittadini. Ed anche una provocazione da parte di chi non si rassegna al ruolo di opposizione e che per questo concentra le proprie energie a provare con i fatti che il cambio di metodo siano soltanto parole. Un tranello in cui anche qualche consigliere di maggioranza, in tutta buona fede, rischia di cadere. La nomina dei Garanti non ha nulla a che vedere con l’andare avanti a colpi di maggioranza. Lo ha spiegato in Aula il capogruppo di Npr Denise Bronzetti che ha parlato di membri decaduti e della necessità di procedere a delle nomine che erano state negate alla ex opposizione e che dunque spettano alla maggioranza. Un concetto ripetuto anche dal segretario della Dc Gian Carlo Venturini che ha parlato di un equilibrio da ripristinare assicurando massimo rispetto per le nomine di spettanza dell’opposizione, quando giungeranno a scadenza e occorrerà procedere a rinominare i membri. Chi è però convinto che da questo braccio di ferro non possa venire nulla di buono è il consigliere della Dc Pasquale Valentini “Trovo inaccettabile – ha detto Valentini – che il Consiglio Grande e Generale venga snaturato delle sue funzioni. Non è possibile parlare a vuoto come è avvenuto mercoledì notte e non riuscire a trovare un punto d’incontro. A prescindere dalle responsabilità del passato, e qui ho molto apprezzato i toni degli interventi dei segretari di Stato, occorre ritrovare il clima giusto dove non ci si parla sopra ma ci si ascolta e confronta. La responsabilità del clima è di chi guida. Dunque è nostra la responsabilità di creare le condizioni per il dialogo, ovvio che non si dovrà trattare di una disponibilità a senso unico e che le condizioni che creeremo dovranno essere accolte”. Frattanto mercoledì notte l’ostruzionismo che puntava a fare in modo che non si arrivasse alla nomina dei Garanti non ha però impedito la nomina della commissione antimafia il cui presidente è stato individuato proprio nella figura di Pasquale Valentini al quale abbiamo chiesto di ripercorrerne la storia anche alla luce dell’importanza che tale commissione ha per il nostro Paese, cosa che Repubblica.sm è tornata a ribadire spesso. “La commissione – ha spiegato Valentini – è nata in una particolare circostanza in cui erano emerse, tramite le relazioni della magistratura, delle infiltrazioni, episodi nei quali si era evidenziato il fatto che la realtà sammarinese era venuta a contatto con personaggi legati alla malavita italiana. Pure rilevando sempre che non c’era un fattore endogeno, di origine sammarinese, a seconda delle circostanze, c’erano stati contatti. La commissione ha operato subito come commissione di inchiesta, con compiti speciali per esempio per la vicenda Fincapital che è sfociata in relazioni con conseguenze sia politiche che giuridiche che hanno fatto partire anche dei processi. Poi si è continuata l’opera di monitoraggio, l’ultima relazione è stata prodotta nel 2014, da allora si è compiuto un lavoro di ricognizione. Nel tempo le cose sono molto migliorate, il Paese si è dotato dell’Ufficio di controllo delle attività economiche, del nucleo antifrode e la normativa si è evoluta. Si sono cioè messi in piedi presidi e anticorpi che hanno reso il Paese meno vulnerabile.
Nell’ultima legislatura c’è stato poi un passaggio molto importante, il contatto con la commissione italiana portato avanti dalla presidenza Pedini, incontro veramente significativo. Dobbiamo continuare ad attivare questo contatto, un passo nuovo che non era mai stato fatto. Il fenomeno è in continua evoluzione. Su settori che erano settori che consideravamo immuni, stiamo vedendo che non bisogna abbassare la guardia. Prioritario sarà cercare di capire perché si parla di San Marino, al netto delle citazioni strumentali basate su pregiudizi passati, quali sono i punti di vulnerabilità. E poi occorrerà riflettere su come rinforzare i presidi che abbiamo attuato sia sul piano normativo sia sul piano degli organismi che dobbiamo ulteriormente rafforzare e specializzare. Non va creato un clima in cui si debba spaventare la nostra popolazione, al contrario vanno dati elementi di sicurezza dovuti alla garanzia che c’è un controllo per prevenire”. La commissione sarà composta da otto membri tra i quali, oltre al presidente, Gian Nicola Berti (Npr); Emanuele Santi (Rete); Michela Pelliccioni (Dml); Matteo Ciacci (in sostituzione di S.E. Boschi) e Guerrino Zanotti (Libera); Andrea Zafferani (Rf).
