Fantini continua: “… L’errore più grave è non capire che continuiamo a dare l’immagine di una realtà non seria e non affidabile. Certi pentitismi fanno comodo agli inquirenti, ma sono la prova della inaffidabilità di un sistema facilone ed arrivista. Nei libri rimarrà una storia di cui vergognarsi nelle prossime generazioni…”.
E ancora: “… Nella vicenda giudiziaria, invece di considerarsi estraneo lo Stato dovrebbe immergersi, eliminare sprovveduti interlocutori, e si accorgerebbe della inconsistenza di molte accuse e reati, delle anomalie commesse, degli sconfinamenti giuridici e territoriali ciecamente tollerati, della vessatorietà di certi comportamenti..” .
Con queste parole Mario Fantini esterna tutta la sua tenacia a non mollare. Cerca di scuotere per l’ennesima volta un establishment sordo alla verità dei fatti. Chiude la lettera rivolgendosi agli Ecc.mi Capitani Reggenti sottolineando “… che la posta è stata di centinaia di milioni (…) la Cassa dovrebbe ora recuperare un buon rapporto con i soci buoni (quelli che hanno messo fatica e sudore nell’azienda) e tutti insieme rivendicare il pagamento dei danni subiti come avviene fra paesi seri. Il percorso richiede impegno e fatica ma questo è normale se si vuole difendere la verità e l’indipendenza”.
Dopo 18 giorni morì abbandonando nel frattempo le cure di un male che lo aveva colpito negli ultimi mesi. La lucidità culturale, la professionalità del banchiere, l’attaccamento ai valori allo Stato di San Marino e la tenacia dell’uomo fanno di Mario Fantini un esempio per tutti noi che combattiamo ogni giorno affinché la verità emerga con tutta la sua forza, anche e soprattutto, per restituire dignità a uomini come lui.
Stefano Ercolani
Ultima parte – Fine