Eccellenza, l’anno è appena iniziato e non sono mancati i bilanci di quello trascorso. Ora, dopo che nel 2017 l’impensabile è accaduto, quali sono le sue riflessioni?
“Anzitutto auguro buona e lunga vita alla nuova testata, a chi ci lavora e ai futuri lettori. Altrettanto auguro agli altri giornali! Auspico che questo giornale possa essere e restare una voce libera, uno spazio costruttivo di incontro, confronto e amicizia. Ai lettori il compito del giudizio”.
Si è appena concluso un anno caratterizzato da grandi avvenimenti per la Repubblica. Potremmo iniziare dall’insediamento del nuovo governo, carico di promesse e sicuramente intenzionato a dare il meglio di sé, un governo formato da persone per lo più giovani, senza dubbio preparate, ma con una esperienza tutta da verificare sul campo e incalzato da una opposizione motivata e fortemente presente.
È stato un anno caratterizzato anche da forti tensioni, da cedimenti strutturali per quanto riguarda il sistema San Marino. Ma è stato anche l’anno di eventi suggestivi. Ne cito appena qualcuno: la riuscita dei Giochi olimpici dei Piccoli Stati, l’avvicendamento dell’ambasciatore d’Italia e del nunzio apostolico della Santa Sede presso la Repubblica di San Marino. Come ogni anno abbiamo assistito al cambio dei Capitani Reggenti, una cerimonia tutt’altro che folcloristica. È da sempre una lezione pratica e ideale di etica politica in cui il potere viene “ricevuto” e “restituito”: non ha origine nella persona che lo esercita, che è sempre e comunque a servizio. Poi ricordo la presenza dei tanti ambasciatori che, in quella circostanza, costituisce non solo il riconoscimento della piccola Repubblica fra le nazioni, ma il “bozzetto di un mondo unito”, esercizio concreto di dialogo internazionale e di pace. Ho avuto l’onore ogni volta – sia il 1° aprile che il 1° ottobre – di presenziare e di prendere la parola nel momento liturgico. I sammarinesi ricordano bene la loro origine, l’originalità del loro stato e, spero ancora, i valori a cui si ispira. In ambedue le circostanze i testi della liturgia mi hanno offerto l’occasione di fare memoria di due fondamenti dell’antropologia: il decalogo e la coscienza. Il decalogo come codice universalmente riconosciuto anche se, per la sua scaturigine, è espressione del tutto originale della tradizione ebraico-cristiana; la coscienza come facoltà conoscitiva che infallibilmente permette di riconoscere se le parole, i pensieri e le azioni sono conformi ai valori conosciuti. Su questi temi ho avuto espressioni di gradimento da tanti, non solo dai cattolici. La Repubblica ha la sua origine da un santo e si è storicamente ispirata ai contenuti della fede cristiana. È pur vero che, godendo di libertà e autonomia dal potere ecclesiastico, è fortemente laica (amo ripetere che il santo Marino non ha fondato “un monastero a cielo aperto”). A me, proveniente da altrove, desta sempre meraviglia come tradizione e laicità si siano integrate. Forse è l’originalità stessa della nostra Repubblica. Oggi c’è una laicità che in alcune sue manifestazioni appare piuttosto laicismo. Laicità è sinonimo di rispetto e accoglienza di ogni manifestazione spirituale e culturale. La laicità non è ideologia, il laicismo sì. Maturità vuole che si resti sempre aperti al confronto. Per quanto riguarda la Chiesa posso assicurare che non vi è ricerca di privilegi e nessuna volontà di invadenza e di ingerenza; una cosa rivendica: la libertà di annunciare il Vangelo e l’autonomia nei propri spazi e nei propri ambiti. Le istituzioni devono comunque tener conto che la quasi totalità dei sammarinesi professa la fede cattolica. Del tutto legittimi, pertanto, gli accordi fra Stato e Chiesa e la lealtà nell’osservarli. Questo non pregiudica attenzione e apertura verso altre esperienze di fede e altre culture”.
Sì, siamo a parole nella patria della libertà ma si sa che per esser liberi occorre aver coraggio. E troppo volte qui a San Marino è mancato il coraggio di sostenere le proprie idee finendo per farsi andare bene quelle degli altri. Che cosa significa oggi essere persone coraggiose?
“È possibile ai cattolici aderire a differenti opzioni politiche e militare in diverse formazioni. La Chiesa rispetta le istituzioni civili; le ritiene responsabili e del tutto capaci di reggere democraticamente la nostra convivenza. Non ha un mandato né abilità specifiche in sede di pratica politica. Tuttavia, non resta a guardare, quasi non abbia opinioni o competenze per un giudizio etico e antropologico. “Vedere, giudicare, agire” è stato per intere generazioni di giovani cattolici il programma formativo. In questi anni ho invitato i giovani a “scendere in campo”: troppo comodo e facile stare a guardare. In più occasioni mi sono espresso contro uno strisciante pregiudizio secondo il quale la politica sarebbe “cosa sporca”. La ritengo, al contrario, una delle forme più alte della carità. Ho criticato l’attaccamento al denaro e l’avidità tra le cause che hanno portato all’attuale situazione. Nel messaggio natalizio ho ripreso le mie dichiarazioni in favore della famiglia contro qualunque assimilazione alla famiglia di altre unioni che non sono famiglia. Parimenti sto sostenendo l’impegno di molti cattolici, espressione della società civile, contrari ad una legislazione abortista. Credo non giovi a nessuno l’assenza di un serio dibattito. I cattolici devono essere uniti su questi temi; lo esige la comune antropologia oltre che l’ispirazione della propria fede”.
Parlando di politica, il clima, per usare un eufemismo, non è dei più sereni. Fin qui si sono cercati dei capri espiatori cui dare la colpa e si è arrivati anche allo scontro aperto col Tribunale. Una cornice che anziché avvantaggiare i giovani e coloro che ancora credono nel sistema San Marino crea altri svantaggi con conseguenze gravi sulla vita di molti. Esiste un antidoto a tutto questo?
“L’anno si è concluso con un crescendo di tensione, fino allo scontro aperto. Il passato incombe. A volte mi chiedo: fino a che punto costruisce la litigiosità? È sufficiente cercare capri espiatori, quando si sa che tutti si è goduto di ricchezze e di vantaggi? Tra la gente ho colto diverse voci: qualcuna sicuramente fantasiosa, qualche altra ingenua, tutte sintomo di forte preoccupazione. C’è chi immagina la ‘cessione’ di San Marino a poteri economici forti, chi spera in una sanatoria con una nuova partenza, ma c’è anche chi si rinchiude nell’individualismo a godere dei propri vantaggi attuali”.
Qual è il suo augurio per il futuro?
“Il mio augurio? Che ognuno sappia dare il meglio di sé per il bene comune. In pratica: ridimensionare la conflittualità; non è tutto male il passato, non è tutto da rifiutare il presente; individuare alcuni obiettivi condivisi di risanamento sui quali impegnarsi tutti; reimparare uno stile di vita più sobrio, osservando la realtà attorno a noi, in Italia soprattutto e in Europa. Intanto la comunità cristiana assicura ogni impegno circa la formazione dei giovani e il sostegno alle famiglie ed una presenza costruttiva nel dibattito culturale e sociale”.
Olga Mattioli (Repubblica Sm)
Il nuovo quotidiano sammarinese Repubblica Sm sarà in edicola da lunedì 8 gennaio