San Marino. NON piove, governo ladro … di Alberto Forcellini

Va a finire che ci toccherà cambiare anche i proverbi. Ovvero quei motti che sono un condensato di esperienza e di saggezza popolare.

Chi non conosce l’espressione “Piove, governo ladro!” sempre usata come bonaria parodia degli slogan dei cittadini contro il governo e in generale contro il potere costituito, che è ladro per definizione e quindi colpevole di tutti i mali possibili, anche della pioggia.

Oggi, invece, magari piovesse! Ormai l’acqua è diventata preziosa come l’oro, anche perché quando manca, fa danni costosissimi. L’intera Italia è ormai a secco e si affaccia lo spettro del razionamento idrico: per le campagne, per gli allevamenti, per le abitazioni civili.

A San Marino, da lunedì è in vigore l’ordinanza per evitare sprechi ed abusi. È vietato innaffiare orti e giardini, lavare scale e terrazzi, riempire piscine private, lavare le macchine, fatta eccezione per gli autolavaggi.

La situazione in generale è peggiore rispetto alle crisi del 2003 e del 2017, in quanto si accumula ad inverni sempre più caldi e stagioni progressivamente meno piovose. Il rischio incendi è altissimo. In molte regioni sono già cominciati. Da quest’anno, anche sul Titano è attiva una vedetta dei volontari della Protezione Civile che si affianca ai colleghi riminesi proprio per tenere sotto stretta sorveglianza tutta la zona.

Sempre sul fronte generale, arriva l’allarme della comunità scientifica internazionale: «Il riscaldamento globale è responsabile di diversi fenomeni rischiosi per l’ambiente. Dallo scioglimento dei ghiacciai all’innalzamento del livello del mare, dall’incremento delle ondate di calore all’aumento di alluvioni». Sono queste le conclusioni di oltre 14mila ricerche analizzate dai 234 studiosi dell’ultimo Intergovernmental Panel on Climate Change. In Italia, le temperature degli ultimi 60 anni hanno mostrato una crescita costante. Nel 2019, la temperatura ha raggiunto il picco di +1,56 gradi Celsius rispetto alla temperatura media del periodo 1961-1990. Un record. Quel calore in più sta causando temperature estreme stagionali, riducendo il manto nevoso e il ghiaccio marino, intensificando le forti piogge e modificando gli habitat di piante e animali, espandendone alcuni e riducendone altri.

La quantità di riscaldamento futuro che la Terra subirà dipende da quanta anidride carbonica e altri gas serra verranno emessi nei prossimi decenni. Oggi, le attività umane, che consistono principalmente nel bruciare combustibili fossili e disboscare foreste, aggiungono all’atmosfera circa 11 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno. E siccome non abbiamo capito niente, per risolvere i problemi energetici causati dalla guerra in Ucraina, stiamo tornando ai carburanti fossili. Ci preoccupiamo dei costi economici, del caro bollette, del caro carburanti, ma non consideriamo mai i danni per la salute che una tale situazione sta causando.

Il più recente report WWF prende proprio in esame i danni diretti alla salute derivanti da condizioni meteorologiche sempre più estreme, tra cui ondate di calore, tempeste sempre più frequenti e gravi, inondazioni e siccità. I danni indiretti alla salute derivano dal peggioramento dell’inquinamento atmosferico, dall’aumento delle malattie trasmesse da vettori, dall’acqua e dal cibo sempre più contaminati e meno nutrienti, dalla riduzione della produzione alimentare, dall’impatto sulla salute mentale, dall’aumento dei conflitti, dal danneggiamento e dalla distruzione di abitazioni e terreni agricoli, dalle migrazioni forzate. Tutti questi impatti dannosi interagiscono con fattori socioeconomici e biologici, tra cui l’età, il sesso, il reddito, lo stato di salute, il razzismo e la discriminazione, per cui la salute delle persone più vulnerabili, emarginate e svantaggiate, tende ad essere danneggiata per prima e in modo più grave. Come? A cominciare dalle zoonosi.

E così arriviamo al Covid. Per il momento nessuno ha ancora collegato l’attuale ripresa del picco pandemico con il clima estremo di queste settimane, ma è un dato di fatto che nonostante il caldo, (o forse a causa di esso?) i contagi da Covid stanno tornando a livelli preoccupanti.

In questo momento limitiamoci tuttavia a considerare il problema dell’acqua. Le previsioni a lungo termine non sono attendibili, ma sono tutte concordi nel prevedere che almeno per le prossime due settimane, non pioverà. Il massimo che si possa sperare è in qualche temporale del tutto passeggero, che non riuscirà a placare la sete.

E allora, il primo imperativo per tutti è: usiamo responsabilmente l’acqua, non sprechiamola.

Ai responsabili della cosa pubblica, l’invito è più forte: aumentare i piccoli invasi; in agricoltura puntare alle tecnologie di precisione 4.0; utilizzare l’acqua di depurazione per gli usi industriali. Quindi emergenza sì, da tamponare con tutti gli strumenti possibili, ma anche investimenti in strutture e tecnologie, perché il futuro non sia così disastroso come si prospetta.

a/f