San Marino. «Non possiamo tacere alle nuove generazioni le verità che danno senso alla vita». E se educassimo alla famiglia? … di Don Gabriele Mangiarotti

C’è chi continua a pensare che coloro che pongono domande su quanto afferma il nostro Papa sia un avversario, un denigratore, uno che per definizione «rema sempre contro».

Peccato, perché il pregiudizio impedisce non solo il dialogo, ma soprattutto la percezione della realtà.

A me capita spesso di leggere e ascoltare le varie posizioni, facendo tesoro di quanto ci ha comunicato san Paolo: «Esaminate ogni cosa, trattenete ciò che vale» (1Tess. 5,21). Non per niente don Giussani diceva: «Imparate a giudicare, è l’inizio della liberazione».

Così, leggendo queste parole del I° giugno nel saluto del Santo Padre Francesco ai partecipanti al convegno “Linee di sviluppo del patto educativo globale” promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica mi è apparso chiaro che sulle parole vale la chiarezza di un giudizio e non la scontatezza del pregiudizio. Del resto mi pare che se cerchiamo di capire l’insegnamento del Papa (e penso in particolare alla strenua difesa della vita e al giudizio assai controcorrente sulla guerra – e che non mancheremo di riprendere, vista la sua importanza e assoluta bontà), tale insegnamento apre orizzonti di lavoro e riflessione estremamente attuali. E questo non esime dalla capacità di porre domande, di chiedere chiarimenti e di discutere le scelte.

 

Ecco quanto ha affermato: «Cari amici, questo nostro tempo, in cui il tecnicismo e il consumismo tendono a fare di noi dei fruitori e dei consumatori, la crisi può diventare momento propizio per evangelizzare nuovamente il senso dell’uomo, della vita, del mondo; per recuperare la centralità della persona come la creatura che in Cristo è immagine e somiglianza del Creatore. Questa è la verità grande di cui siamo portatori e che abbiamo il dovere di testimoniare e trasmettere anche nelle nostre istituzioni educative. «Non possiamo tacere alle nuove generazioni le verità che danno senso alla vita». È parte della verità. Tacere le verità su Dio per rispetto di chi non crede, sarebbe, nel campo educativo, come bruciare i libri per rispetto di chi non pensa, cancellare le opere d’arte per rispetto di chi non vede, o la musica per rispetto di chi non sente.»

 

Non è chi non vede che anche tra noi, a San Marino, è urgente il problema educativo, a volte chiamato «emergenza educativa»: «Non possiamo tacere alle nuove generazioni le verità che danno senso alla vita», ci viene ricordato. Allora dobbiamo interrogarci sui contenuti e sulla qualità della proposta ai giovani, e soprattutto se siamo capaci di sostenere l’impegno dei soggetti responsabili della cura dei nostri ragazzi e giovani.

Pensiamo alle nostre tradizioni: nella convocazione dell’Arengo dei Capifamiglia (guarda caso), si legge che erano appunto convocati “uno per foco”. E “foco” è chiaro che indica il soggetto, la famiglia come responsabile del bene della città intera.

E bisogna allora che «ogni foco» sia sostenuto nell’impegno a trasmettere quanto ha fatto grande la nostra storia e che le ha permesso di permanere come realtà statuale tra le più longeve (1700 e più anni). Il valorizzare la famiglia come soggetto educativo, la sua responsabilità e creatività anche sociale potrebbe dare quello slancio di vita che in tanti desideriamo.

In questa epoca in cui coloro che hanno a cuore il bene della società si chiedono come elaborare progetti (persino da sostenere anche economicamente) in difesa della educazione, non possiamo dimenticare che sarà proprio l’attenzione rinnovata alla famiglia che farà la differenza.

Già lo abbiamo visto nella testimonianza che all’Assemblea della Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche in Europa ha offerto la delegazione ungherese. E i risultati sono certo incoraggianti.

Non sarà allora il caso che, per proporre le varie «educazioni a…», si prospetti il cammino di una «Educazione alla famiglia»? Così «le verità che danno senso alla vita» saranno oggetto di riflessione, evitando di pensare che una educazione sarà possibile cancellando i valori che ci hanno generato, dando spazio purtroppo a coloro che pensano che la maturazione avvenga attraverso ogni forma di trasgressione (e abbiamo visto le conseguenze).

 

Vivere a San Marino e dimenticare o nascondere o mistificare la tradizione cristiana che ci costituisce avrebbe l’effetto tragicomico che immaginava il Papa: «bruciare i libri per rispetto di chi non pensa, cancellare le opere d’arte per rispetto di chi non vede, o la musica per rispetto di chi non sente.»

 

Per trattenere il valore, oltre a un criterio interiore e personale, implica lo sguardo alla realtà totale senza paura e senza laicistiche censure.

 

Gabriele Mangiarotti