San Marino. Non scopriamo troppo tardi l’umanità di certe persone … di Barbara Tabarrini

Chi supera i ‘cinquanta’, anni intendo, riflette di più, o meglio un po’ di più e si fa qualche domanda dopo aver effettuato il giro di boa, pensate solo a chi supera i sessanta e oltre.
Nonostante le affermazioni professionali, più o meno marcate, ti ritagli inevitabilmente del tempo per riflettere. Rimani di più su certe notizie che ti colpiscono, ti toccano.
Succede a volte che per conoscere a fondo una persona, per capire chi è esattamente devi aspettare che muoia.
E’ il senso della prima parte dell’editoriale di Vittorio Feltri su Libero pubblicato ieri.
Me lo sono sempre chiesto ogni qualvolta che ascolto un’omelia ad un funerale. Occorre proprio aspettare quel momento per capire chi
era esattamente l’amico o il conoscente che non c’è più? E’ un argomento divisivo.
Da una parte c’è chi ritiene che sia un momento ‘drogato’ dal sentimento, dal lutto, dove quelle parole di circa un quarto d’ora siano un rito dovuto. Non è certo quello il luogo per capire chi fosse veramente. Quasi dà fastidio una celebrazione post mortem, un rito forse non
necessario.
Lo senti quasi come un’offesa sapendo la validità, la bontà della persona. Per altri diventa invece una necessità di far capire ai presenti chi fosse veramente l’amico che non c’è più, la persona che stimavi.
Altri ancora si illuminano di fronte ad un personaggio che non avrebbero mai immaginato la sua forza, la sua dedizione alle cose reali, l’attaccamento a certi ideali che non pensavi avesse.
Certa è l’amarezza dei pochi, dei puri, che nutrono rabbia verso il cordoglio tardivo. Un fenomeno amplificato ovviamente per i personaggi pubblici. Sono pensieri comuni dopo una serie di lutti di queste settimane, in particolare di Papa Ratzinger e Gianluca Vialli e non solo. Si! E’ un argomento divisivo. Ciò che mi rimane sono le riflessioni che portano ad un isolamento spirituale dove nessuno può giudicare ma sicuramente può e deve riflettere.
Due gli argomenti che lascio aperti: la paura e l’eccitazione curiosa del grande Uomo Vialli nell’affrontare il trapasso e la grande umiltà di Papa Ratzinger nelle sue ultime parole prima di morire ‘Signore, ti amo’.
Con una riflessione.
Quante persone ci sono di cui non conosciamo la dedizione in vita, l’altruismo, la forza di ascoltare che scopriremo troppo tardi, soprattutto a San Marino?
Barbara Tabarrini, La RepubblicaSM