SAN MARINO. Nota dei Giovani Democratico Cristiani e del presidente Lorenzo Bugli: “La Politica ha fallito?”

 

 

 

Chi si occupa di politica, negli ultimi giorni ha guardato con grande interesse e fortissima
curiosità alle vicende della vicina Italia. La notizia del momento è senza dubbio la
decisione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di affidare all’ex presidente
della Bce, Mario Draghi, l’incarico di formare un nuovo Governo. Anche a San Marino la
convocazione di Draghi al Quirinale ha destato non poche reazioni. Siamo convinti che l’ex
presidente della Bce sia senza dubbio una delle persone più adatte – per competenza,
professionalità, esperienza, capacità di visione e lungimiranza – a traghettare l’Italia fuori
dalla crisi e ad affrontare le delicate sfide, economiche e non solo, che si stanno
prospettando. La nomina di Draghi, per quanto da noi apprezzata, certifica tuttavia quello
che è un dato sul quale vale la pena riflettere: il fallimento della politica e dei politici. Di
fronte all’immobilismo e all’imperizia di questi ultimi, la vicina Italia si è vista costretta ad
assumere una decisione non certo facile, delegando l’onere di un partita estremamente
delicata – come la gestione del Recovery Fund, dal quale dipende il futuro del Paese – a
dei tecnici. Ciò rappresenta senza dubbio una sconfitta per tutti gli elettori e per chi ancora
crede in una politica capace di assumere decisioni coraggiose e responsabili,
determinando nel bene e nel male le sorti di una nazione. Quando il politico non ha più gli
strumenti per operare in autonomia e ogni sua scelta è subordinata al volere dei tecnici,
allora il politico ha fallito. Una considerazione che ci porta a interrogarci, ancora una volta,
su quali debbano essere le caratteristiche di una decisione politica e quale sia il suo
rapporto con la tecnica, che oggi regola moltissimi aspetti della nostra vita, dalla sanità alla
finanza. La domanda che dobbiamo porci è: è giusto che un politico abdichi al proprio al
ruolo (ruolo che peraltro trae la sua legittimazione dall’esito delle consultazioni elettorali) in
favore di organismi di natura prettamente tecnica? Così non avremmo più una
democrazia, ma un governo di tecnocrati. D’altra parte occorre anche dire che la
situazione italiana presenta, a nostro modo di vedere, delle similitudini con quella
sammarinese. La presenza di una maggioranza di Governo solida nei numeri non deve
infatti ingannare o spingere i politici a perdere di vista il contatto con il “Paese reale”, le sue
problematiche, e le sue esigenze. Esigenze che, oggi più che mai, richiedono concretezza,
pragmatismo, risultati e azioni tangibili, misurabili e comprensibili da parte della
cittadinanza. Purtroppo occorre prendere atto di come nell’ultimo anno, anche al netto
delle tante criticità legate alla pandemia, i progetti di legge discussi e approvati dall’Aula
parlamentare siano stati davvero sporadici, togliendo a nostro modo di vedere un pò di
incisività all’azione del Consiglio Grande e Generale e offrendo facili sponde per le
strumentalizzazione dei partiti di opposizione Tra i pochi progetti di legge presentati, vale
senza dubbio la pena ricordare quello che ha portato all’introduzione del reato di revenge
porn, offrendo una risposta chiara e immediata a un problema effettivo riscontrato anche
nel nostro Paese. Allo stesso modo non comprendiamo, invece, il perché di certi
atteggiamenti che potremmo definire “attendisti” o di operazioni che mirano, magari
attraverso incarichi e consulenze, ad individuare le priorità del Paese, quando quelle
priorità sono ben note da tempo alle Segreterie di Stato, e in buona parte contenute nel
programma di Governo. La nostra non vuole essere una critica fine a se stessa, ma
vorremmo che fosse uno stimolo, una sorta di pungolo costruttivo affinché la necessità di
agire con ponderatezza, cognizione di causa e condivisione, non porti a lungo andare ad
un eccesso di immobilismo, che finirebbe per allargare lo scollamento tra cittadini e politici,
generando un vuoto di fiducia. Abbiamo più volte insistito sull’importanza di una corretta
cultura politica, improntata sull’ascolto, sul soppesare opinioni e proposte, ma anche sul
“fare”, sull’assunzione di responsabilità; ed è questo il punto che torniamo a ribadire con
forza alla luce delle sfide epocali che ci aspettano.