Su chi graverà l’incremento di entrate fiscali intrinseco nella riforma IGR che si vorrebbe far entrare a regime sull’esercizio economico 2023? Al momento l’unica certezza è che -come confermato dal Segretario di Stato alle Finanze, il democristiano Marco Gatti, durante l’ultima riunione della commissione consigliare competente- la nuova normativa dovrà determinare un incremento delle entrate, quindi un aumento generale della tassazione fra il 20 e il 25 per cento.
Come spiegato nei giorni scorsi (https://giornalesm.com/san-marino-riforma-igr-dallanno-prossimo-almeno-20-milioni-in-piu-di-tasse-in-media-520e-di-aumento-a-contribuente), ciò significherebbe un aumento medio, teorico ovviamente, di circa 500/550 euro per ogni contribuente IGR.
Il nodo da districare oggi è, quindi, come ripartire fra diverse fasce di reddito e tipologia del contribuente questi milioni di aumenti del gettito, visto che l’ipotesi che ciò possa venire assorbito in maniera importante dall’aumento della base imponibile appare oggi, alla luce della situazione macroeconomica globale unita al sempre più basso appeal che il “sistema San Marino” sa esercitare sugli investitori esteri, più che inverosimile.
Il Titano, infatti, è reduce da anni bui che hanno distrutto l’immagine, il suo sistema bancario e, per certi versi, lo stato di diritto. Non ci interessa, in questo ragionamento, se ciò sia una percezione fondata, ma il fatto che sia una percezione già è sufficiente perchè gli investitori guardino altrove.
Del resto, la concorrenza è agguerrita e condizioni fiscali di alcuni paesi membri dell’Unione Europea appaiono ben più allettanti di quelle sammarinesi, peraltro percepite come “instabili” vista la crisi economica e finanziaria sammarinese.
Ci sono tre motivi, nella percezione degli investitori stranieri, per “stare lontani” dal Titano:
• la non sicurezza delle banche dopo i fatti recenti che le hanno interessate e hanno visto i correntisti perdere -almeno momentaneamente- la disponibilità dei loro fondi, evento drammatico per ogni impresa;
• l’instabilità fiscale dovuta all’incremento del debito pubblico che apre alla possibilità di un anche importante incremento della pressione sulle imprese private;
• la caduta della qualità dello “stato di diritto”, determinata da azioni finanziario-giudiziarie che avrebbero portato -stiamo parlando di percezione, si ricordi- al sequestro di ingenti fondi di investitori esteri.
Se a questo uniamo il sempre più complesso iter burocratico nei rapporti commerciali da San Marino con i Paesi dell’Unione Europea la “frittata” è fatta: al momento appare molto più conveniente e “sicuro” investire nell’Est-Europa comunitario che non in Repubblica.
Chi, quindi, in una politica saggia, dovrà sobbarcarsi il grosso di questi aumenti di tasse? Facile e ovvia la conclusione: lavoratori dipendenti e pensionati, i cui redditi sono oggi molto più alti di quanto lo siano per le stesse categorie oltre confine. E’ crudo e crudele, lo so… Ma ogni diversa ripartizione degli oneri fiscali creerebbe una ulteriore perdita di competitività del “sistema San Marino”, già -diciamo- privo di appeal.
Su queste due categorie, in maniera proporzionale ed equa relativamente al reddito, dovrà ricadere la maggiore tassazione se si vorrà dare almeno una parvenza di successo ad un serio piano di risanamento economico. Infatti, ogni sistema economico è immorale. E’, semplifichiamo, una sorta di piramide costruita con i mattoncini e rovesciata, ovvero adagiata sul suo vertice: qualunque mattoncino venga tolto determina il crollo di una parte della stessa, ma solo togliendo un preciso mattoncino il crollo è dell’intera struttura. Questo mattoncino è il vertice della piramide, l’apice che in una piramide rovesciata diventa la sua base. Ebbene, questo mattoncino è la categoria che determina la prima produzione di ricchezza e gettito fiscale, l’impresa privata.
Tutto, in un sistema economico più o meno liberale quale è quello occidentale e, quindi, sammarinese, deriva da questa prima produzione di ricchezza.
Per meglio comprendere immaginiamo un sistema di distribuzione dell’acqua potabile. In quel caso l’apice della piramide è rappresentato dalla sorgente: se questa smette di fornire acqua il sistema si ferma. Se l’imprenditoria privata smette di produrre ricchezza tutto crolla, perchè ogni ulteriore sottosistema non può prescindere da ciò.
Ma anche i dipendenti pubblici pagano tasse, dirà qualcuno… Vero, ma chi finanzia, originariamente, le entrate allo stato che gli paga gli stipendi per poi tassarglieli? Chi paga gli stipendi dei lavoratori privati che poi, attraverso la tassazione contributiva, finanziano il sistema pensionistico che poi finanzia le pensioni?
Certo, sono consapevole che la situazione è ben più complessa. Ma questo principio è imprescindibile…
L’obiettivo primario di ogni governo sammarinese, oggi, così, deve essere il risanamento del sistema economico, che non può prescindere, vista l’esiguità territoriale del Titano e la sua assenza di risorse nel sottosuolo, dall’attrarre nuovi investitori e nuovi capitali… Nuove attività che possano aumentare il Pil e quindi la base imponibile su cui finanziare tutto il resto senza dover continuamente ricorrere ad aumenti della pressione fiscale.
Due le priorità di intervento: sistema bancario e stabilità, nonché competitività, fiscale e burocratica per l’impresa privata (in seguito affronteremo alcune misure concrete, proposte percorribili per determinare ciò).
Sarà un lungo cammino, ricco di sacrifici per tanti… Ma, per buona pace dei sindacati -già in campo nella loro battaglia di “bottega” che se avesse successo rappresenterebbe la definitiva pietra tombale sull’economia e autonomia sammarinese- se percorso imboccando la giusta direzione potrà riaccendere la celebre luce in fondo al tunnel… Una luce che quando tornerà a splendere sul Titano potrà, poi, riaprire il campo ad una ridistribuzione della ricchezza più ispirata ad equità, etica e moralità. Ma per ridistribuirla, la ricchezza, prima, bisogna crearla e “blindarla”…
Enrico Lazzari