San Marino. Nuovo sequestro dei beni per tutti gli assolti e prosciolti del Mazzini. L’Avvocatura di Stato chiede i danni di immagine… Ma sembra un clamoroso “autogol”! … di Enrico Lazzari

Enrico Lazzari

Sequestro, assoluzione, dissequestro e, di nuovo, “risequestro”, pur in assenza di condanna penale in un procedimento -penalmente- ormai definitivamente chiuso. Accade -stranamente?- a San Marino! E -altrettanto stranamente?- “vittime” di questo provvedimento richiesto dall’Avvocatura dello Stato e per certi versi “indotto” dall’ultima parte della sentenza emessa dal giudice Vico Valentini, sono gli ex politici sammarinesi assolti con formula piena per alcuni capi di imputazione e prosciolti per altri al termine del famoso e controverso “Processo Mazzini”.

La vicenda mi porta alla mente una considerazione prodotta durante un recente convegno italiano sull’antimafia dall’Avv.Giuseppe Belcastro, vicepresidente della Camera Penale di Roma: “Come possiamo spiegare al cittadino lo iato (il venir meno allo stato di continuità, in pratica un’incongruenza – ndr) tra le misure di prevenzione e il buon senso” visto che “in un’aula vieni assolto e nell’altra ti confisco i beni?”. Certo, la questione sammarinese è leggermente diversa visto che il “risequestro” -per un equivalente pari a 10milioni di euro totali- è legato ad una causa civile che l’Avvocatura di Stato ha intentato sul Titano, ipotizzando un -per ora- “aleatorio” danno di immagine che gli assolti e prosciolti del Mazzini avrebbero arrecato alla Repubblica di San Marino con la loro condotta che, però, non gli è valsa alcuna condanna giudiziaria.

E qui, prima di continuare nel ragionamento, mi pare doveroso aprire una breve parentesi, sottoponendo all’attenzione un dubbio, in vero, più logico che giuridico: se nel dibattimento civile che verrà il danno sarà accertato essere sussistente -e non è scontato-, chi, in fondo, l’ha creato? Colui che non ha ricevuto alcuna condanna penale o chi, invece, in maniera clamorosa e risonante, ricorrendo a eclatanti custodie cautelari, incontrando durante la fase istruttoria politici avversi agli allora indagati (i famosi “Buriani-Boys” per intenderci), non riuscendo a evitare fughe di notizie poi rilanciate a caratteri cubitali dai media sammarinesi, quel processo l’ha istruito senza riuscire, alla fine, a determinare condanne verso chi oggi viene chiamato a rimborsare il danno di immagine eventualmente procurato al Titano? O, forse, a chi ha emesso la pesante condanna nella sentenza di primo grado, poi smentita clamorosamente nella sentenza penale di appello e definitiva?

Chi, fra questi protagonisti, avrebbe a rigor di logica la responsabilità di un eventuale danno di immagine procurato al Titano e indirettamente alla sua comunità? L’Avvocatura dello Stato sembra avere le idee chiare in merito… Io, basandomi sulla logica e non sul Diritto, anche. E le due “idee” non collimano per nulla. Ma sono “idee”, specie la mia. Opinioni. La prima basata sulla Giurisprudenza (ma non so fino a che punto, e lo vedremo nel prosieguo), la seconda, la mia, basata sulla “mia” logica.

Chiudiamo qui la breve parentesi, ripartendo, nel ragionamento, dalla declaratoria di ammissibilità del luglio scorso, da parte della Corte Europea (Cedu), del cosiddetto “Ricorso Cavallotti”, presentato da Gaetano, Vincenzo e Salvatore Vito Cavallotti. I tre, nonostante furtono assolti dall’accusa di “Associazione Mafiosa” si videro confermare dalla Corte di Cassazione la confisca dei loro beni. Da qui il ricorso in Europa prodotto nel 2016, dichiarato ammissibile e, nei mesi scorsi, ribalzato alla ribalta cronache per una domanda delicata e “pungente” che la Corte internazionale ha posto al governo italiano: “Nel caso di una assoluzione in un processo penale, la confisca dei beni viola la presunzione di innocenza?”… Una domanda che andrebbe posta, oggi, all’Avvocatura dello Stato sammarinese: in caso di assenza di condanna, seppure in presenza di non condanna per intervenuta prescrizione (la causa civile intentata si baserebbe soltanto sui proscioglimenti), il sequestro preventivo dei beni, visto l’impatto devastante sulla qualità della vita di chi il provvedimento lo subisce, viola il principio giuridico ineludibile della presunzione di innocenza?”. Lo viola, soprattutto alla luce della finalità cautelare, non motivata dalla sussistenza di azioni conclamate o meramente sospette di tentativi di occultare gli stessi beni?

Un primo autogol, che potrebbe alimentare poi qualche dubbio sull’autorevolezza dell’azione condotta dall’Avvocatura dello Stato, sarebbe -il condizionale è d’obbligo mancando conferme ufficiali- già giunto dalla vicina Italia, dove un giudice avrebbe già rigettato al mittente la richiesta di sequestro cautelare di beni siti in quel Paese. E lo avbrebbe fatto perchè la stessa non poteva essere accolta sulla base di una stranota norma italiana che, nel civile, vieta il sequestro cautelare in assenza di una causa aperta presso un tribunale italiano. Se ciò corrispondesse al vero -come tutto lascia intendere pur in assenza di conferma definitiva e ufficiale- chi ha promosso questa richiesta di sequestro cautelare per beni siti in Italia, nonostante rappresenti, nella sua azione, nientemeno che lo Stato, la gloriosa Repubblica di San Marino, non sarebbe al corrente di una norma nota, sul Titano, a qualunque “avvocatuccio” di un qualunque recupero crediti o banca sammarinese? 

Mi risulta quasi impossibile crederlo viste le presumibili competenze di quel “pool”… Ciò, quindi, mi fa trarre una univoca conclusione, sempre logica, su questa eclatante azione condotta contro i “potenti” della politica che fu: una mera operazione di “maquillage” elettorale, magari ideata in Via delle Scalette in vista delle imminenti elezioni, finalizzata a contrastare l’infondata -ma purtroppo, nonostante la sua totale illogicità, radicato nella popolazione più “semplice”, ovviamente priva di qualunque cultura giuridica- convinzione popolare che alla base delle assoluzioni e dei proscioglimenti della quasi totalità degli imputati del Mazzini -arrivata con il Pdcs al governo-, dietro la determinante sentenza del Collegio Garante, ci fosse una nuova norma di legge appositamente varata, come qualche partito di opposizione ha tentato velatamente e con successo di far credere…

La popolazione consapevole, informata, con un minimo di cultura giuridica e intellettualmente “libera” da intollerabili giustizialismi o finalità politiche, sa benissimo -ormai- che la sentenza del Collegio Garante non ha fatto altro che ripristinare la giusta interpretazione di una norma, di un basilare principio del Diritto (la non retroattività delle norme) vecchio, a regime da decenni

Ma, ed è una mia conclusione, una mia opinione, qualcuno forse crede che per conquistare il consenso nelle urne debba dimostrare di continuare a perseguire -o meglio a perseguitare, mi vien da ipotizzare- gli assolti del Mazzini anche in assenza di una loro condanna nella sentenza definitiva. Perdipiù attraverso sequestri preventivi di devastante impatto sulla vita, non supportati da indizi che li motivino, ovvero in assenza -almeno per quanto noto- di anche il minimo sospetto fondato, supportato da azioni concrete finalizzate a distogliere beni dalla loro disponibilità.

Ho parlato di “autogol”. E questa azione dell’Avvocatura di Stato potrebbe rivelarsi tale: i destinatari dei sequestri cautelativi, infatti, da quanto si apprende sarebbero ora determinati a contrattaccare producendo una azione riconvenzionale contro lo Stato, chiedendo a loro volta il risarcimento del danno subito dalle indagini (i primi sequestri per equivalente, se non erro, furono motivati dall’ipotesi di reato di riciclaggio, per il quale la sentenza definitiva ha disposto l’assoluzione con formula piena per quasi tutti gli imputati) e da tutti i successivi atti attinenti le medesime. E, non dimentichiamo, che già è pendente, presso la Corte Europea, un ricorso depositato da Giuseppe Roberti basato sulla denunciata “parzialità” del Giudice…

Dunque, una vicenda che era avviata verso la chiusura, torna ad aprirsi… E potrebbe chiudersi, alla fine, con un conto quanto mai salato per le casse pubbliche.

Enrico Lazzari