San Marino. Oddone sbertuccia Cecchetti! ”Viva Calamandrei!”

libertà-di-informazione“La libertà è condizione ineliminabile della legalità; dove non vi è libertà non può esservi legalità”. Lo diceva il noto giurista Piero Calamandrei.

Nella Antica Terra della Libertà tuttavia, c’è qualcuno che non vuole la libertà e la diversità di opinione, ma spinge per il pensiero unico, ovvero dire sempre sì a tutto quello che viene propalato.

Non c’è dubbio che una frase proferita, va soppesata sulla base del peso specifico del proprio interlocutore.

Dunque non può avere credibilità chi percepisce pensioni d’oro ed ha parenti che lavorano nelle banche, ma pontifica contro lo Stato che lo mantiene e attacca ogni giorno le banche. Non quelle dove fino a ieri sedeva come membro del cda o quelle dove lavorano figli e parenti naturalmente.

Una concorrenza sleale verso la quale nessuno ha detto nulla: rimedie-remo noi a tempo debito, comunque. Ma questo è niente.

Perché ci sono “professori” che combattano, si incazzano, sbraitano, se qualcuno prova a pensarla diversamente da loro. Chi sta in carcere ci deve stare perché è colpevole, anche se non è stato ancora giudicato tale.

Chi ha una indagine in corso deve essere bandito dalla società civile perché è brutto e puzza. Liberissimo chi vuole di pensarla così. Ma in democrazia si dovrebbe rispettare anche il pensiero degli altri.

Si prendano ad esempio le battaglie fatte in Italia dai Radicali contro il sovraffollamento delle carceri. Pannella, e non solo lui, ha praticato molte volte lo sciopero della fame e della sete, rischiando anche la pelle. Ebbene io stesso molte volte non mi sono trovato d’accordo con Pannella, ma il rispetto non è mai venuto meno.

Quello a cui assistiamo oggi non è nemmeno giustizialismo, ma becera stupidità pilotata evidentemente da chi vede di cattivo occhio il solo fatto che di certe cose si discuta. Tribuna sulla giustizia vuole aprire un dibattito al quale deve partecipare l’intero Consiglio e la cittadinanza.

Lascia francamente sgomenti che qualcuno voglia fare passare il messaggio che da queste pagine si voglia difendere Tizio o Caio a scapito magari dei magistrati. Noi qui al contrario, sosteniamo dei principi che devono valere per tutti quanti. Una revisione delle procedure infatti sarebbe proprio a tutela della collettività. Perché qualcuno non vuole una procura o un organismo simile che possa fare piazza pulita di tutto il malaffare? Hanno qualcosa da nascondere? O c’è chi vorrebbe che si colpisse solo qualcuno a scapito di altri? Grazie a dio le toghe non si fanno tirare per la giacchetta da chi costantemente e quotidianamente vorrebbe ingerire con il loro lavoro.

E non è certo Tribuna a farlo!

Per quanto riguarda le proposte che abbiamo lanciato al vaglio della politica e che sono state a propria volta accolte dall’ordine degli avvocati e già da diversi partiti di maggioranza e di opposizione, le sintetizziamo ancora una volta: riforma della procedura penale ed il passaggio dal rito inquisitorio a quello accusatorio; chiediamo che l’inquirente e il decidente non debbano coincidere in fase di indagini preliminari; che il procuratore del fisco non sia relegato a dare pareri; che si decida nei gradi superiori in collegio.

Tradotto: un drastico potenziamento dell’azione penale in modo da scovare tutto– tutto- il malaffare da un lato, dall’altro maggiori garanzie per magistrati e indagati/imputati.

Sarebbe bello che questo percorso partisse prima che ce lo chiedesse – imponesse? – l’Europa. Tanto è stato fatto dal Titano, numerosi risultati sono stati portati a casa e riconosciuti dai massimi organismi mondiali. Un plauso va dunque a chi dirige il Tribunale e alla vituperata politica che ha sostenuto le richieste di trasparenza pervenute.

Ma tutto questo ancora non basta e le riforme vanno completate. E molte cose, i correttivi, sono difficili da fare a priori, ma si vedono solo strada facendo. Si sono aperte le porte del carcere per quattro persone nel giro di pochi mesi e in tre casi la custodia cautelare preventiva è stata ed è tuttora molto lunga.

Il Titano non era abituato alle manette e dunque dobbiamo fare i conti con diverse problematiche,anche pratiche. Il carcere tiene 7 od 8 posti ad esempio: che accadrebbe se ci fosse una ondata di arresti, magari legata ai furti? Dove metteremmo i fermati?

E’ il caso di interrogarsi perché i carcerati anche se a qualcuno fanno terribilmente schifo, hanno dei diritti e non si possono gettare in un buco maleodorante. Così come è il caso di interrogarsi e regolamentare meglio il fermo, la stessa custodia cautelare, gli interrogatori, insomma in una parola la procedura penale, per portarla al passo coi tempi.

Tempi che come si è visto sono cambiati, con gente che se sbaglia – e qui lo urliamo – finalmente può anche finire in galera.

Tribuna dunque continuerà a sostenere – anche se non ha certo bisogno dell’ “aiuto” dei giornalisti – il lavoro dei magistrati. E nello stesso tempo sosterrà quelle riforme richieste dagli stessi operatori – leggi avvocati – e non più rinviabili. Professori permettendo.

David Oddone, La Tribuna