Un anno fa, il 27 febbraio, veniva rilevato il primo caso di Covid a San Marino. Oggi, 25 febbraio, quasi a un anno esatto di scadenza, parte la campagna vaccinale per combattere il virus. Più che una casualità, questo è il frutto di una determinazione a cui hanno contribuito diversi soggetti istituzionali, dal governo agli organismi tecnici e amministrativi dell’ISS. Il “V-day” stabilito per oggi è la derivazione immediata dell’effetto stesso.
Fino a pochi giorni fa, erano in pochi a scommettere che San Marino ce l’avrebbe fatta, vista la campagna denigratoria e la strategia della tensione messe in atto da alcune forze politiche, giornali collegati, personaggi di seconda linea, ma sempre correlati a queste forze. Poi arriva lo Sputnik e, sempre questi, si sperticano per mettere i dubbi sulle autorizzazioni e sulla validità del farmaco. Si giustifica tutto con la preoccupazione per la salute dei cittadini, invece dietro c’è sempre l’obiettivo politico di incrinare la maggioranza. Che per fortuna è molto preparata, motivata e solida. Per il momento, la crisi è lontana. La gente è solo contenta che è arrivato il vaccino.
E per fortuna, perché probabilmente siamo di fronte alla terza fase della pandemia. Che gli esperti descrivono più virulenta e aggressiva delle due precedenti. Ormai è allarme rosso in tutta Italia, l’avanzare delle varianti estere del Coronavirus la dicono lunga sulla guerra al Covid-19 che ancora ci resta da combattere e si spera di vincere. I numeri sono importanti, anche a San Marino. E continuano crescere. È stata appena superata la quota totale di 3500 contagiati (nella prima fase sono stati 715), i decessi sono a quota 73, sono 293 i positivi in isolamento presso le proprie abitazioni. Da qualche giorno aumentano i ricoveri e le terapie intensive. Un dato che, unito alla percentuale tamponi/nuovi contagi sempre più spesso sopra il 10 percento, dimostra inequivocabilmente come il virus sia tutt’altro che sconfitto. Anzi, le varianti hanno cominciato a colpire bambini e ragazzi con una diffusione impensabile fino a qualche settimana fa.
In questo quadro parte la campagna vaccinale, che non può essere profilattica (cioè preventiva) perché il contagio è in corso. Quindi il suo ruolo è quello di limitare la malattia grave e di conseguenza l’ospedalizzazione del soggetto. Su questo concetto, le autorità sanitarie ISS sono state chiare e determinate e hanno indicato l’obiettivo: essere veloci e massivi. Cosa vuol dire? Vaccinare quante più persone possibile nel minor tempo possibile. Perché il vaccino è l’unica arma per debellare il contagio, ma non possiamo permetterci di abbassare la guardia sui controlli, sui tracciamenti, sugli assembramenti, sull’uso dei presidi medici individuali. Questo vale soprattutto per i no-mask e no-vax. Che sono liberi di pensare come vogliono, purché non diventino elementi di rischio per la comunità.
Adesso il vaccino c’è. È arrivato su un furgoncino dai colori LGBT che hanno strappato un sorriso a tutti. Un sorriso di buon auspicio e di speranza, dal profondo sapore scaramantico.
Altri vaccini stanno arrivando: l’obiettivo di vaccinare tutti potrebbe non essere molto lontano, visti numeri di San Marino e vista l’organizzazione predisposta dall’ISS. Tutto ciò, nonostante le difficoltà oggettive avute negli ultimi due mesi e nonostante i contrasti creati internamente. Ma non sarà ovunque così, tanti Paesi hanno ancora grandissime difficoltà di rifornimento, altri non li hanno neppure visti. Purtroppo delle conseguenze del Covid sentiremo parlare per un pezzo. In questo caso, soprattutto in questo caso, il senso di comunità dovrebbe essere la strada maestra. La storia di San Marino ci insegna che nei momenti più difficili, la Repubblica può essere davvero “grande”.
a/f