Quest’oggi presso il Tribunale di San Marino sono stati celebrati due processi.
Il primo, il procedimento n.661/2009, ed è quello che è oggetto del presente articolo, si riferisce alla Bancarotta fraudolenta (Artt.50, 73 e 212 com. 1-2 e 216 c.p.) di Buldrini Gian Battista, difeso dall’Avv. Marani e dall’Avv. Belluzzi.
L’altro imputato è Bartolini Luciano ed è difeso dall’italiano dall’Avv. Lotti
Sono presenti per la parte civile per il concorso dei creditori della S.C.A. Società Commercio Adriatica, l’Avv. Della Valle e l’Avv. Albani.
Il Giudice di primo grado è l’Avv. Alberto Buriani ed il Procuratore del Fisco è l’Avv. Roberto Cesarini.
La testimonianza di Buldrini G.Battista: ”Intento in via preliminare dichiarare che la mia è una responsabilità parziale, per il fatto che non ho seguito bene i miei interessi.
Io e Bartolini ci siamo conosciuti quanto lavoravo in Banca Popolare di Lodi, successivamente sono stato assunto come Direttore Finanziario della SE.FI. Sa. ed anche li è diventato cliente. La SE.FI. teneva fiduciariamente le quote delle società di Bartolini. I Clienti era società di Bartolini ma gestite da prestanome, per lui scontavamo degli assegni post datati per 40-50.000 euro complessivi al massimo. Bartolini non ha mai avuto nessun problema finanziario sia alla Banca Popolare di Lodi che alla SE.FI.. Per divergenze con la Direzione Sefi sono stato licenziato, nel 2005, e quindi mi sono messo in proprio.
Luciano Bartolini, sapendo questa mia disavventura, mi fece la proposta di entrare in alcune società con lui. Abbiamo rilevato la Società Commercio Adriatica Srl (SCA) ed entrammo nel campo della vendita dei mobili, arredamento. Ufficiosamente le quote erano per il 70% di Bartolini e il 30% erano mie. Fiduciariamente erano detenute da Se.Fi., Polis o Fincompany ma non ricordo esattamente.Non ho dovuto sborsare dei soldi per il 30% delle quote. Iniziammo l’attività e prendemmo anche un cappannone in affitto a Galazzano. Io avevo anche una società di facchinaggio in Italia.
Presi accordi con Luciano Bartolini ed in mia sostituzione, dato che ero impegnato come Amministratore dell’italiana Rinascita Srl – Società di facchinaggio, mandammo il mio papà, mia mamma e mia sorella con il consenso di Bartolini. Mia mamma faceva più che altro compagnia a mio padre. Fu proprio Bartolini che chiese a mio padre di diventare amministrare Metal Design di Pesaro e della Santandrea Srl di San Marino.
Essendo io amministratore della SCA diedi delle deleghe bancarie per operare nei conti correnti in banca sia a mio padre, a Bartolini ed a mia sorella. Proprio per questo ho bisogno di vedere chi ha emesso gli assegni che hanno portato al fallimento, e pertanto chiedo una perizia per vedere chi ha emesso gli assegni come anche di far sentire i vari fornitori per vedere con chi trattavano direttamente. Gli assegni erano emessi per il 90% da mio padre e da Bartolini Luciano. Penso di aver trascurato la gestione della SCA credendo, invece, di averla lasciata in buone mani.
Avemmo problemi di monofase con lo Stato sammarinese dato che eravamo in crisi finanziaria, un anno dovemmo pagare 50-60.000 euro assieme per importazione di mobili. La Commercialista Pecci ci disse che non era possibile compensare il debito tributario in più anni.
Alla fine del 2007 arrivò un ordine di carcerazione in Italia per Luciano Bartolini. L’Ordinanza era da parte del Tribunale di Pesaro. Doveva scontare 10 mesi. Visto che lui doveva scontare questa condanna, penso di risolvere il problema della liquidità di Sca vendendo alcuni immobili.
Infatti stati messi in vendita alcuni immobili di Sca, come quello di Monteciccardo, e altri appartamenti di altre società di Bartolini. Sul Cappannone di Monteciccardo, che valeva circa 800.000 euro, c’era un finanziamento. Abbiamo venduto l’immobile alla Santa Andrea Srl. – altra società di Bartolini. Inoltre venne erogato un mutuo a favore della Srl. Santandrea, amministrata da mio padre, per un importo di 340.000 euro, questa somma secondo le indicazioni che aveva dato Bartolini sarebbe servita per ripianare i debiti.
Di questi soldi 45.000 sono andati a mio padre (compensi vari per il lavoro svolto come Amministratore della Santandrea e della Metal Design e per l’aiuto di mia sorella), 5.000 a me per andare avanti fino a che non sarebbe uscito Bartolini dal carcere, 2.900 a Ricci Moreno (che non è stato pagato) ed alti 20.000 per la compagnia di Bartolini a titolo di cortesia e di mantenimento di una loro comune figlia mentre il residuo importo avrebbe dovuto essere riversato a Sca per i vari adempimenti tributari e per le spese. In realtà solo io e mio padre siamo stati pagati.
Poi sono stati emessi degli assegni circolari dal C/c della Sant’Andrea e consegnati da mio padre, come da disposizione del Bartolini, direttamente al Sig. Perrone Andrea. Poi abbiamo saputo che Perrone si è tenuto tutti i soldi e non ha pagato nessuno.
Bartolini decise di vendere la merce che era stoccata nella Sca per incassare del denaro e per provvedere di pagare i fornitori. Gli altri magazzini in Italia non erano riconducibili alla Sca come quello di Cattolica, ma dell’ACME – Sig. Daddone Franco. La merce è stata venduta da SCA a VERCOM che l’ha venduta ad ACME, ma quest’ultima non ha pagato la VERCOM che non ha pagato la SCA. L’Acme voleva vendere la merce nei mercatini dell’usato, ma non lo fece e non pagò VERCOM. Avevo venduto alla VERCOM per far fronte alla crisi di liquidità. Non ho preso accordi io con quest’ultima ma Bartolini. Era lui che aveva elaborato il piano per far fronte al pagamento dei fornitori.
Quando non pagavano
Quando mi fu chiaro che non avrebbe pagato, andai a parlare con Perrone il quale si giustificò dicendo che non era stato pagato dalla ACME, assieme con il Sig. Canarelli Paolo andammo dalla Acme. Dato che Daddone non voleva aprire sfondai il portone del cappannone della ACME e picchiai il Sig. Daddone Franco che poi mi ha denunciato per violenza, percosse, sequestro di persona e danneggiamento. Quel giorno intervennero anche i Carabinieri di Cattolica. Infatti sono sotto processo a Rimini e mi assiste l’Avv. Casali.
Tuttavia mi fidai dalle indicazioni che avevo avuto con Bartolini e quando procedetti alla consegna alla VERCOM non ebbi neppure la possibilità di confrontarmi con Bartolini che nel frattempo era stato incarcerato. Vendemmo quasi la totalità della merce rimasta alla VERCOM di Pesaro che la vendette poi alla ACME di Cattolica.
Dopo che Bartolini andò in prigione capii che avevo bisogno di una mano, e quindi iniziai la collaborazione con il Perrone Andrea. Da li sono iniziati i guai, dato che non ha pagato i ns. fornitori. E’ arrivata quindi la richiesta di fallimento di Ricci, e siamo falliti.
FINE PRIMA PARTE