“Politica ingessata grazie alla legge elettorale e alla legge rottama congressisti. Meglio un governo di responsabilità nazionale”.
Un attacco a 360° quello portato dall’Unione per la Repubblica al governo, alla maggioranza e anche a Banca Centrale. Sotto accusa ci sono le riforme “che sono vessatorie” taglia corto Pier Marino Menicucci riferendosi a quella “pesantissima sulle pensioni” e a quella fiscale che deve ancora arrivare. Fortemente critico anche l’ex segretario al Lavoro Gian Marco Marcucci che al nuovo inquilino di Palazzo Mercuri rimprovera di aver “aperto troppo sui frontalieri. Forse non era opportuno. Ci sono paesi come la Francia – incalza Marcucci – che preferiscono togliere il lavoro ai loro cittadini di serie ‘b’, ovvero quelli che provengono dalle colonie, favorendo quelli che sono nati in Francia e qua invece si fanno aperture che non sono affatto condivisibili”. L’ex segretario entra anche nel merito di alcuni aspetti critici, come la facoltà concessa alla commissione del lavoro di iscrivere nelle liste pure i soggiornanti, o la concessione di benefici alle aziende anche per chi assume dipendenti a tempo determinato e non solo a tempo indeterminato. Sotto accusa anche la stessa formula del decreto legge, mentre sarebbe stato meglio affrontare una tale materia con una legge ordinaria. Ma la critica di Marcucci si estende poi a tutto il governo e alla maggioranza per le scelte fatte e non fatte, fino alle vicende delle indagini italiane che hanno portato all’evidenza di fenomeni di infiltrazioni criminali in Repubblica, fino alla gestione di Bcsm su vicende come Credito Sammarinese, Banca del Titano, ecc… e alla mancanza “di un progetto econo- mico nonostante siano al governo da tre anni. Se la soluzione è che dobbiamo andare tutti a piantare patate – conclude sarcastico – va bene, ma almeno ce lo dicano”. A dargli man forte William Giardi, dell’ufficio di presidenza dell’Upr che critica in generale la politica economica del Patto e dichiara: “Non si possono fare solo tagli, perché già ora è a rischio lo stato sociale. Se si procede in questa direzione si causa solo un avvita- mento in caduta libera del sistema su sé stesso”. (…)
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