
Mi sembra di ritrovarmi alla metà del 1997, quando l’allora Ministro italiano delle Finanze, Vincenzo Visco, blindò ogni via di accesso alla Repubblica di San Marino isolandola (commercialmente) dal resto del mondo. Fu -questa azione italiana- una più o meno palese violazione di ogni accordo bilaterale in materia doganale in atto fra il Titano e Roma; paralizzò ogni interscambio commerciale internazionale per San Marino e i suoi operatori (seri o meno seri che fossero)… Ma, cosa altrettanto grave -forse di più!- questa sorta di “guerra” al commercio sammarinese trovò, soprattutto nell’allora Alleanza Popolare, una sponda decisiva all’interno della Repubblica.
All’epoca lavoravo in San Marino Oggi, con il Quotidiano sammarinese unica testata quotidiana del Titano. Rimasi quanto mai sorpreso nel vedere che ad un “violento”, deciso attacco esterno all’economia della Repubblica, qualche forza politica -pur di minare la solidità del “trono” dell’avversario politico- alimentò dall’interno una sorta di campagna contro gli interessi sammarinesi, più o meno chiaramente schierandosi con “l’invasore”, inteso non come seria minaccia al futuro del Titano e al benessere dei suoi cittadini, ma come efficace mezzo per ribaltare gli equilibri politici interni.
Ricordo tante posizioni equivoche -a mio parere antisammarinesi e contro gli interessi nazionali- di AP successive a quell’assedio fatto dalle Fiamme Gialle, fra cui la “cavalcata” dell’inchiesta Varano contro Carisp e Delta, oggi chiusa con una serie infinita di archiviazioni e costata all’istituto di credito sammarinese da 1,5 a 2 miliardi di euro. Anche in quel caso le accuse del Pm forlivese Di Vizio -poi smentite in toto dallo stesso tribunale che rinviò tutto in fase istruttoria- se ben ricordo vennero cavalcate con “entusiasmo” dall’allora Alleanza Popolare.
Sarebbe andata nello stesso modo se ad ogni attacco italiano il Titano, in tutte le sue componenti, si fosse compattato a difesa del supremo interesse sammarinese e dei sammarinesi? No… O, meglio, il passaggio da un sistema economico ormai sperato e terreno fertile per distorsioni ad uno moderno e ben più “sicuro”, sarebbe potuto essere meno traumatico e repentino. E oggi, forse, il Titano non avrebbe 400milioni di debito pubblico…
Perchè ricordo questo, vi chiederete… Perchè, leggendo i media vicini a quella forza politica, le bacheche Facebook di suoi personaggi di spicco e alla luce dell’estrema attenzione riversata verso la vicenda attuale (mi riferisco alla immediata interpellanza presentata), sul “caso automobili” che vede una procura italiana indagare e addirittura una troupe del programma pseudogiornalistico di inchiesta “Le Iene” salire sul Titano, ho l’impressione che i nipotini di Alleanza Popolare (Repubblica Futura per intenderci) abbiano ereditato il vecchio vizio dei nonni di Ap… Spero di sbagliarmi.
Ma non credo che la mia speranza possa essere soddisfatta… “Ci chiediamo -scriveva RF nei giorni scorsi- se il governo DC-Rete-NPR-Motus abbia varato disposizioni fiscali e di interscambio commerciale favorevoli allo sviluppo di questo particolare settore (le auto, ndr). Ci piacerebbe sapere se l’attuale buona tendenza economica, rilevata dal Fondo Monetario Internazionale, sia sorretta anche da questi negozi vuoti e misteriosi, apparentemente privi di venditori e acquirenti”.
Ma non solo. Rf non solo sceglie di non fare fronte comune nella difesa degli interessi di San Marino, ma appare immediatamente pronta anche a rilanciare precise accuse, funzionali -ovviamente- a mettere in difficoltà il governo sammarinese in un eventuale confronto bilaterale sulla materia e a screditarlo verso l’opinione pubblica più superficiale. “Non sarà sfuggito come ormai da mesi -accusa RF- ai tradizionali punti vendita di vetture in territorio, si stiano aggiungendo negozi che aprono dalla sera alla mattina con insegne improvvisate e all’interno poster di auto o qualche macchina scalcinata per segnalare che lì si può acquistare un veicolo. C’è qualcosa di strano che non torna”.
Difficile, per ora, fino a stasera -quando andrà in onda, se andà in onda, il servizio de Le Iene- scendere nel merito della vicenda. Ma è doveroso ricordare, fin da ora, che la cessione di auto usate provenienti da San Marino a clienti privati italiani è sempre effettuata senza alcun onere Iva, come è, peraltro, fra paesi dell’Unione Europea. Quindi, non pagare l’Iva su una vettura usata (ovvero con almeno 6.000 km e targate da almeno sei mesi) targata San Marino e reimmatricolata in forza di una vendita a privato in Italia è una procedura perfettamente conforme alle normative fiscali vigenti.
Normative che vanno a rappresentare una piccola nicchia economica per San Marino e che se messe in discussione determineranno di certo un calo di introiti per le casse pubbliche. Quindi, ottimo intensificare e velocizzare l’interscambio di informazioni fra i due stati per contrastare eventuali distorsioni, ma guai a indebolire il potere di trattativa sammarinese in tutela di queste ultime nicchie rimaste.
Il vantaggio di questo sistema è, poi, anche a beneficio del singolo sammarinese che può acquistare un’auto nuova pagando il 17% di Monofase in luogo del 22% di Iva italiana. E poi rivendere la sua auto nel mercato italiano senza dover “calare le braghe” perchè l’acquirente, poi, deve pagare il 22% sul prezzo pagato per l’acquisto dell’auto. Mi spiego meglio. Ipotizziamo di essere possessori di una Audi A4 del 2022 con 18mila chilometri e targata RSM, oggi valutata sul mercato dell’usato circa 35mila euro. Quanto ce la pagherebbe un italiano se poi dovrebbe pagare sul suo valore un’imposta Iva pari al 22%? Semplice, almeno il 22% in meno del suo valore…
Provate a pensare quanto svaluterebbe di più un’auto targata San Marino rispetto ad una targata italiana, dove il mercato dell’usato è ben più vasto di quello interno al Titano… Ecco, mettere in discussione i termini dell’accordo bilaterale che permette ciò, non solo priva il Titano di una sua piccola nicchia economica, ma va a svalutare, in un battibaleno e del 22%, il valore di ogni auto circolante con targa sammarinese.
Sì, avete capito bene, di tutte! Comprese quelle di chi, da Repubblica Futura, sembra cavalcare l’onda che potrebbe culminare con la cancellazione di questo accordo italo-sammarinese. Non è il caso -e mi riferisco soprattutto ad RF- fare fronte comune in tutela di una prerogativa che di per sé è mirata ad evitare una penalizzazione per i cittadini, concentrandosi su come tutelarla evitando eventuali distorsioni, anziché schierarsi avventatamente in forma critica contro la stessa prerogativa?
Nell’interpellanza, forse, non era meglio chiedere al Governo anche cosa ha intenzione di fare per tutelare sia la piccola nicchia economica (che alimenta occupazione e gettito fiscale) che la norma che tutela il capitale “investito” in auto dai cittadini sammarinesi?
Enrico Lazzari