San Marino. Oltre cento giovani emigrano fuori territorio e ben 25 nascite frutto di procreazione assistita, questi alcuni dati rilevati da CSdL durante il dibattito sulla denatalità

Prima di qualsiasi proposta, occorre avere ben chiara la situazione. Sono sempre i dati il punto forte della CSDL che, per bocca del segretario generale Enzo Merlini, illustra gli elementi sull’occupazione e sul potere d’acquisto degli stipendi, per metterli in relazione con quelli delle nascite, notoriamente in grandissimo calo e con una tendenza destinata a peggiorare. L’occasione è offerta dall’Attivo dei quadri aperto al pubblico, con due distinti panel, uno dei quali dedicato appunto a: “Denatalità, analisi e proposte per il futuro”. 

Non abbiamo le soluzioni per tutte le questioni – esordisce Merlini – ma vogliamo affrontare alcuni temi specifici, tra cui il valore del mettere su famiglia, che non è più lo stesso di un tempo. Anche per questo, non si può risolvere la situazione solo con interventi economici. In ogni caso, l’occupazione non è certamente ininfluente sulle scelte di vita”. 

Tra le tante slide che scorrono sullo schermo della sala Montelupo di Domagnano, spiccano quelle sulle nascite, in vistoso calo rispetto ad appena 10 anni fa. Solo 155 nel 2024, ma anche 25 nati frutto della procreazione assistita. E poi spicca l’emigrazione giovanile, con un centinaio di giovani che vanno a fare la loro formazione in Italia o all’estero, e poi ci rimangono. Spesso per non più tornare. 

Per il resto, il dato occupazionale è oltre la media europea e ben oltre la media italiana, ma con problemi da risolvere: eliminazione dei costi maternità per le imprese, maggior numero di congedi retribuiti in caso di malattia dei figli, riconoscimento del lavoro di cura, sostegni economici in caso di separazione o divorzio per i genitori, togliere le discriminazioni legate alla residenza, conciliare il tempo lavoro al tempo famiglia, che vuol dire più servizi. 

Sul fenomeno dei giovani che emigrano, il Segretario alla Giustizia e alla Famiglia Stefano Canti spiega: “La maggior parte dei nostri studenti completa il suo percorso universitario fuori territorio, dove attiva contatti e magari ha rapporti con imprese estere. Poi rimane fuori. Così il Paese perde risorse preziose per il settore pubblico e per quello privato. Dovremo capire come fare per invertire questa tendenza e quali lauree siano più utili allo sviluppo del nostro Paese”. Per il resto, la sua analisi ripercorre temi ben noti: il caro vita, il caro casa, servizi che non ci sono o non sono adeguati, e un atteggiamento culturale che porta a scegliere altri obiettivi rispetto alla famiglia e ai bambini. 

Bisognerebbe invitare a questo tavolo anche i giovani – dice Katia Savoretti, vice coordinatore di RFper capire davvero di cosa hanno bisogno”. In effetti, sono tanti i temi legati alla denatalità, tutti collegati tra loro. Per cui non servono interventi spot, continua Savoretti, ma un progetto integrato che tenga conto anche degli aspetti culturali e quelli politici. “Spesso la politica fa interventi che non vanno ad aiutare nessuno. Per questo sarebbe utile verificare gli effetti prodotti dalle leggi. Tante difficoltà si possono risolvere facilmente in un Paese piccolo come il nostro: centri estivi, asili nido, affitti troppo alti, stipendi troppo bassi. Su questi temi, non ci deve essere maggioranza e opposizione, ma unità di intenti, perché una donna non deve essere costretta a scegliere se studiare, o lavorare, o fare un figlio”.

Quando sono diventato padre, più volte mi sono interrogato: ce la faccio, non ce la faccio” confessa Mario Liotta, neopresidente USOT intervenendo sull’incidenza delle retribuzioni nella scelta di fare figli, perché alla fine, il fattore economico è una forte discriminante. Lo si costruisce sia sullo stipendio, ma anche sul contratto di lavoro, sulla disponibilità di servizi e lui precisa “I dipendenti sono il bene primario di una struttura aziendale e noi siamo i primi a mettere in campo tutte le nostre risorse”. 

Tocca infine al padrone di casa chiudere il ciclo di interventi. “Come si fa a non pensare che la picchiata delle nascite avvenuta negli ultimi due anni non sia dovuta a fattori economici? Allora, se l’obiettivo è colmare il gap dovuto a fattori economici, è su quel fronte che noi dobbiamo andare”. E per dar forza alle sue parole. Merlini ricorda che i redditi di impresa sono cresciuti ben oltre l’inflazione, mentre i redditi dei dipendenti sono diminuiti in termini reali. “Noi dobbiamo aiutare le imprese a dare risposte a queste problematiche”.