San Marino. Operazione “Galateo”, Repubblica Sm intervista il colonnello Michele Ciarla (Guardia di Finanza)

Le correzioni illecite intervengono di continuo e, a un certo livello, la frode fiscale è per i grossi speculatori quasi un punto d’onore. Non a caso allora porta il nome di “Galateo” l’operazione condotta dalla guardia di finanza di Rimini che ha smascherato una maxi frode fiscale internazionale nel campo del commercio all’ingrosso di apparati elettronici ed elettrodomestici. Il sistema coinvolgeva 101 soggetti in 14 Paesi sia dentro che fuori l’Unione Europea. Contro i principali responsabili, 5 persone, il Gip del Tribunale di Rimini ha emesso un provvedimento che stabilisce il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie fino all’ammontare di 13 milioni di euro. Ma nei guai sono finite in tutto 45 persone, tutte denunciate a vario titolo. 56 le società coinvolte nel sistema, 38 con sede in Italia e 18 con sede all’estero.
Trattandosi di un’operazione portata avanti nella vicina Rimini abbiamo ritenuto opportuno guardare dentro e fino in fondo a questo nuovo vaso di Pandora ora scoperchiato. In passato infatti la Repubblica non è quasi mai rimasta immune dalle frodi di questo genere. E’ così emerso che tra le società con sede estera ben 5 sono risultate essere sammarinesi. Ne abbiamo parlato con il colonnello Michele Ciarla (foto), Comandante del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Rimini.

A che titolo è coinvolto il Titano?
“Tutta la frode si può realizzare soltanto perché quando io simulo di vendere all’estero però poi di fatto la merce non varca mai i confini nazionali ma rimane in Italia e io posso sfruttare un regime di non imponibilità. Da un punto di vista fisico il passaggio è sempre da italiano a italiano, da un punto di vista cartolare ci metto invece in mezzo una società estera, con San Marino è più semplice simulare una esportazione e non applicare l’Iva, il prodotto rimane in Italia e beneficia di un importante sconto di imposta. Alcune società coinvolte come società cartiera erano formalmente situate a San Marino”.

Sono state fatte delle rogatorie? C’è stata collaborazione da parte di San Marino?
“Certamente, c’è stata la massima collaborazione. E’ stata chiesta una rogatoria per comprendere se le società erano operative o inesistenti, se erano semplici indirizzi di posta come capita con le società cartiere. Tutta la mente, gli ideatori della frode sono italiani, sono romagnoli che con la connivenza di prestanome italiani o esteri o appunto sammarinesi riuscivano a mettere in scena tutti questi passaggi commerciali. Noi abbiamo denunciato 45 soggetti, 5 dei quali utilizzavano le fatture false che beneficiavano del beneficio fiscale, tutti gli altri erano conniventi che rendevano possibile il meccanismo di frode ma non ne beneficiavano direttamente. La rogatoria internazionale ha messo in luce il fatto che le società sammarinesi coinvolte fossero 5. C’è stata poi una ulteriore richiesta di rogatoria che è pendente e che è finalizzata a rintracciare eventuali beni situati a San Marino che fanno capo agli indagati da sottoporre a sequestro”.

David Oddone (Repubblica Sm)