Nei giorni scorsi sono finiti in arresto i fratelli Magnoni, il cui nome fa rima con la finanziaria Sopaf.
Una vicenda legata al gruppo Delta che è costata parecchio, in tutti i sensi, allo storico istituto di credito della Repubblica. Come abbiamo già avuto modo di scrivere, la cessione della quota Delta, in possesso della Sopaf, aveva generato uno scontro piuttosto duro con gli allora vertici della Cassa, l’amministratore delegato, Mario Fantini e il Presidente Gilberto Ghiotti.
Di mezzo c’era la pretesa di un surplus per circa 15 milioni di euro. Ora la Procura meneghina vuole vederci chiaro su alcuni bonifici partiti verso il Lussemburgo per operazione considerate: “Senza valida ragione economica” .
Nel board di Sopaf figura Giorgio Magnoni, Vice Presidente e Amministratore Delegato, che ricopre l’incarico anche di Consigliere di amministrazione, insieme al figlio Luca Magnoni, finiti poi agli arresti come i fratelli Aldo e Ruggero. Pesantissime le accuse: associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa, appropriazione indebita e frode fiscale. Le fiamme gialle contestano una distrazione di oltre 100 milioni dal patrimonio della società e truffe, per un totale di 79 milioni di euro.
Aldo e Giorgio Magnoni erano già stati condannati, nel luglio dello scorso anno, per truffa ai danni della Cassa di Risparmio di Ferrara. I magistrati milanesi stanno passando al vaglio anche le carte che riguardano la vicenda Delta-Carisp, per valutare il ruolo della Sopaf.
Cassa polmone finanziario di Sopaf
Ed è proprio qui che emergono importanti novità. A pagina 53 della lunga ordinanza – pubblicata nei giorni scorsi e in esclusiva da “Tribuna”, si parla proprio della Cassa di Risparmio di San Marino. Secondo gli inquirenti italiani, la Cassa al periodo rappresentava il “polmone finanziario” di Sopaf che ne ha garantito la sopravvivenza. Risorse utilizzate per porre in essere operazioni finalizzate alla copertura di perdite, poi stornate in parte su società estere – “prive di valide ragioni economiche” – successivamente distratte dalla società in maniera parcellizzata. Il fatto che fossero passaggi assai oscu-ri – come dice l’ordinanza – lo testimonia il fatto che nei server Sopaf non vi fosse alcuna interlocuzione o trattative di tipo commerciale per la gestione dei finanziamenti o l’acquisizione delle quote.
Nuove carte, rivelazioni shock
“Tribuna” è riuscita ad avere anche su un altro interessante documento della procura milanese, ovvero “l’integrazione alla richiesta di applicazione di misura cautelare personale”. Nella parte che riguarda le “distrazioni patrimoniali sotto forma di drenaggio di risorse finanziarie prive di giustificazione economica”, si legge: “Occasione dell’accertamento, una rogatoria passiva dal Tribunale di San Marino relativo alla controversa cessione della partecipazione di Sopaf in Delta S.p.a. alla Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino. Si tratta invero di una operazione dai contorni oscuri e fortemente criticata da alcuni esponenti dell’istituto di credito sammarinese, intrecciata peraltro con una indagine per riciclaggio della Procura della Repubblica di Forlì. In questa sede non rilevano eventuali risvolti illeciti, sul piano negoziale o forse anche penale, dei rapporti tra Sopaf S.p.a. e Cassa di Risparmio di San Marino rispetto alla cessione della partecipazione in Delta S.p.a.
Ciò che rileva è che nel corso degli ultimi anni Cassa di Risparmio di San Marino ha pagato a Sopaf S.p.a. per questa operazione la somma netta di 60,7 milioni di euro, costituendo di fatto il vero polmone finanziario di Sopaf. Gli accertamenti di tipo bancario eseguiti dalla Guardia di Finanza hanno consentito di ricostruire le modalità di impiego di questo enorme flusso di denaro.
E’ stata richiesta agli intermediari Unicredit, MPS ed Intesa Sanpaolo la documentazione bancaria inerente i conti correnti su cui sono transitate le somme provenienti dal conto corrente n. OMISSIS intestato a Sopaf S.p.A. presso la Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino.
Nello specifico Sopaf S.p.a. ha trasferito in Italia, nel periodo dal 7 gennaio 2010 al 30 giugno 2011, la somma di € 50.338.330,97 dal conto corrente acceso presso la Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino ai conti correnti accesi presso Unicredit, Banca Monte dei Paschi di Siena e Intesa Sanpaolo. La somme di € 10.075.373,19, percepita da Sopaf S.p.a. in data 31.12.2009 è stata utilizzata per l’estinzione di un finanziamento concesso dallo stesso istituto di credito.
In sintesi può peraltro rappresentarsi come tali somme siano state impiegate in larga misura da Sopaf S.p.a. per porre in essere operazioni finalizzate alla copertura di perdite o finanziamenti preesistenti”.
Dove è finito il surplus di 15 milioni? E’ ancora in Lussemburgo o è “rientrato”? E’ probabile che presto verrà data una risposta a queste domande ed un volto ai protagonisti sammarinesi di questa vicenda.
Nel frattempo dei Magnoni e della vicenda Sopaf, se ne occuperà la Gabanelli su Report, nella puntata di lunedì 2 giugno, ore 21, su Rai3.
David Oddone, La Tribuna