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  • San Marino. Opposizione: PdL “casa”, la confusione creata dal Governo regna sovrana

    Chi non è in grado di organizzare i lavori di un gruppo di 15 persone come può governare un paese e risolvere i complessi problemi ai quali lo Stato si trova di fronte? Questa è l’inquietante domanda che sorge spontanea alla luce di quanto accaduto nella giornata di ieri in Commissione Consiliare Territorio e Sanità all’apertura del comma sullo sbandieratissimo Progetto di Legge sull’emergenza casa, fiore all’occhiello del Segretario al fulmicotone Matteo Ciacci. Ma andiamo con ordine: il propagandato confronto con le opposizioni che il Segretario millantava a mezzo stampa nei giorni scorsi è consistito in fugaci e disorganizzati incontri tenuti a margine della seduta appena conclusa del Consiglio Grande e Generale esclusivamente volti a tentare di stabilire un minimo ordine dei lavori per la Commissione frettolosamente convocata per discutere il PdL “casa”. Mentre le opposizioni chiedevano opportune garanzie affinché si verificasse un confronto nel merito, l’unica preoccupazione del Segretario era quella di sventare inesistenti tentativi della minoranza di allungare i tempi con tecniche ostruzionistiche, l’infondato spauracchio che ormai agita questo Governo e che lo stesso utilizza per giustificare qualsiasi nefandezza procedurale. Il giorno prima dell’apertura dei lavori della Commissione si era convenuta la data di presentazione degli emendamenti, purché entro il giorno dopo fosse comunicata alla minoranza la “road map” dell’intero iter previsto, con particolare riferimento ad un congruo lasso di tempo fra il deposito degli emendamenti e la successiva seduta della Commissione ancora da calendarizzare. All’apertura del comma sul PdL “casa” ci si sarebbe comunque scambiati materiale di lavoro. Il giorno seguente non solo la “road map” non è stata fornita, ma sia il Segretario sia i membri di maggioranza si sono fatti di nebbia non dando conferma alcuna degli accordi che a quel punto già erano stati disattesi. La minoranza, che avrebbe dovuto secondo l’interpretazione di comodo poi fornita “andare a chiedere”, ha fatto allora la sola cosa possibile, attaccarsi all’unica certezza costituita dall’Ordine del Giorno della Commissione e, con un notevole sforzo per non correre il rischio di farsi trovare impreparata, ha redatto e presentato tutti gli emendamenti al PdL all’apertura, nella giornata di ieri, del relativo comma. Quindi la maggioranza, completamente sprovvista degli emendamenti al proprio progetto di legge, ha invocato l’unica parte degli accordi che, a quel punto, aveva tornaconto a rispettare: la dilazione del deposito degli emendamenti. Le opposizioni hanno tenuto la posizione ed hanno proseguito il dibattito avendo il buon cuore di non ritirare i propri progetti di legge, calendarizzati prima di quelli del Governo, pur sapendo che gli stessi verranno certamente bocciati: se si fosse proceduto al ritiro si sarebbe svelato l’arcano ed il Governo avrebbe dovuto procedere alla discussione del proprio PdL completamente impreparato, dopo settimane di articoli e “selfie”, ovvero darsi ad una indecorosa ritirata. Fra il serio ed il faceto si è assistito alla maggioranza che ha iniziato a fare ostruzionismo a sé stessa nel terrore di esaurire la discussione in corso e dover affrontare impreparata il proprio progetto di legge. Chi ci governa non ha ancora capito che alle opposizioni non interessa né allungare i tempi né tantomeno mettere a nudo difficoltà già troppo evidenti: se non si fosse perso tempo in proclami e ci si fosse concentrati fin da subito nel vero confronto, sostanzialmente mai svolto, probabilmente non ci si sarebbe ridotti a questo. La maggioranza non ha nemmeno prodotto, nella confusione di un accordo ritenuto valido solo per le parti di comodo, le promesse bozze di lavoro dei propri emendamenti, mentre la minoranza, con notevole sforzo, ha già depositato i propri dei quali si ha assoluta necessità per riempire di qualche contenuto un progetto di legge, quello del Governo, altrimenti vuoto.
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