San Marino. Ordinanza Morsiani, Asset: ora si mettano in campo azioni di tutela

La gestione degli ultimi anni del sistema bancario ha posto il Paese su un crinale particolarmente rischioso. A dirlo senza possibilità di smentita sono prima di tutto i fatti e lo ha certificato di recente l’ultima ordinanza del giudice Morsiani. Dalla sua lettura si capisce il perché di molte cose tra le quali il percorso che ha portato alla liquidazione coatta di un importante istituto bancario, Asset Banca di cui oggi con ogni probabilità il consiglio grande e generale tornerà ad occuparsi essendo previsto l’esame del progetto di legge sulle modalità di rimborso delle obbligazioni subordinate. E’ allora ancora fresca la memoria dei numerosi dibattiti in cui per difendere l’operazione fatta su Asset maggioranza e governo hanno basato i propri riferimenti sulla relazione redatta dal commissario Roberto Venturini e sull’allegato a quella relazione redatto da Giambattista Duso che l’ordinanza del giudice Morsiani mette in luce come avesse già collaborato con lo stesso Venturini e come tale nominativo figuri in un messaggio inviato dall’advantage financial a Lorenzo Savorelli. Perciò è la stessa ordinanza a evidenziare come uomini di fiducia di Confuorti siano stati inseriti nell’ambito del commissariamento di Asset Banca. Tornando alla relazione su Asset, vera e propria bibbia per alcuni consiglieri di maggioranza, ci si chiede quale valore possa avere alla luce dell’ordinanza del giudice Morsiani. A carico del commissario Roberto Venturini risulta infatti iscritto un procedimento perché quale commissario preposto alla liquidazione coatta amministrativa di Asset con una serie di condotte avrebbe omesso atti dei rispettivi uffici ed abusato delle proprie funzioni, concorrendo a finalizzare le procedure straordinarie adottate a carico dell’istituto a preteso vantaggio di obiettivi di sistema in realtà mai adeguatamente illustrati né argomentati ma in concreto funzionali all’operatività di soggetti terzi, e con terzi, ivi apparentemente inclusi esponenti apicali di istituti vigilati concorrenti, concertando le strategie di intervento, in particolare non provvedendo alla preventiva od oggettiva ricognizione dei presupposti degli interventi con pregiudizio immediato e non giustificato degli interessi degli azionisti di Asset Banca.
A riprova di come la banca sia stata liquidata senza che vi fossero motivazioni a sostegno di quel provvedimento (ed è come se una persona venisse arrestata e poi si cercassero a posteriori le ragioni) c’è la corrispondenza tra l’avvocato Bazzani (consulente di Bcsm per 190mila euro ma contestualmente anche consulente della segreteria alle finanze) dove lo stesso suggerisce a Simone Celli di dare consulenze che cerchino eventuali reati commessi in Asset per giustificarne ex post e anche agli occhi dell’opinione pubblica la chiusura. Che alla luce di quanto emerso a pagare debbano essere i cittadini sammarinesi titolari di obbligazioni subordinate di Asset che avevano riposto la propria fiducia nel sistema e che ad oggi non hanno riavuto indietro i propri soldi appare realmente paradossale.
Dal canto suo la proprietà della Banca ha sempre sostenuto che
Asset non era da chiudere per i seguenti motivi:
“- indice di liquidità più alto della media;
– nessuno sforamento dei limiti dei grandi rischi;
– il margine dei servizi era 70, 30 il margine di interessi. Fatto 100 i ricavi, 70 erano per servizi;
– diversificazione del capitale sociale su 80 soci;
– presenza di organismo di vigilanza;
– contenimento dei volumi degli impieghi;
– partecipazione in Consiglio di amministrazione dei responsabili dei servizi della Banca bypassando così relazioni dell’amministratore delegato per i singoli casi necessari di delibera;
– costante aggiornamento degli uffici interni con corsi ad hoc in particolare modo su compliance, risk management e antiriciclaggio di tutti i dipendenti:
-Mappatura dei rischi dei principali servizi”.
Inoltre anche durante diverse serate pubbliche dagli ex vertici di Asset è sempre stato argomentato come anche se non è noto ai più nelle organizzazioni bancarie i Presidenti, amministratori delegati e Direttori generali non hanno più nessuna discrezionalità. Non avrebbero sostanzialmente quasi nessuna autonomia tali da potere eventualmente destabilizzare la Banca.

Repubblica Sm