San Marino ormai è il bancomat dei ladri: loro “banchettano”, voi sammarinesi sbadigliate … di Enrico Lazzari

San Marino, piccolo gioiello di libertà incastonato tra le colline romagnole, ha un problema che, altrove, il Salvini di turno – almeno a parole – risolverebbe in quattro e quattr’otto: i malviventi la trattano come un bancomat disponibile e generoso. Ve lo svevo già detto lo scorso 11 giugno (leggi qui), proponendo addirittura una possibile contromisura: i furti a Faetano, con quei colpi da film hollywoodiano, rischiavano di rivelarsi come la punta dell’iceberg.

Reazioni? Dai Segretari di Stato competenti, dai vertici delle forze dell’ordine e dalla politica tutta, abbiamo assistito ad una efficace imitazione dello struzzo: testa sotto la sabbia… Ma come noto, allo struzzo, quando si china così, in quel modo, al posteriore resta pericolosamente esposta un’altra delicata parte… E zac! Come non detto…

Enrico Lazzari

Così, eccoci qua: il 21 giugno scorso, una banda di almeno tre professionisti – probabilmente con il GPS puntato su “Titano: prelievi facili” – ha preso d’assalto due bancomat a Borgo Maggiore. Il primo colpo, alla Banca di San Marino, è fallito; l’altro, alla BAC in via Scarito, riuscito, con un bel gruzzolo portato via a tutto gas su un’auto straniera. E chi di dovere (ovviamente non riferisco agli agenti, che fanno anche più di quanto possono)? Zitto, fermo, con l’aria di chi aspetta che i ladri si stufino o che il Santo Patrono faccia gli straordinari. Intanto, i sammarinesi chiudono le porte a tripla mandata, e io mi chiedo: ma davvero vogliamo lasciare il Titano in balia di chi lo vede come una cassa automatica, aperta 24 ore su 24, sette giorni su sette?

Non giriamoci intorno: San Marino è diventato il parco divertimenti dei ladri transfrontalieri. I 39 chilometri di confine sono un tappeto rosso per chi arriva, colpisce e scappa, sicuro che nessuno lo beccherà prima dell’Emilia-Romagna. Non si tratta solo delle banche: le case dei sammarinesi sono un self-service per chi ha un piede lesto e un cacciavite. I cittadini sono al limite, incavolati neri, con la sensazione che al confine ci sia un cartello luminoso: “Benvenuti a San Marino, arraffate e salutate”. Le forze dell’ordine? Fanno il possibile, correndo dietro a ombre, ma senza tecnologia è come combattere con le sole balestre. E il governo? Sembra troppo impegnato a giocherellare con le scartoffie per accorgersi che il Titano sta diventando la barzelletta dei malviventi.

L’11 giugno vi avevo proposto due droni termici e a infrarossi per blindare il confine, un’idea così semplice che persino un bambino con un joystick l’avrebbe capita. Ma pare che i droni siano troppo per il Titano: troppo cari, troppo moderni, meglio spendere in un’altra rotonda scintillante… E va bene, abbassiamo l’asticella: che ne dite di una rete di telecamere con intelligenza artificiale, roba che costa meno di un rinfresco di Stato e funziona meglio di cento riunioni inutili? Non parlo di telecamere da condominio, ma di sistemi con riconoscimento facciale e lettura targhe, come quelli che usano a Singapore o Milano. Hanno un’AI dentro – sì, quella cosa che San Marino tratta come un’invenzione aliena – che scansiona volti (anche mascherati, grazie ai pattern di movimento), legge targhe in un battito di ciglia e urla “allarme!” se un’auto sospetta gira in tondo alle 3 di notte. È tecnologia che esiste da anni, non un gadget da film di spionaggio.

Immaginate la scena: telecamere ai varchi d’ingresso, sulla Superstrada, nei punti caldi come Borgo Maggiore. Ogni auto che entra viene schedata, ogni movimento strano segnalato in tempo reale. L’AI incrocia targhe con database internazionali, fiuta comportamenti da manuale del ladro e avvisa la Gendarmeria prima che il passamontagna esca dalla borsa. Non è solo prevenzione: è un messaggio chiaro: “San Marino non è il vostro bancomat”. Dopo il colpo di Borgo Maggiore, con i ladri che sfrecciano via come in una scena di Fast & Furious, serve un calcio nei denti ai criminali, non un altro comunicato stampa. Altrove si usano da anni queste telecamere per tenere a bada rapine e furti. Sul Titano? Sembra che il piano sia aggiornare il registro dei danni con il calamaio  e la penna d’oca.

E i costi? Non raccontatemi la storia dei “non ci sono soldi”. Una telecamera con AI, tipo una Hikvision DS-2CD7A26G0, costa 1.000-2.000 euro. Mettiamone 50 per coprire il confine e i punti strategici: 50.000-100.000 euro. Una sala operativa con un paio di monitor e tre operatori per i turni? Zero, perchè potrebbero sostituire una pattuglia in strada. Dal secondo anno, quindi, costo uguale a zero! Solo stipendi, che sarebbero stati pagati ugualmente. Meno di quanto si spende per la sagra del bustrengo. E le banche, che perdono soldi a ogni colpo, potrebbero pure contribuire: dopotutto, salvare i loro bancomat non è carità. Ma il governo tace, i comandi nicchiano, come se l’idea di una telecamera fosse più complicata di un trattato di non proliferazione nucleare con l’Iran.. Intanto, i ladri ringraziano e prenotano il prossimo weekend sul Titano.

Non siamo di fronte ad una mera questione di sicurezza: simili situazioni rappresentano una ferita alla dignità dei sammarinesi. Ogni furto, come quello del 21 giugno, è uno schiaffo alla fiducia in chi governa. La Gendarmeria merita strumenti moderni… Una rete di telecamere con AI non è un lusso, ma è un dovere verso chi paga le tasse e vuole dormire senza barricarsi. Al governo dico: smettetela di passare le ore sui disegnini di nuove rotonde e svegliatevi. Comprate le telecamere, formate gli agenti, fate vedere che San Marino non è terra di conquista.

O preferite continuare a fare la figura di chi guarda i ladri scappare mentre si chiede se il Santo Patrono fa i turni di notte? Io, che amo questo pezzo di rocca anche senza essere sammarinese, non voglio vederlo ridotto a un luna park per criminali frontalieri…

Enrico Lazzari