San Marino, paese precipitato nel baratro morale. Iss: emersa solo punta iceberg

Dott.ssa Elena Mularoni

Dott.ssa Elena Mularoni: “Appena potrò fornirò documenti, delibere, testimonianze del personale e dei malati per fare conoscere ai sammarinesi le condizioni in cui a volte ci si trova a lavorare e a vivere la quotidianità, tutto ciò non a scopo rivendicativo, ma solo per tutelare la dignità umana e professionale mia e dei miei collaboratori da troppo tempo calpestata e umiliata”.

Questo giornale si è battuto in questi mesi e ha provato a rappresentare un argine contro il pensiero unico. L’obiettivo è stato quello di dare voce a chi purtroppo, complice il Covid-19, è stato relegato ai margini di questa nostra società.
I riflettori sono infatti stati lungamente puntati sull’ospedale, sulla sofferenza, sui medici eroi. Sono così passati in secondo piano i diritti delle persone, troppe volte anche quelli dei malati costretti a rimanere lontani dai propri medici curanti (di qui l’appello del commissario Arlotti affinché l’ospedale torni all’ordinarietà, ovviamente capitalizzando il lavoro di questi mesi),
soprattutto quelli dei bambini.
Moltissimi medici hanno lavorato giorno e notte per dare risposte ai propri pazienti.
Ma questo non giustifica chi, non si capisce bene con quali intenzioni, ha chiesto addirittura all’interno dell’aula consiliare che ai medici venisse data una sorta di immunità. Il fatto è che non si può mai generalizzare, occorre ricordarsi che ci sono anche persone che dichiaravano di fare turni di 24 ore o che si facevano pagare per aver lavorato durante la stessa notte sia a Rimini che a San Marino (cit. Sds Ciavatta, ndr).
Ora perché la gran parte dei medici ha fatto il proprio mestiere e rispettato alla lettera il giuramento di Ippocrate, dovremo forse chiudere un occhio su eventuali comportamenti sbagliati? Un interrogativo che è risuonato nella cornice della commissione Sanità dove giustamente il segretario Roberto Ciavatta ha portato in luce cose che evidentemente la cittadinanza ha il diritto di sapere considerato che Iss costa la bellezza di 80 milioni di euro l’anno. I soldi pubblici sono i nostri soldi, lo sono soprattutto nel momento in cui per mandare avanti la macchina pubblica si mettono le mani nelle tasche dei pensionati. Bene ha fatto allora il segretario Ciavatta a evidenziare che non è tutto rose e fiori all’interno di Iss. Ma affinché qualcosa cambi davvero – questo non è più il tempo degli slogan – serve la volontà di fare realmente chiarezza perché l’impressione è che quella emersa sia soltanto la punta di un iceberg. Sono gli stessi medici che a questo punto chiedono massima trasparenza, lo si evince da una missiva intrisa di infinita amarezza che la nota oncologa sammarinese, la dott.ssa Elena Mularoni dopo aver letto il nostro articolo dal titolo ‘medici con il dono dell’ubiquità’ ha scritto al nostro giornale:
“Facendo seguito alle dichiarazioni del Segretario alla Sanità Roberto Ciavatta – ha esordito la Mularoni – nel corso della commissione consigliare di sanità, che parlando del reparto di oncologia introduce il concetto di mancata comunicazione fra il personale, intendo fare alcune e doverose precisazioni: questo è in realtà solo un aspetto delle problematiche che da tempo affliggono il servizio di Oncologia. Per una norma introdotta anni fa non posso raccontare pubblicamente quanto accaduto negli ultimi anni di lavoro, che sono stati molto difficili da sopportare, appena potrò fornirò documenti, delibere, testimonianze del personale e dei malati per fare conoscere ai sammarinesi le condizioni in cui a volte ci si trova a lavorare e a vivere la quotidianità, tutto ciò non a scopo rivendicativo, ma solo per tutelare la dignità umana e professionale mia e dei miei collaboratori da troppo tempo calpestata e umiliata.

Se tutto ciò poi configurerà altre conseguenze si procederà nei modi ritenuti più idonei e opportuni. La crisi di un reparto non è altro che, in piccolo, la crisi di un sistema, infatti voglio esprimere un elogio smisurato a mio figlio che sta cercando la sua strada fuori da questo Paese, di cui da molto tempo, a soli 35 anni, ha intuito il baratro morale in cui è precipitato”.

Si è parlato di istituire una commissione che vigili sul rispetto dei diritti umani. Se ne sente evidentemente l’urgenza. La RepubblicaSM