San Marino. Paese sempre più orientato verso la Cedu – “Qui gatto… ci cova” la rubrica di David Oddone

Torno a parlare di libertà di stampa, solleticato dagli articoli di colleghi e sollecitato da discussioni con gli amici.

Oggetto la libertà sul web e in particolare sui social.

Ammetto immediatamente in apertura che quando ascolto concetti del tipo “c’è troppa libertà”, mi viene l’orticaria.

D’altra parte è anche vero che non è semplice in alcuni casi bilanciare la sacrosanta libertà di pensiero, con quella di non essere diffamati o persino bullizzati e stalkerati attraverso i mezzi di comunicazione digitali.

Che fare allora? La risposta non è semplice.

Ma di certo l’arma da utilizzare per fermare taluni comportamenti e derive non può essere la censura.

All’interno di questa discussione, per sviscerare la quale servirebbero pagine e pagine (e probabilmente non basterebbero) si inseriscono poi le fake news, che possono diventare – come abbiamo visto nel caso della guerra – persino un problema di sicurezza nazionale.

Vorrei tuttavia provare a guardare i fatti da un’altra angolazione: sbagliatissimo utilizzare l’argomento delle fake news per stringere bavagli e zittire chi non si conforma al pensiero dominante.

Spero di non essere frainteso: non penso certamente che si possa essere liberi di raccontare “fregnacce” senza alcun tipo di freno.

Eppure mi pare che a causa della pandemia vi sia chi voglia fare passare il concetto che di certi argomenti possa parlare solo chi ha la “patente”.

Perché se ad esempio di malattie possono dissertare solo i medici, allora un domani qualcuno potrebbe arrivare a dire che di cronaca giudiziaria possono scrivere solo gli avvocati e non i giornalisti.

Spero sia comprensibile per tutti la pericolosità di una tale deriva per la democrazia e la libertà.

Fortunatamente la Cedu sta proteggendo con decisione il lavoro di chi racconta fatti di pubblico interesse, anche quando sono scomodi e proprio per questo motivo non piacciono.

Un orientamento che mi pare i Giudici del Titano stiano cogliendo appieno, andando verso la tutela non solo dei giornalisti, ma anche di chi non lo è, e in maniera del tutto lecita scrive, esprime opinioni o il proprio punto di vista.

Evitando così, fra le altre cose, nuove condanne al Paese e successive azioni di responsabilità o richieste danni.

Sempre per evitare fraintendimenti, vorrei ricordare che un conto sono le indagini, un’altra le sentenze.

Accogliamo quindi con estremo favore l’ultima decisione del Tribunale sammarinese, che ha accolto di fatto le doglianze dell’avvocato Achille Campagna. Quest’ultimo ha sottolineato con forza come non si possa distinguere la libertà di manifestazione del pensiero, dalla libertà di informare.

Mai come in questo momento difficilissimo della storia c’è necessità che ogni voce possa essere libera di esprimersi.

Del resto il codice penale sammarinese, come quello italiano, già prevedono sanzioni e rimedi nei casi in cui il limite della continenza venisse superato, così come quando si scrivessero o si divulgassero notizie false e prive di pubblico interesse.

David Oddone

Rubrica “Qui gatto… ci cova”