Il 9 settembre 1996 veniva inaugurato il “nuovo Palazzo Pubblico” a seguito dei restauri eseguiti in occasione del suo primo centenario, scaduto due anni prima. Sono ormai passati quasi 30 anni e c’è bisogno di nuovi interventi. Ad esempio, sulle reti tecnologiche che garantiscono la connessione internet, le votazioni elettroniche, eccetera. Tutta l’apparecchiatura è piazzata sotto l’isola, al centro della sala consiliare, dove siedono i Segretari di Stato e dove c’è la postazione per la Segretaria Istituzionale. Ogni volta che c’è una cerimonia (vedi l’ingresso dei nuovi Capitani Reggenti) o oppure un grande evento per il quale necessitano le poltrone per il pubblico, tutto deve essere smontato e rimontato. Tre giorni di lavoro per ciascuna di queste operazion. A lungo andare, anche i fili si consumano.
Inoltre, il Palazzo non basta più. Le sessioni consiliari si sono allungate in maniera incredibile, sovente anche di notte; le commissioni permanenti sono convocate sempre più spesso nel loro ruolo legislativo, o per affrontare dibattiti che sarebbero troppo lunghi per l’assemblea dei LX, per organizzare le audizioni e per altre attività legislative. Poi ci sono le commissioni speciali, come quella appena varata per le riforme istituzionali. Poi ci sono le udienze della Reggenza per eventi di tipo culturale, per ricevere le delegazioni straniere, per il conferimento delle onorificenze. E via di questo passo. Senza parlare dei parcheggi, che non si trovano neanche in inverno, quando non c’è turismo e le multe sono in continuo agguato per tutti.
Insomma, la struttura sta diventando sempre più difficoltosa all’accesso e sempre più inadeguata al carico di lavoro a cui è sottoposta, tanto che è diventato difficile perfino programmare i lavori. Senza contare la necessità di adeguare e mettere in sicurezza tutti i servizi. Da qualche tempo, perciò, si è mosso un dibattito, ancora circoscritto tra pochi rappresentanti politici e il governo, su alcune scelte importanti derivanti da necessità oggettive e dalle loro conseguenze. Di questo dibattito è trapelato poco o nulla, ma si sa che mercoledì 18 è stato convocato un Ufficio di presidenza proprio per parlare di questioni organizzative. Anche di questa riunione non si sa nulla, ma possiamo fare dei ragionamenti verosimili, sulla scorta di quanto è avvenuto in passato.
Infatti, se il Palazzo dovesse essere sottoposto a lavori di restauro, che potrebbero durare mesi, a cominciare dal prossimo autunno, il Consiglio deve traslocare. Come è già avvenuto anche nel 1994, quando è andato nella Parva Domus (oggi Segreteria Interni) all’interno della quale era stato realizzato una sorta di emiciclo, con lo scranno reggenziale nel mezzo. All’epoca si votava ancora per alzata di mano o per scheda e non c’erano problemi di connessione. Anche durante il Covid, il Consiglio fu sfrattato da Palazzo e andò al Kursaal, dove le sale sono già perfettamente dotate di tutta l’attrezzatura tecnologica.
Sempre nel 1994, anche la sede del governo, che era a Palazzo, fu trasferita a Palazzo Begni, dove sono rimaste le Segreterie Esteri e Finanze. Questo ci porta a considerare che, in questi 130 anni di vita, molte delle sue funzioni sono state adeguate, o trasferite. Pertanto, se le attività di rappresentanza sono diventate così frequenti tanto da confliggere con quelle istituzionali, che sono praticamente quotidiane, perché non lasciare il Palazzo alla sua funzione iconica? Perché non trasferire il Consiglio, in maniera definitiva, presso un’altra sede più comoda, più attrezzata e più accessibile?
Il Kursaal sembrerebbe al momento la sede più opportuna, per diverse ragioni. Tra queste, il fatto che la Gendarmeria sembra avere quasi pronta una nuova sede, più consona alle sue attività e logisticamente più accessibile. Anche la tivù di Stato potrebbe essere trasferita: se ne parla da oltre un decennio, ma finora nessuno ha fatto niente. Adesso però, con il nuovo direttore, che ha già dato una forte impronta manageriale alla sua gestione, l’idea potrebbe diventare una realtà operativa. Pertanto, il Kursaal, che era stato oggetto di un investimento infrastrutturale di oltre 20 miliardi delle vecchie lire per diventare un’importante sede congressuale, di fatto frenata dalla presenza degli altri due inquilini, oggi potrebbe recuperare un ruolo primario nell’organizzazione degli eventi, che un’eventuale presenza stabile del Consiglio Grande e Generale non andrebbe minimamente a scalfire.
I problemi evidenziati per il Palazzo e per i lavori del Consiglio, sono reali e oggettivi. Il resto è frutto di ragionamenti e considerazioni, che forse non troveranno riscontro nelle scelte politiche. O forse sì. In ogni caso, lo si vedrà a breve perché a parte la logistica e la progettazione, ci vorranno molti soldi, che giocoforza dovranno essere trovati nel bilancio pubblico.