San Marino. Pandemia: la parola fine non è più un tabù … di Alberto Forcellini

La discesa è ormai chiara, nessuna illusione che sia tutto finito, ma i numeri sono più che incoraggianti anche se il numero dei nuovi casi positivi non è insignificante. Sul territorio sammarinese sono ancora alcune decine ogni giorno. La circolazione del virus quindi è ancora elevata come dimostrano per altro i quasi 500 casi attivi. Un’altra soglia psicologica che si è appena abbassata, a conferma dell’inversione della curva pandemica con decrescita evidente. Numeri sempre assai contenuti riguardo ai ricoveri e alle terapie intensive. Dal punto di vista della tenuta del sistema sanitario è un dato fondamentale, considerato che si sono toccati i 1800 casi attivi, che è una cifra esorbitante. Niente a che vedere con le precedenti ondate.

Questa quarta fase è stata caratterizzata da una popolazione in larghissima parte immunizzata e gestita in un contesto di attività diagnostica molto intensa. La copertura vaccinale, la capacità di aver garantito centinaia e centinaia di tamponi al giorno, hanno fatto la differenza così come i comportamenti dei cittadini, consapevoli di dover collaborare. Uno dei punti forti riconosciuti è anche quello di un servizio sanitario di tipo universalistico che è riuscito a garantire a tutti risposte efficaci. Molte altre grandi nazioni non sono riuscite a dare questo tipo di risposta.

Vaccini, consenso della popolazione e servizio sanitario. Queste sono state le tre chiavi che hanno aperto la porta della discesa. Checché ne dicano coloro che ogni giorno hanno cercato di “sparlare” dell’ISS e di far montare la rabbia, la confusione, la tensione su questioni di tipo organizzativo e amministrativo, mentre le scelte politiche hanno tutt’altra struttura. E poi, bisogna distinguere le migliaia di cittadini vaccinati, che quindi hanno affrontato con senso di responsabilità qualsiasi questione abbia riguardato l’ospedale e le norme comportamentali, da quelle poche centinaia di no-vax e no-green pass, per i quali qualsiasi cosa è sempre stata solo degna di critiche e di mirato disfattismo.

La stragrande maggioranza ha promosso il sistema sanitario, da alcune parti sono piovuti anche i ringraziamenti, nonostante qualche inciampo, qualche imperfezione e alcuni ritardi, specialmente nell’emissione dei certificati, a fronte di servizi online efficientissimi e apprezzatissimi, tra cui il Fascicolo Sanitario Elettronico e un green pass interoperabile con il sistema italiano ed europeo.

C’è una luce in fondo al tunnel dopo lo tsunami Omicron e la possibilità di una riduzione delle restrizioni, oltre che di una dichiarazione di fine emergenza, si fa sempre più realistica. Ma la pandemia non è finita: il percorso è ancora accidentato per arrivare alla fine, avvertono gli esperti. Parole condivise dal direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, secondo il quale “con l’incredibile crescita di Omicron a livello globale, è probabile che emergano nuove varianti”.

Per il virologo Fabrizio Pregliasco: “Non saremo fuori totalmente dalla pandemia, arriveremo presumibilmente a un livello di tollerabilità e di riduzione dei casi”. Molto cauto il suo ottimismo sul futuro: “La prossima ondata sarà più bassa se non si inserisce un nuovo virus, perché saremo in gran parte immuni.”

Sulla stessa lunghezza d’onda, Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità: “Non è bene illudersi anche se il trend rimane quello». Poi, nell’eventualità di in una nuova fase epidemica, si spinge a riflettere sull’insegnamento da trarre da questi ultimi due anni. “La pandemia ci ha insegnato che è fondamentale investire in ricerca scientifica, tecnologica ma anche nella capacità di traslare queste in prodotti e servizi fruibili”.

È come se, da una visione laica, avesse raccolto il monito di Papa Francesco: “Peggio di questa crisi, c’è solo il rischio di sprecarla”. Il nostro auspicio è che anche i vertici ISS abbiano ascoltato le parole del Santo Padre.

Dovremo fare anche un quarto vaccino? Al momento, l’interrogativo non ha risposta. Infatti, è fissata per il prossimo 25 febbraio una riunione straordinaria della commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Secondo quanto si riesce a sapere in questo momento, in quella occasione dovrebbe essere esaminata la possibilità di autorizzare la quarta dose del vaccino anti-Covid ai soggetti fragili. L’esame dei dati sarà avviato in seguito alla richiesta del Ministero della Salute.

Pertanto, la novità non riguarderà la popolazione generale, visto che anche Ema ha detto che al momento non ci sono prove sulla necessità di fare a tutti una nuova somministrazione dopo la terza, ma solo agli immunodepressi. Cioè coloro che hanno subito trapianti o soffrono di determinate patologie che abbassano le difese o ancora che, come ad esempio i malati oncologici, prendono farmaci che riducono l’azione del sistema immunitario.

Se così fosse, dovranno essere prese decisioni importanti anche per il green pass: o una validità illimitata nel tempo, o la sua abolizione.

a/f