L’altra settimana mentre esternavo i miei pensieri in assoluta libertà, ancora non erano arrivati i risultati del Referendum che si era consumato nella giornata.
Oggi ad una settimana dal voto e a “bocce ferme” credo che si possano fare i commenti con più lucidità e serenità.
Come previsto hanno vinto coloro che hanno proposto il Referendum e perso il governo che si è visto annientare nelle urne due importanti legge sulla Sicurezza Sociale.
Una vittoria che si potrebbe definire Bulgara per i tantissimi Sì ottenuti da parte dei votanti, Sì che hanno anche, fra le righe, dato un segnale al governo. Un segnale talmente forte che molti ne hanno chiesto le dimissioni… Ciò a conferma ancora una volta di come un referendum abbia sempre una valenza politica più che tecnica, un modo per misurare la febbre di un governo, il suo stato di salute, e verificare se è in fase terminale o meno, non ultimo quello di tentare di staccargli la spina una volta per tutte.
Una caduta però improbabile, anche alla luce del fatto che mai nessun governo, a mia memoria, è caduto a seguito dei risultasti di un referendum. Aspettiamo cosa succederà dopo la visita di Napolitano.
Comunque credo che chi vuol vedere un cambiamento della gestione pubblica debba trovare altre è più incisive strategie politiche. Cambiare? Ma, con chi? In questi ultimi anni i partiti li abbiamo provati tutti, i politici, i politicanti e i pseudo politici disponibili sulla piazza, pure.
E ogni volta si chiedeva un cambiamento. Ormai la ruota ha fatto il giro.
Allora che cambiamento sarebbe? Spesso il miglior cambiamento è quello di non cambiare per non cadere dalla padella nella brace! E noi nella brace ci siamo stati fin troppo!
Paolo Forcellini