San Marino. Papa Francesco e l’aborto: «non possiamo far tacere la voce della coscienza» … di Don Mangiarotti

«Saluto quanti hanno partecipato a Roma alla manifestazione nazionale “Scegliamo la Vita”. Vi ringrazio per il vostro impegno a favore della vita e in difesa dell’obiezione di coscienza, il cui esercizio si tenta spesso di limitare. Purtroppo, negli ultimi anni c’è stato un mutamento della mentalità comune e oggi siamo sempre più portati a pensare che la vita sia un bene a nostra totale disposizione, che possiamo scegliere di manipolare, far nascere o morire a nostro piacimento, come l’esito esclusivo di una scelta individuale. Ricordiamo che la vita è un dono di Dio! Essa è sempre sacra e inviolabile, e non possiamo far tacere la voce della coscienza», così Papa Francesco ha detto al Regina Coeli di questa domenica 22 aprile.

Sono andato anch’io a questa straordinaria manifestazione in difesa della vita. Eravamo in molti, e la prima evidenza è stata l’incontro con tanti amici con una storia comune, addirittura ho incontrato un mio compagno di classe al liceo, una mia alunna di quando insegnavo a Monza e tanti amici di cui avevo perso le tracce. Ma è stato sorprendente riconoscersi in volti e persone con cui ti sentivi immediatamente in sintonia. E la quantità di famiglie numerose era il segno di una possibile ripresa della bellezza della vita, speranza in un futuro certamente più umano.

Dopo il corteo, giunti in piazza San Giovanni, sono stato afferrato dalla bellezza e umanità delle testimonianze, che certo bisognerà riprendere, riascoltare, rilanciare, perché nel racconto di coloro che hanno amato e difeso la vita, nelle contraddizioni di chi voleva, per un mare di ragioni il più delle volte pretestuose, a convincere le madri e i padri a interrompere la vita di cui erano responsabili si è visto il vero volto dell’uomo, la sua dignità e il suo cuore.

Quello di cui ora mi pare ci sia bisogno è di dare spazio a quella rete di relazioni che possono sostenere nel lavoro quotidiano per affermare la vita di ogni uomo: lavoro da un lato culturale, perché le ragioni della vita siano più forti del cosiddetto diritto all’autodeterminazione, visto che la vita in grembo alla madre non coincide con il corpo della donna né è un informe grumo di cellule, dall’altro lato bisogna coltivare la possibilità concreta di supporto alla maternità, sia quella a rischio e difficile, sia quella più ordinaria e accolta con amore e servizio, perché è segno di maturità della società quella di sostenere con misure concrete ogni maternità.

 

Quello che in questi giorni mi è capitato di constatare è che esiste una galassia di esperienze positive che vanno riscoperte e che devono costituire una trama buona di rapporti, per sconfiggere la banale considerazione che chi difende la vita sia il resto di una mentalità antiquata e minoritaria, oramai relitto di un passato da dimenticare e fare dimenticare.

Abbiamo visto quello che in questi anni è accaduto in Ungheria, in seguito a una legislazione favorevole alla famiglia. In sintesi: di fronte a un calo della popolazione, tra il 2010 e il 2021, il tasso di fertilità è passato dall’1,25 all’1, 59 (che ha significato la nascita di 150.000 bimbi in più), mentre è diminuito il numero degli aborti, passato da 40.449 a 23 901 nel 2020; per vedere il numero di figli nati nel matrimonio dal 52% al 70%. Se qualcuno volesse vedere analiticamente i dati me li può richiedere.

Abbiamo incontrato la Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche in Europa (di cui siamo diventati membri con l’Associazione Accoglienza della Vita) e abbiamo conosciuto l’esperienza europea di difesa della vita e della famiglia, anche attraverso gli interventi presso le istituzioni europee.

Siamo entrati in contatto con la realtà di «40 days for life» (e chi ha visto il film UNPLANNED capisce di che cosa stiamo parlando) e parteciperemo al loro incontro internazionale nei primi giorni di giugno. Il loro impegno ha contribuito a salvare dall’aborto, dal 2007, 21.540 vite, ha fatto chiudere 116 centri per l’aborto, e tolto dalle ditte che praticano gli aborti 230 lavoratori.

Ci siamo collegati con coloro che in Texas hanno posto dei paletti al diritto di aborto.

E stanno crescendo i contatti e le collaborazioni con coloro che nel mondo stanno attivamente difendendo la vita.

 

Perché tutto questo? Se rileggiamo le parole del Santo Padre di oggi capiamo il perché. E siamo sinceramente fieri di combattere questa buona battaglia per la vita.

 

don Gabriele Mangiarotti