San Marino. Parla Matteo Rossi (Psd): “Percorso alternativo alla Democrazia Cristiana? In politica tutto è possibile” (Intervista di David Oddone)

Politica in fermento, soprattutto la sinistra, con i socialisti che potrebbero diventare il futuro ago della bilancia di alleanze e coalizioni. Ne abbiamo parlato con il Consigliere del Psd, Matteo Rossi.

Matteo Rossi, che aria tira nella maggioranza?

“L’aria che tira quando ci si rende conto che non c’è più tanto tempo a disposizione ma le cose da fare sono ancora tante. L’aria è più o meno è questa, per lo meno, la sensazione è che le principali forze politiche siano focalizzate a questo piuttosto che ad altro, c’è un negoziato con l’Unione Europea da concludere proprio quest’anno; c’è ancora da chiudere la partita relativa all’equilibrio dei conti pubblici, adesso che la situazione relativa alla liquidità delle casse pubbliche non è più quella drammatica ereditata l’8 gennaio 2020 (giorno del giuramento di questo Governo); c’è tutta la partita dello sviluppo e del consolidamento economico; ci sono le politiche sul settore finanziario; le politiche sulla casa; la partita sulla sanità che è tutt’altro che chiusa; sulle energie rinnovabili dobbiamo passare dalle parole ai fatti per contribuire anche noi alla salvaguardia ambientale, avere energia a più bassi costi, acquisire maggiore autonomia e indipendenza dall’esterno. Personalmente credo che una volta entrati nell’era del debito pubblico, i partiti debbano essere ancor più responsabili, per cui difficilmente assisteremo ai valzer pre-elettorali d’un tempo. Ovvio che la politica si muove, è viva, come il magma sotto la crosta terreste, ed è anche il bello per chi incarna questa passione, ma salvo qualche uscita ‘tattica’ di persone più o meno singole, dal mio punto di vista, l’asse portante di questa maggioranza è determinato a raggiungere il maggior numero di obiettivi possibile con il tempo che rimane. Poi ci si misurerà con l’elettorato”.

 

Nella “gara” a chi è più di sinistra, a rimetterci pare proprio l’unità socialista. Che ne pensa?

“Come dire che nella gara di chi è più liberale, democratico, moderato o cattolico, a rimetterci debba essere proprio la Democrazia Cristiana. Impossibile e insensato. Io credo nel valore dei partiti, nello scopo che hanno nella società moderna e in quello che hanno avuto nella storia, dai tempi dei babilonesi sino ad oggi. E raramente accadono fatti così forti per cui a un certo punto si decide di fare a meno dopo anni e anni di qualcosa, in questo caso dei partiti. Per cui non mi sento di rimetterci, se assieme ai compagni del Psd cerchiamo di fare un po’ di ordine in un’area politica importante: per cui più che di rimessa parlerei di arricchimento. La sfida adesso, che sta dando già risultati positivi, è quella di ricomporre i pezzi di un partito che parla ad un elettorato che ha determinate esigenze, un elettorato che dal mio punto di vista è stanco di dover scegliere sempre tra diverse opzioni ‘di area’ ad ogni tornata elettorale. Poi si usa sempre quell’aggettivo per semplificare il quadro, ma nel Psd stesso convivono anime che vengono da diverse esperienze della sinistra, nel 2005 è stato questo il motivo che ha fatto nascere il partito che al momento presiedo, e tralascio i passaggi storici più importanti di questi 18 anni. Per cui affermare che a rimetterci nella ‘gara’ a chi è più di sinistra debba essere proprio il Psd, con il progetto di Unità Socialista -come da lei definito- la interpreto come una provocazione che faccio mia per riflettere e aprirmi gli orizzonti, ma resta comunque un esercizio di fantapolitica”.

 

La Dc alla festa dell’amicizia ha lanciato un messaggio chiaro nei confronti dell’aggregazione delle forze dell’area socialista. Nella realtà il giochino appare quello del “divide et impera”. Come vi ponete rispetto a tutto questo, voi del Psd?

“Noi del Psd guardiamo ai fatti e dialoghiamo principalmente con i partiti con i quali, messi a confronto i programmi, riscontriamo maggiori compatibilità. Nel corso della nostra storia abbiamo cercato confronti con i partiti nei quali si parla il linguaggio della politica e non quello delle persone che in un determinato momento ricoprono – pro tempore – dei ruoli istituzionali, proprio perché si è sempre pensato che il turnover dei singoli individui è un qualcosa di fisiologico per una miriade di ragioni, ma che siano i partiti la garanzia di continuità dei percorsi avviati o in procinto di essere avviati. In tutto questo con la Dc, con la quale siamo alleati dal 2012, possiamo dire di aver avuto un ruolo determinante nel cambio di passo del Paese, dal 2010 (quando il Psd era all’opposizione e Dc al governo), passando per il Governo 2012-2016 che ha determinato l’uscita dalla black list, alle battaglie (per le quali si stanno consumando i processi in questi giorni) negli anni di opposizione dal 2016 al 2019, sino a quest’ultima legislatura tutt’ora in corso, dei quali obiettivi programmatici ho parlato nella prima domanda, negoziato di Associazione all’Unione Europea su tutti. Per cui il PSD sta lavorando per dare al suo elettorato una tanto agognata unità, assieme alle altre forze dell’area, a partire dal Partito Socialista e da Elego, al fine di avere una forza sufficiente per poter determinare in modo sempre più forte le nostre politiche. Per quel che riguarda le alleanze e i messaggi del partito di maggioranza relativa, per le ragioni di cui sopra, francamente non ci poniamo il problema”.

 

Porta sbarrata dunque ai “social Berti”?

“Per i ‘Liberal-Social-Berti’ nessuna porta sbarrata, seppur con mille difficoltà non rinneghiamo l’esperienza di Npr. Abbiamo iniziato questa avventura alla vigilia delle elezioni del ‘19 senza un vero e proprio assetto politico e in balia di chi urlava di più siamo arrivati oramai al terzo anno di convivenza, e chiunque della lista può affermare che c’è un pre e un post ‘caduta del muro di Berlino’, tanto per rimanere in tema storico-politico. Ovvero un fatto che ha determinato un netto miglioramento dell’esperienza sia in termini di convivenza politica che di rapporti personali, tra individui che provengono da esperienze diverse. È un esperimento che potrà rivivere anche nella prossima legislatura? Perché no, dico io. Sarà facile? Assolutamente no. Quello che mi sento di dire è che la scorsa estate ci si è dati all’interno della lista un metodo e degli obiettivi politici da raggiungere, il Psd ad oggi sta adempiendo alla parola data e lavorando per consolidare la colonna di sinistra della lista, con fatica ma anche con grande coerenza”.

 

Lei e il suo partito siete in maggioranza, le pongo dunque un quesito scomodo. E’ possibile creare un percorso alternativo alla Democrazia Cristiana?

“In politica tutto è possibile. E le faccio un esempio per rinforzare il concetto di cui poi parlerò. Se ci pensa, è stata fatta in questa legislatura la legge che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza con la Dc al 34% o giù di li. Ovvio che il referendum vinto ha dato la spinta necessaria affinché si arrivasse a questo traguardo, ma la legge poi l’ha fatta il Consiglio Grande e Generale, dove la Dc conta un terzo dei seggi. Per cui, ad oggi, mi sento di rifuggire dallo schema classico conservatori, progressisti, riformisti, moderati. La buona politica, la sana politica, è fatta da valide persone che hanno il coraggio di misurarsi civilmente anche laddove sembra che le distanze siano incolmabili, e ha dimostrato che si possono raggiungere gli obiettivi più impensabili, sebbene con posizioni di partenza che sono agli antipodi o quasi. Per cui tutto è possibile, persino il percorso alternativo alla Dc. Occorre valutare però se l’alternativa non sia una ‘alternativa al ribasso’, ‘un’alternativa della sconfitta’ o un’alternativa che altro non è che un tentativo di presa di potere fine a sé stesso (o al fine di riempire le tasche di qualcuno, vedi il caso Banca Cis) come accaduto nella scorsa legislatura, quando si è giocato con la legge elettorale e con il marketing politico. I danni di questo modo di fare politica li stanno pagando i sammarinesi e sono -purtroppo- ancora sotto gli occhi di tutti”.

 

E’ soddisfatto del cammino sin qui percorso dal governo o è arrivato il momento di voltare pagina?

“Il Governo deve andare avanti il più possibile, ci attendono dei passaggi a dir poco epocali per la storia di San Marino, e questo assetto è l’unico che può garantire che determinati percorsi siano portati fino in fondo. Soddisfatto per non aver fatto fallire un Paese che era a un millimetro dal default? Ovvio che si. Soddisfatto per aver scavallato la pandemia seppur fuori dal circuito degli aiuti Europei? Ovvio che si. Soddisfatto degli attestati internazionali che parlano della nostra giustizia, della nostra economia e del nostro sistema in generale, come mai è accaduto nella storia? Ovvio che si. Per cui il mio giudizio è positivo. Ma come ho detto in un mio recente intervento in Consiglio, è arrivato il momento del coraggio, abbiamo rianimato un corpo in fin di vita, adesso dobbiamo portarlo a correre la maratona di New York”.

David Oddone

(La Serenissima)