Di Caffè Schorretto
La celebrazione dei referendum si avvicina e la tensione in maggioranza, e nell’opposizione di facciata, sta salendo enormemente.
Non c’è giorno che la Segreteria di Stato per gli Affari Interni, o la Commissione di Vigilanza, o la Commissione Elettorale, non emettano circolari. E il tema è sempre lo stesso: la propaganda elettorale è vietata fino al 29 aprile, attenti, non parlate, non dite niente e i promotori dei referendum facciano finta di non esserlo così la democrazia e la legalità sono salve!
Con toni minacciosi e intimidatori, vogliono farci credere che prima del 29 aprile e dopo il 13 maggio non si possa parlare di referendum. Caso mai non si devono dare indicazioni di voto, così come è sempre stato, altrimenti, se l’interpretazione fornita istituzionalmente fosse vera, significherebbe che partiti e movimenti politici non potrebbero fare propaganda se non una volta ogni cinque anni, in occasione della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Grande e Generale.
Che bel Paese è il nostro. Democratico, c’è anche la legge sul referendum! Peccato che a quei poveri disgraziati che li promuovono gli facciano fare la lingua lunga fino ai piedi. Difficoltà nella raccolta delle firme, divenuta ormai la fiera della burocrazia; difficoltà a reperire gli avvocati notai; boicottaggio da parte di alcuni centri commerciali nel concedere i permessi di raccolta firme; cavilli giuridici, lacci e lacciuoli legislativi; dibattiti soffocati e possibilmente pensati per fare capire il meno possibile.
E pensare che il referendum sarebbe lo strumento principe per attuare la democrazia diretta e far partecipare il cittadino alle scelte, almeno quelle più importanti per la nostra realtà. Nessuno dovrebbe averne paura. E tutti dovrebbero inchinarsi alla volontà della maggioranza del Paese verificata in tempo reale.
Invece ogni volta è la stessa storia. Il Governo di turno interpreta inevitabilmente l’vento democratico per eccellenza come un referendum pro o contro se stesso, e finisce per politicizzare il tutto, con le inevitabili conseguenze.
E allora partono gli atteggiamenti fuori luogo, drastici, perentori, inibitori, nel vano tentativo di tenere sotto controllo la cittadinanza, gli elettori, che sono probabilmente più avanti della politica e che come sempre, decideranno in piena coscienza, senza ascoltare per forza gli orientamenti di questo o quel partito. E alla fine prevarrà la volontà dei cittadini. Come sempre è stato.
Si mettano il cuore in pace dunque questi troppo zelanti servitori dello Stato, stiano sereni e accettino le scelte degli elettori, perché questa è la democrazia, sistema forse pieno di difetti, ma rispetto al quale non se ne conosce uno migliore.