La nuova versione della legge sullo sviluppo non elimina la tassa etnica “2.0” sul costo del lavoro frontaliero, anzi “in modo contorto e addirittura provocatorio, la mantiene nella sostanza inalterata”. Lo denuncia una Centrale sindacale unitaria sul piede di guerra, all’indomani dell’incontro avuto con il segretario di Stato per il Lavoro, Andrea Zafferani “dopo due mesi- chiosa la nota del sindacato- di assoluto silenzio”. La Csu punta il dito non solo sul nuovo testo, ma anche sulle modalita’ di confronto messe in atto da Palazzo Mercuri. L’incontro di ieri infatti “e’ stato convocato- sottolinea la nota- senza inviare preventivamente al sindacato la nuova stesura del progetto di legge, impedendo cosi’ alla Csu di venire a conoscenza dei contenuti e delle eventuali modifiche o integrazioni rispetto alla prima versione”, su cui lo stesso sindacato due mesi fa aveva sollevato obiezioni. Csdl-Cdls gia’ da una prima lettura della nuova versione emettono la bocciatura: “Nel merito- motiva- o non ci sono stati cambiamenti sostanziali o quelli apportati sono di fatto ininfluenti rispetto alle numerose richieste di modifica avanzate dalla Csu”. In particolare, rispetto ai frontalieri, i sindacalisti esprimono contrarietà’ alla conferma della “completa liberalizzazione della loro assunzione”, mentre ribadiscono la necessita’ di “conservare una forma di filtro nelle assunzioni per tutelare l’occupazione dei lavoratori sammarinesi e residenti”. Perplessita’ poi sono espresse per la stabilizzazione dei lavoratori frontalieri gia’ occupati a San Marino, “rivendicazione che la Csu porta avanti da anni- prosegue il testo- ma questa viene subordinata alla non meglio precisata entrata in vigore di accordi internazionali con i Paesi di residenza”. In sostanza, si teme che si voglia eludere la questione. Pollice verso anche sul nuovo testo che conferma l’introduzione della “tassa etnica” sui frontalieri: “Nella prima versione era del 7% per le aziende che assumono lavoratori non residenti-chiarisce la Csu- la nuova versione prevede l’applicazione a tutte le aziende di una tassa del 7,5%” per poi toglierla “a quelle imprese che rientrano in una determinata percentuale nel rapporto numerico tra lavoratori forensi e lavoratori residenti all’interno della stessa azienda”. Da programma del segretario di Stato, l’iter normativo subira’ un’accelerata: il Pdl verra’ presentato lunedi’ prossimo all’ufficio di Presidenza per poi essere iscritto alla prima lettura consiliare nella sessione del Consiglio Grande e Generaledi maggio. “È del tutto evidente che il governo non ha nessuna intenzione di confrontarsi con il sindacato”, tira le somme la Csu. “Se intende continuare a procedere con questo metodo autoreferenziale- conclude la nota- mettere’ in discussione i rapporti con le organizzazioni sindacali; se cosi’ sarà’, l’unica strada sarà’ quella, per i lavoratori, di ricorrere alla mobilitazione”. Dire.it
