San Marino. Pecorella boccia il sistema penale sammarinese. I membri del comitato scientifico al lavoro. Anche la Reggenza esprime l’esigenza di una riforma.

pecorellaSanMarino non è in linea con i principi della Cedu.

Capitani Reggenti ieri hanno ricevuto in udienza i membri del Comitato Scientifico della Camera Penale della Repubblica di San Marino nella giornata in cui l’organismo si è riunito per l’insediamento. L’udienza è stata introdotta dal Segretario di Stato alla Giustizia Gian Carlo Venturini e l’avvocato Maurizio Simoncini, Presidente della Camera Penale, ha illustrato i principali obiettivi tra cui la riforma del codice di procedura penale sammarinese. Del comitato scientifico fanno parte anche i giuristi di chiara fama come Gaetano Pecorella, Gustavo Pansini e Piero Gualtieri che vantano una considerevole esperienza in materia penale, come emerge dai prestigiosi incarichi ricoperti e dai riconoscimenti accademici e scientifici. Proprio il prof. Pecorella ci ha rilasciato una interessante intervista.

Professore, quali problemi avete rilevato nel sistema penale sammarinese?

“Sicuramente c’è più di un problema. Il primo è quello della formazione della prova, alla quale resta completamente estranea la difesa. L’altro attiene alla custodia cautelare della persona, che non ha limiti di durata se non quelli della prescrizione stessa del reato. Altro aspetto attiene alla possibilità di ricorrere al Tribunale superiore per quanto riguarda le questioni di costituzionalità, che essendo come dire sottoposte alle valutazioni del giudice, mi è stato detto che non si riesce quasi mai ad arrivare a colui che deve giudicare sulla costituzionalità delle leggi. C’è ancora l’aspetto che attiene alla mancanza di un giudice superiore completamente distaccato dai giudici che hanno valutato precedentemente la decisione di privare della libertà un cittadino”.

Che impostazione state utilizzando per portare avanti il lavoro?

“La nostra impostazione è stata quella di individuare alcuni punti caldi che richiedono un immediato intervento, ma anche di avere in mente nella prospettiva un modello di processo penale che garantisca di più i diritti del cittadino e che sia un processo penale rapido. Per riassumere in un concetto unico, che sia un processo penale che rispetti completamente le indicazioni che vengono dalle convenzioni europee e dalla convenzione europea dei diritti dell’Uomo”.

Crede che il sistema sammarinese, così com’è strutturato oggi, possa dare adito a ricorsi presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo?

“Da quello che sino adesso abbiamo visto, certamente. Per esempio in materia di libertà man- cano dei controlli giurisdizionali adeguati. Il fatto che la prova non si formi nel contraddittorio è un grande problema. Ci sono tanti aspetti, tanto che quello che ci siamo riproposti di fare è stato quello di prendere l’articolo 6 della Convenzione Europea con tutti i principi che riguardano il cosiddetto ‘giusto processo’ e confrontare poi questi principi con la concreta attuazione o meno nell’ambito del processo penale di San Marino”.

Quali saranno i tempi per addivenire ad una proposta concreta da presentare alle parti?

“Quello che ci proponiamo di fare immediatamente è un intervento sulle misure cautelari personali, che toccano la libertà del cittadino, il quale rischia di essere detenuto senza sapere di essere colpevole o innocente per tempo interminabile proprio perché per la custodia cautelare non è previsto un termine. E qui pensiamo di portare una proposta addirittura prima della fine di luglio. Chiederemo di introdurre queste modifiche, che sono modifiche parziali ma che certamente incidono su interessi rilevantissimi, in particolare quello della libertà personale. Dopodiché l’idea è quella di stendere una carta dei principi, con degli indirizzi, e discuterli con le parti interessate, e passare quindi laddove si sia trovato un consenso abbastanza solido e diffuso, alla stesura di un testo. Visti i precedenti tentativi di riforma della procedura penale, non vorremmo finisse anche il nostro in nulla, per questo cercheremo di avere il consenso delle parti interessate compresi ovviamente i magistrati e le parti politiche. L’idea è quella di fare un codice di procedura penale che potrebbe anche non essere quello ideale che noi vorremmo avere, ma che risponda alle tradizioni di San Marino”.

La stessa Reggenza durante l’udienza di ieri ha manifestato “l’indubbia esigenza da parte del Paese, dei cittadini e degli operatori del diritto di potersi dotare quanto prima di un nuovo Codice di Procedura Penale”.

David Oddone, La Tribuna